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Al giro come in Parlamento. Renato Novelli lo vede cosi

| McEwen vince ancora

di Renato Novelli


Tappa disperatamente di pianura. Noiosa, ma alla fine risultato non malvagio. Napolitano, bianca, Napolitano. McEwen, McEwew, bianca, McEwen. Già. Il ciclismo è più di ogni altro sport (e in fondo lo sono tutti), una rappresentazione simbolica della politica. Un vecchio signore molto perbene viene eletto Presidente della Repubblica e un ciclista molto maturo si impadronisce delle volate del Giro.

L’età relativa e il non avere avversari, è l’unico tratto di vita che spartiscono insieme. Ma McEwen è rimasto senza rivali per la sorte avversa che ha colpito Petacchi, mentre D’Alema non si è rotto la rotula. Hegel direbbe “le astuzie della politica”.

Aggiungo con Totò la sventatezza del ciclismo come destino fatale. Il pensiero va alla tappa che si svolge domani o oggi per chi legge, nelle montagne del Pesarese e dell’Urbinate. Il monte Catria e le Cesane cantate dal poeta di Urbino Piersanti. Cerchiamo di capire la politica strategica del Giro. La CSC di Basso ha vinto la crono a squadre, la T Mobile di Ulrich ha la maglia rosa sulle spalle di Gonschar. Ulrich è un campione di grande livello. Non ha vinto molto.

Dopo la vittoria nel Tour del 1997, sembrava incamminato a ripetere un ciclo come Indurain o Hinault. Aveva tutti i numeri per diventare il padrone del ciclismo: veniva dal socialismo reale, era figlio di operaio, anche abbandonato, forte e giovane. I ciclisti a differenza dei calciatori, sono un po’ eroi omerici; per essere popolari non devono solo vincere, ma possedere un carattere da personaggi.
Invece ha incontrato prima Pantani e poi Armstrong.

Questo al Tour dovrebbe essere il suo anno, Basso permettendo. Ulrich dice che è al Giro solo per prepararsi per il Tour. Non è in forma, ma fa progressi. Il suo programma è di allenarsi per la Francia e vincere tappe di prestigio nell’ultima settimana. Se è sincero, i giochi di Alleanza non sono difficili da capire. La T Mobile difende la maglia rosa di Gonschar e fa il gioco di Basso per la vittoria finale. Basso permette a Ulrich di vincere qualche tappa. Se Ulrich è sincero. Se non lo è, e pensa ad una sua vittoria (anche se questo giro è troppo pieno di salite per lui), in questa fase a lui e Basso conviene comunque allearsi, logorare gli altri pretendenti e giocare la partita a due nell’ultima settimana.

Due squadre così forti come la CSC e la T mobile possono addormentare il Giro fino a Milano. Conviene a Savoldelli, ma soprattutto a Cunego e Simoni di sparigliare questo gioco, cercare di costituire un fronte di resistenza, aiutando altre squadre in vittoria di tappe. Poi, come diceva Coppi, ci vuole la potenza delle gambe e la gioia di correre soli, al comando della corsa in salita. La corsa reale di un singolo può fare la differenza sempre, perché il ciclismo è potenza, astuzia e impresa solitaria, come la sala oscura del cinema dove il film si vede da soli anche quando si è in compagnia.
Io spero in Cunego, ma se lui o altri non si muovono, il Giro sembra segnato. Anche se esiste sempre la possibilità di una grande impresa sui monti. Allora si che sarebbe ciclismo eroico. Vedremo.

13/05/2006





        
  



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