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Renato Curcio e compagni, la smettano di parlare con i tempi al passato !

Montelparo | TERAMO - L’errore compiuto in questi anni è stato spostare l’attenzione dalle vittime degli atti terroristici.

Riceviamo e pubblichiamo dal Coordinamento Provinciale Forza Italia

L’indesiderato Renato Curcio, dunque, viene invitato a tenere conferenze nella Sala Consigliare della Provincia di Teramo, una sede istituzionale, per confutare la legge Biagi, cioè la legge del Governo Berlusconi scaturita dall’importantissima opera scientifica della penultima vittima (l’ultima è stata l'agente della Polfer Emanuele Petri) del movimento di cui Curcio ha la paternità: le Brigate Rosse, la morte rossa. Paradosso?

No, assurdità. Un’assurdità che deve farci capire quanto dobbiamo diffidare di chi continua a dare possibilità a chi non le merita. Ci sono troppe ferite aperte, troppi punti ancora irrisolti. Per questo, con gli “anni di piombo”, non abbiamo ancora finito. Renato Curcio e compagni, la smettano di parlare con i tempi al passato!

Curcio ha forse dimenticato i giornalisti Casalegno e Tobagi, che denunciarono le Brigate Rosse come istigatrici di una “soluzione cilena” dell’assetto politico italiano e che vennero assassinati con la collaborazione di basisti incistidati nella redazione dei due maggiori quotidiani nazionali. Curcio ha forse dimenticato l’ingegnere Taliercio, dirigente del complesso industriale di Marghera, il professor Bachelet, presidente del C.S.M. e il Generale Giorgeri, responsabile dell’Ispettorato degli Armamenti: furono altre tre vittime illustri della metodica, glaciale e demoniaca determinazione dei “compagni che sbagliano”.

E’ ancora presto per credere che, degli “anni di piombo”, restino soltanto le cicatrici: questo per una molteplicità di motivi. Il principale è di ordine culturale. Lo vediamo anche nei confronti del terrorismo islamico e degli amici di Bin Laden: nel nostro Paese c'è una vasta corrente di pensiero che tende a considerare il terrorismo come un fenomeno di reazione. E' un atteggiamento pericoloso, in quanto impedisce la formazione di una coscienza che, nei confronti del fenomeno, deve avere un unico approccio: la ferma e immediata condanna. A questo, poi, uniamo la grandissima produzione letteraria ed opinionistica di ex brigatisti e militanti dei movimenti eversivi, che non in tutti i casi dimostrano un vero pentimento e si atteggiano a sommi intellettuali, opinion makers, stelle polari di quella corrente “no global” che in molte occasioni dimostra di essere molto incline a scelte eversive.

L’errore compiuto in questi anni è stato spostare l’attenzione dalle vittime degli atti terroristici. Solo essendosi resi conto della loro sofferenza, delle loro privazioni, avremmo potuto conseguire la sostanziale vittoria sul terrorismo. Lo stesso vale per la famiglia Mattei. Una famiglia vicina al Msi distrutta nella notte del 16 aprile del 1973, quando un incendio doloso venne appiccato nella casa di Primavalle, a Roma, e ne rimasero uccisi due figli, di 24 e 8 anni. L’autore fu Achille Lollo, un militante di Potere Operaio condannato nel 1975 a 18 anni di carcere, legato alle Br. Di lui si erano perse le tracce, poi fu rintracciato in Brasile, risultando tra gli aventi diritto al voto (nonché sostenitore di una lista ulivista) per l’elezione dei "comites", la rappresentanza degli Italiani all'estero. Per la famiglia Mattei è stata come una seconda morte.

All’Ulivo, tempo fa, fu chiesta una dissociazione ufficiale, che giunse in una scarna nota di agenzia. Tutto questo dimostra la negligenza di chi ci governa che, anziché tentare di combattere una parte drammatica della nostra storia che è giusto sconfiggere, sembra scenderci a patti, e continua a farlo, anche in Abruzzo e a Teramo. Tutto questo significa che le Br non sono state ancora completamente estirpate e continuano a sussistere alcuni gruppi di irriducibili sostenuti da complicità eccellenti.

23/10/2006





        
  



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