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Il Patrimonio lasciato da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Porto Sant'Elpidio | Il magistrato, noto per aver represso alcuni reati di terrorismo (Brigate rosse e Prima linea), ha espresso solidariamente il suo contributo alla lotta anti-mafia, alla cessazione del clientelismo e alla privazione di beni di cui l'Italia non può godere.

di Chiara Riccardi


Il convegno sull'eredità di Falcone e Borsellino ha visto partecipi piu di mille persone di qualsiasi caratura ma soprattutto di qualsiasi estrazione sociale al palasport di Porto Sant'Elpidio il 24 febbraio.

Fiduciosi, si sono uniti per far sentire la loro voce e la loro approvazione.Infatti è stato proprio questo il punto nodale messo in luce per riscattare un diritto che tende ai giorni d'oggi a scemare: il diritto all'uguaglianza così come viene sancito dalla Costituzione al'art.3.Un diritto che ha sempre meno presa nella società civile e che invece si dovrebbe valorizzare per la sua importanza intrinseca.E' come voler rivendicare un diritto nel diritto.

L'intento di Don Ciotti(Presidente nazionale dell'associazione "Libera" e del gruppo Abele di Torino) è stato proprio quello di conclamare il linguaggio della libertà.Libertà che è stata soppressa dal monopolio della mafia,saccheggiata dal favoritismo ed inibita alla speranza di vederla come protagonista delle relazioni quotidiane.

L'intervento che poi ha permesso una rivisitazione delle lotte anti-mafia, degli ideali per cui uomini a noi alquanto noti si sono imbattutti e il rilievo dato dal maxiprocesso è stato accuratamente vagliato dall'ex procuratore di Palermo Giancarlo Caselli.

Il magistrato, noto per aver represso alcuni reati di terrorismo (Brigate rosse e Prima linea), ha espresso solidariamente il suo contributo alla lotta anti-mafia, alla cessazione del clientelismo e alla privazione di beni di cui l'Italia non può godere.Talvolta si tende a sottovalutare la presa che la mafia ha sul territorio italiano o alcune volte non lo si ritiene un problema di una certa rilevanza.E' invece un problema d'emergenza che deve avere subito il suo impatto nella società civile tra i giovani,le famiglie ma soprattutto le istituzioni. 

Soprattutto quest'ultime hanno l'impegno di promuovere movimenti, associazioni di carattere organizzativo affichè questa lotta non risulti invana ma faccia sentire l'eco della sua voce.C'è un solo modo di far arrivare nelle coscienze degli italiani la verità radicatasi dal XIX secolo fino ad oggi: i principi di democrazia e trasparenza che continueranno a battersi sul fronte dell'omertà, della corruzione e dell'illegalità.Oggi, come ha ribadito più volte Don Merola,  parroco di Forcella,quei principi che non reggono più l'intero ordinamento statale sono da recuperare innanzitutto all'interno del gruppo base che è rappresentato dalla famiglia e subito dopo dalle istituzioni scolastiche mediante un apporto costruttivo.

La prerogativa della lotta contro la mafia è stata anche sostenuta dal sindaco di Porto Sant'Elpidio che promuoverà l'impegno culturale volto alla valutazione critica degli affari di cosa nostra o meglio della criminalità organizzata.L'obbiettivo principale sarà quello di alimentare negli animi dei cittadini un processo chiarificatore di come combattere un così vasto movimento anti-culturale che aleggia nell'intero territorio.

Verranno sviscerate appieno le questioni che vorranno vedere in futuro uno sradicamento del compromesso sociale e morale che attualmente infettano la nostra società.

La città di Porto S. Elpidio ed il territorio fermano-piceno fanno sì che, quegli ideali a cui si sono ispirati Falcone e Borsellino, creino un ponte di speranze per la crescita morale e civile delle generazioni future.

03/03/2007





        
  



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