La visita della quinta commissione all’Ospedale di San Benedetto e l’interlocuzione con i responsabili sanitari hanno documentato una situazione che impone alla classe dirigente locale di aprire una vera e propria “vertenza “con la regione per la salvaguardia della sanità sambenedettese.

Basti pensare alla carenza di personale che al “Madonna del Soccorso” assume dei tratti che non è esagerato definire “drammatici”. Si tratta di una situazione che, pur risalendo agli anni scorsi si è ulteriormente aggravata a causa del blocco delle assunzioni operato dalla Regione nel 2006. Un blocco che ha colpito indiscriminatamente tutte le realtà sanitarie delle Marche, mettendo sullo stesso piano Ancona (che ha una spesa del personale che viaggia sopra il 40%) e San Benedetto (che non supera il 30%).

Le deroghe ottenute nel 2006 sono importanti. Ma rischiano di essere ben poca cosa a fronte delle esigenze concrete rappresentate dai sanitari ai commissari della V commissione. Se davvero la Regione intende recuperare una parte consistente del saldo negativo tra mobilità passiva e attiva è necessaria una vera e propria “cura da cavallo” per quanto concerne il personale. E che riguardi anche l’aspetto infrastrutturale e delle dotazioni tecnologiche. E’ intollerabile, ad esempio, che la nuova TAC non sia stata ancora attivata a causa delle lungaggini burocratiche imposte dall’ASUR di Ancona che anche sui macchinari donati da terzi produce interferenze assurde.

Il modello della centralizzazione anconetana è il vero “nemico” della sanità delle aree di confine. Sono illimitati gli esempi che si possono documentare a sostegno di questa tesi. L’ultimo e più recente è il caso della perdurante incertezza sulla designazione del nuovo direttore di zona. A dispetto di una sostanziale unanimità delle comunità locali, pare che la conferenza dei Sindaci già convocata per l’esame della prescritta terna dovrà essere rinviata.

Ad Ancona i politici non trovano ancora il modo di spartirsi gli incarichi e nel frattempo i direttori vivono come “color che son sospesi”, privi di una sostanziale legittimazione che autorizzi la prosecuzione dei programmi già avviati. “Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata”: non sembri esagerato citare Tito Livio. Anche lo storico latino veniva accusato di “provincialismo”. La stessa accusa che da Ancona viene mossa a carico di quanti si battono realmente per la sanità del SUD delle Marche.

consigliere regionale e membro V commissione