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Luigi De Magistris e il suo "Assalto al PM"

San Benedetto del Tronto | Un pubblico attento e numeroso per ascoltare dal vivo l'ex magistrato Luigi De Magistris.

di Caterina Marziali

E' un "cattivo magistrato" quello che parla alla nutrita platea della "Palazzina Azzurra", per presentare il suo ultimo libro, "Assalto al pm", nell'ultimo degli incontri con l'autore organizzati dalla libreria "Bibliofila", in collaborazione con l'amministrazione comunale di San Benedetto del Tronto.

Si definisce così Luigi De Magistris, respingendo però l'appellativo di "ex magistrato", perché "chi lo è stato veramente, come me, rimane magistrato, perché non è certo soltanto questione di toga". E' una storia umana e professionale insieme quella che scorre tra le righe del libro, la storia di chi è stato costretto ad abbandonare il proprio lavoro, o meglio la propria missione, perché ridotto ad operare senza più margini di manovra. "Sono diventato un cattivo magistrato - dice De Magistris - quando ho posizionato la lente dell'indagine sulla classe politica, nazionale e locale, imbattendomi nei legami che esistono fra amministrazione pubblica e crimine organizzato, soprattutto nello sfruttamento opaco e illecito dei finanziamenti pubblici".

Un testo, "Assalto al pm", scritto per due motivi: per lasciare una traccia in un "Paese che ha il vizio della memoria" e per evitare "che ad altri servitori dello Stato succeda quello che è successo a me". Storie di ordinaria follia (o "impensabili" come preferisce chiamarle De Magistris) in un' Italia che vive di prospettive rovesciate in cui "ciò che è normale diviene anormale e che ciò che è anormale diviene normale, dove chi compie il proprio dovere viene messo nell'angolo e dove tra un po' di tempo saranno i delinquenti ad avere il casellario giudiziario pulito e non le persone oneste".

Episodi personali e professionali a volte amari quelle che De Magistris propone ai lettori, vicende che si intrecciano con la mafia ma "non quella delle fiction e delle lupare". E' una mafia molto più pericolosa quella di cui bisognerebbe aver paura: "Le inchieste a cui stavo lavorando - affonda il magistrato - non me le ha sottratte la mafia della coppola ma quella della penna, quella istituzionale".

E se esistono tante mafie, esistono almeno due magistrature: "quella che si avvicina al potere burocrate, ammalata di agorafobia e quella che porta nel cuore l'articolo tre della Costituzione, cioè l'eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge,che ricerca la verità e la giustizia". E' a questa seconda magistratura che De Magistris vuole guardare, auspicando una rivoluzione che può partire solo da ciò che di sano esiste ancora, in un Paese "affossato nell'emergenza morale e nel tracollo etico".

C'è ancora spazio per l'ottimismo. Guardare avanti si può, anzi si deve. Intanto da cattivo magistrato De Magistris si prepara a diventare cattivo politico: "Il mio modo di essere è lo stesso, sono e sarò un cattivo politico, perché la politica, quella con la p maiuscola, è l'unico mezzo adatto per riaffermare la giustizia".

Dalla magistratura alla politica, con un'unica consapevolezza: sapere di aver perso, senza sentirsi perso.

26/08/2010





        
  



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