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Oggi il giro riposa, ma il commento di Renato Novelli non riposa.

| Domani si riprende con la 5° tappa.

di Renato Novelli


Oggi riposo. Una giornata di sgambate, qualche cinquantina di Chilometri per non perdere il tono muscolare, di tante foto per i giornali mentre si prende il sole sdraiati o si scherza. Ma dietro il relax della sosta, c’è la tensione per domani. Se la vita comincia a 40 anni, si può dire che il Giro comincia alla 5° tappa. La cronometro a squadre darà un scossone alla classifica. Cuneo ha già dichiarato che spera di essere all’altezza, che si aspetta una Discovery Channel di Savoldelli fortissima, che la sua Lampre – Fondital può fare una grande prova e contenere il distacco. Conta tra i suoi, in particolare su Bruseghin,Petrov, Fornaciari, Valijvec. Vedremo cosa accadrà in corsa. Uno dei pretendenti alla vittoria finale, dunque, ha preparato il Giro contando sulla sua iniziativa nell’ultima settimana e sul contenimento di avversari con squadre più forti nella prima fase della corsa. Basso continua ad essere il favorito numero Uno. Simoni si mantiene defilato e silenzioso.

Di Luca è in forma. Ha gregari di grande esperienza come Noè e Pellizzotti. Ulrich, il campione più illustre presente al Giro, è già un minuto più lontano degli altri rivali e sembra in allenamento.E’ chiaro che il Giro si vince se si è forti, se si dura fino all’ultimo giorno, se si compie un’impresa personale, ma anche se si fanno buone alleanze. Perché il ciclismo è uno sport individuale e struggente, come l’Odissea, ma anche epico e collettivo come l’Iliade.

In questo giro possono intrecciarsi due tipi di alleanze. La prima tra qualche candidato contro gli altri o l’altro. Cunego ha una ruggine rancorosa e reciproca con Simoni Il quale due anni fa, partì capitano della Lampare e si ritrovò numero due, dietro Cunego neo professionista, come era accaduto a Bartali nel 1940 con Coppi. Ciascuno dei due vuole vincere, ma forse ciascuno è pronto a far perdere l’altro, se non può vincere lui. Chissà che non ne approfittino Savoldelli o Di Luca. Altre alleanze potrebbero nascere strada facendo, determinate dai risultati.

La seconda alleanza è quella di squadra. Ci sono al Giro 22 squadre, per un totale di 195 corridori. Sette squadre sono forti e guardano alla vittoria finale o ad un’affermazione di prestigio (tappe, maglia rosa tenuta a lungo, piazzamenti importanti), ma le altre 15 hanno aspettative. Vittorie di tappa, buone figure. In corsa i corridori di queste squadre possono aiutare le più forti. Come si distribuiranno questi aiuti ? Occhio alle fughe nelle tappe meno importanti e alle vittorie di tappa per capire chi sta con chi. Molti anni fa, nel 1960, il grande Jaques Anquetil era in maglia rosa ai piedi delle ultime salite che avrebbero deciso il Giro. Era un passista straordinario e il più grande cronoman del suo tempo, in salita, se la cavava, ma non era forte. Temeva Imerio Massignan, grande scalatore e Diego Ronchini secondo in classifica.

Gemignani, vecchia volpe, direttore sportivo del campione francese, la sera prima della tappa decisiva disse al giovane Jaques “Domani pedala sempre circondato da almeno trenta ciclisti, non inseguire chi scappa, tieni il tuo passo, controlla il tuo sforzo, affronta la salita come fosse una crono lascia sempre che un corridore avventuroso corra dietro a chi allunga il passo” “ Direttore , come faccio tutto questo. Avrei bisogno di 50 gregari non dei dieci della squadra” Geminiani guardò il suo giovane campione che aveva già vinto un tour nel 1957. “ Vorrà dire che devo licenziare dieci corridori perché te ne ho comprati 60 con alleanze e promesse” Anche questo è ciclismo. Chi dimentica il 1984, quando in Italia tutti volevano Moser vincitore. Nelle tappe di montagna il gruppo dei migliori, soprattutto scalatori come Vicentini che avrebbero potuto tentare di giocare le proprie carte, si tenne sempre intorno a lui e il buon Fignon che era oggettivamente più forte, non riuscì da solo a staccare Moser più di tanto. Francesco eroe d’Italia vinse quel giro e Giovanni Cameli, amico, sportivo colto e barbiere dal quale vado dal 1968, si commosse fino alle lacrime.

Ma, per finire, oggi voglio parlarvi della maglia nera. Negli anni trenta la posizione di ultimo in classifica era denotata da una maglia nera. Era una posizione ambita per un premio sostanzioso. Nelle ultime tappe si scatenava una lotta tra gli ultimi per arrivare ultimissimo. Dopo 4 tappe la maglia nera simbolica si chiama Carl Naibo, è un francese di 24 anni. E’ diventato professionista nel 2006. Da dilettante ha vinto una tappa del Tour dei giovani e si è piazzato in tre corse importanti in Francia. Corre per la AG2R Prevoyance. Il suo distacco è di 17 primi e 52 secondi. Un distacco non incolmabile. I suoi precedenti sono buoni. In bocca al lupo per il resto del Giro, per le prossime corse e la sua carriera.

10/05/2006





        
  



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