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La sentenza per il cappuccino aumentato e' solo un caso isolato

Ascoli Piceno | La Confcommercio chiarisce che non c'è nessun rischio per chi ha applicato il "change over".

 "In merito all'ampio risalto nazionale dato nei giorni scorsi dai quotidiani per la condanna di un titolare di bar che aveva aumentato il prezzo del cappuccino in concomitanza con l'entrata dell'euro, dopo puntuale verifica, vanno fatti dei precisi distinguo, per non fare di tutta un'erba un fascio,   nell'interesse degli operatori e quindi degli stessi consumatori". A parlare è il direttore provinciale Confcommercio Giorgio Fiori che appunto precisa: "la condanna alla restituzione della somma illegittimamente pretesa, comminata dal giudice di pace di Civitavecchia, non riguarda l'aumento del prezzo del cappuccino (la formazione del prezzo resta prerogativa assoluta dell'imprenditore) ma l'errata conversione del medesimo da lire in euro.

Nella fattispecie l'esercente, manteneva esposto nell'esercizio, il primo gennaio 2002, il prezzo di lire 1.500 per il cappuccino, mentre batteva uno scontrino pari ad un euro. Il giudice nel dispositivo della sentenza ha richiamato le norme comunitarie e nazionali che disciplinano le procedure di conversione, prima fra tutte la perfetta corrispondenza tra prezzo in lire e prezzo in euro nei listini esposti al pubblico. La correttezza dell'operato della Confcommercio che ha sottoscritto i protocolli sull'introduzione dell'euro, nei quali si prevedeva espressamente l'obbligo di effettuare la conversione dalle lire all'euro, senza arrotondamenti pregiudizievoli per il consumatore, in occasione del changeover trova una ulteriore conferma anche nell'attuale sentenza".

19/01/2004





        
  



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