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Obama, un Nobel alla speranza

Roma | Al presidente Barak Obama è stato conferito il massimo riconoscimento internazionale dell'Accademia svedese non tanto per ciò che ha concretamente fatto, quanto per la linea che intende seguire nel campo della pace.

di Massimo Teodori

Barack Obama

Barak Obama è stato criticato per sembrare soprattutto un grande comunicatore attento più all'immagine che alla realtà. Non so quale fondamento abbia questa osservazione, ma certo è che il nuovo Presidente degli Stati Uniti in pochi mesi è riuscito a ribaltare l'immagine americana nel mondo, annullando gran parte dell'ostilità che il suo predecessore aveva attirato, e suscitando molte speranze anche tra le popolazioni dei continenti in cui era più diffuso l'antiamericanismo.

Per questo Obama può e deve essere considerato un leader della riconciliazione: tra America e Europa, tra America e paesi sottosviluppati, tra America e le nuove nazioni emergenti come Cina e India, e anche tra America e quegli Stati che fino a qualche tempo fa erano considerati parte dell'"Asse del male".

Ancor più importante, è l'uomo che ha riacceso la speranza del processo di pace tra palestinesi e israeliani. Finora i premi Nobel per la pace erano stati assegnati a tre presidenti statunitensi per le imprese già compiute: a Theodore Roosevelt, nel 1906, per l'arbitrato che mise fine alla guerra russo-giapponese; a Woodrow Wilson, nel 1919, per avere promosso la Lega delle nazioni, prodromo del nuovo diritto internazionale, e a Jimmy Carter, nel 2002, per la prevenzione dei conflitti e i diritti umani.

Al presidente Obama, diversamente, è stato conferito il massimo riconoscimento internazionale dell'Accademia svedese non tanto per ciò che ha concretamente fatto, quanto per la linea che intende seguire nel campo della pace secondo le intenzioni chiaramente espresse fin dall'insediamento alla Casa Bianca il 20 gennaio 2009.

E' la cosiddetta politica della "Mano tesa", rivolta sia agli amici che a quei nemici che dovranno decidere se raccogliere l'offerta di dialogo o invece proseguire nella strategia della violenza islamistica all'interno degli Stati musulmani e contro l'Occidente. Si può comunque scommettere che il dialogo di Obama non sarà dissociato dal pugno di ferro nei confronti dei terroristi che perseguono progetti di morte.

Il questo senso il Nobel ad Obama è più che meritato. C'è ora da augurarsi che, forte del prestigioso riconoscimento, il Presidente americano possa riuscire meglio che in passato a realizzare quell'opera di pacificazione che ha già iniziato nelle aree in cui ardono i focolai di guerra e alligna la mala pianta dei conflitti, anche di quelli che sembrano indomabili.

Pubblicato da "Il Tempo" con il titolo "Se lo merita. Vuole davvero la riconciliazione", il 10 ottobre 2009

11/10/2009





        
  



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