La sfida, allargare il consenso scommettendo sulle parole d'ordine: "Partecipare. Decidere. Fare" e Convincere tanti cittadini a votare Perazzoli.

Secondo Aristotele il governo della polis richiedeva un'abilità superiore a tutte le altre, una continua opera di mediazione. Ma già Platone metteva in guardia dai rischi della demagogia.
Bisogna fare attenzione al medico che offre dolci senza preoccuparsi di trovare la cura giusta.

Care democratiche, cari democratici,

La politica come difficile arte della mediazione di interessi differenti e conflittuali per il bene comune della polis appare come un intralcio fastidioso alla realizzazione del programma della pulsione che esige il suo soddisfacimento senza differimenti.

Di qui l'accanimento critico che colpisce l'arte della politica. Nondimeno è proprio la sua vocazione al confronto con la pluralità dei protagonisti della vita della città e della loro necessaria mediazione che la rendeva già agli occhi di Aristotele un'arte superiore a tutte le altre. Questo significa che la vita della città non scaturisce dalla spinta affermativa di interessi particolari che diventano egemoni, ma dal concerto delle loro differenze. Senza la faticosa opera di mediazione alla quale l'arte della politica è votata, la vita della città sarebbe facilmente preda della demagogia populista o della tentazione autoritaria. Mentre la seconda elimina le ragioni della politica con il ricorso al potere sovrano del padre-padrone, della prima, oggi di grande attualità, Platone ne fornisce un ritratto efficace quando equipara il politico degno di questo nome ad un medico che si preoccupa della salute di bambini malati (la città) prescrivendo ad essi le giuste diete e i giusti rimedi nonostante possano nell'immediato risultare difficili da digerire, paragona il demagogo-populista a colui che anziché seguire la linea difficile e severa della cura ammalia i suoi piccoli pazienti offrendo loro i dolci più prelibati.

L'immagine di Platone è lucidissima nell'isolare la scaltrezza del demagogo, la quale consiste nel dare al popolo quello che il popolo chiede senza preoccuparsi del destino della città. Tutto il suo operare è asservito all'ottenimento del più largo consenso nel più breve tempo possibile. È l'essenza anti-politica del populismo che comporta una disgregazione falsamente libertaria del concetto di rappresentanza.

La difficile arte dell'integrazione di soggetti e interessi differenti di cui si incarica l'arte della politica, essa deve facilitare la fusione tra Città e cittadini che il populismo vorrebbe liquidare come un vecchio tabù da dimenticare.

Care democratiche e cari democratici, l'ho presa alla larga per ricordare a tutti noi che il Partito Democratico è una cosa seria.

Non è né la Margherita, né i Ds. E le vendette non sono ammesse.

La regola è, che alle elezioni primarie chi perde, subito dopo, deve congratularsi con il vincitore e mettersi a sua disposizione.

Il vincitore, non deve essere arrogante con i perdenti: il suo compito deve essere inclusivo e non divisivo.

Detto ciò, tutti, (TUTTI) dobbiamo vigilare ogni istante di qui a domenica 19 giugno.

Questo è un ballottaggio che va preso molto sul serio.

Come detto sopra, è vero che la politica è una cosa complicata. Ma a volte no, a volte è una cosa relativamente semplice. Non è un'espressione algebrica, è una somma aritmetica, da seconda elementare.

Rispetto a Piunti, Perazzoli poteva contare su numeri più grandi già in partenza, perché più grande era lo schieramento che lo appoggiava.

Il suo progetto è il risultato di un "unicum" di saggezza e di esperienza, è riuscito a essere il candidato di un centrosinistra onnicomprensivo, dilatato fino ai suoi confini estremi tanto a sinistra quando al centro. Tanto dilatato da doversi scegliere per nome un neologismo politico destinato, a essere one shot: Uniti per San Benedetto del Tronto.

Oggi si discute e ci si azzuffa, tra i sanbenedettesi di centro-sinistra, delle stesse precise cose sulle quali si discuteva e ci si azzuffava fino a dieci minuti prima del voto; e a maggior ragione, perché il voto del primo turno ha confermato e se possibile drammatizzato il quadro politico della campagna elettorale.

La possibile variante di questi giorni di preparazione al ballottaggio, giacché l'esito del voto è imperscrutabile, e appeso a un filo, è comunque strettamente "politico", con buona pace di chi nella politica non crede più.

La mascalzonata di chi ha suggerito ai propri elettori il voto disgiunto è grave. Molto grave! Speriamo si ravvedano e si diano da fare a incontrare con maggiore intensità più cittadini e convincerli al ballottaggio a votare Perazzoli.

Ciao a tutte e tutti

Tonino Armata