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Donne in politica: la testimonianza di Luisa Bossa, sindaco di Ercolano.

San Benedetto del Tronto | Note a margine dell'incontro pubblico sulla rappresentanza femminile organizzato dall'Ulivo.

di Giovanni Desideri

Ad Ercolano, città famosa nel mondo per la sua storia e i suoi scavi archeologici, vivono oggi 60 mila persone. Ma il dato forse più utile per raccontare l'esperienza amministrativa del suo sindaco, Luisa Bossa, in carica dal 1995 (allora fu il sindaco più votato d'Italia ed è poi stata riconfermata nel 2000, sempre alla testa di uno schieramento di centrosinistra), è ciò che era accaduto prima: dal 1993, per due anni, il Comune era stato commissariato per infiltrazioni camorristiche.

Ancora più grave, se possibile, l'assoluta mancanza di senso dello Stato: "il mio primo provvedimento da sindaco, ricorda la Bossa, fu quello di comprare le bandiere, che in Comune mancavano, dell'Italia e dell'Unione Europea. Partivamo proprio da zero".

La provincia di Napoli comprende 91 comuni e solo in tre casi il sindaco è una donna: a Napoli stessa (Rosa Russo Iervolino), a Castellammare di Stabia (Ersilia Salvato) e appunto ad Ercolano: "è difficile che una donna venga candidata dai partiti. Ma anche quando accade, non viene poi sostenuta davvero nella campagna elettorale. D'altra parte la politica stessa, in quanto tale, ha dei ritmi che non sono "donna". Ma neppure "uomo". Ritmi non umani, violenze verbali e non solo, cinismo crescente, uno stile che è va sempre più al ribasso".

"Eppure la politica non può prescindere dalle donne, prosegue la Bossa, per la natura stessa di certi problemi, come la maternità o la famiglia. Se di queste cose non si occupano le donne stesse, chi deve occuparsene? Direi quindi che la politica deve recuperare umanità. Soprattutto non deve assorbire tutto il tempo di una persona, non deve essere "totalizzante" o diventare quella "professione" di cui parlava Max Weber".

Non è un rimedio la presenza di una donna alla guida del Ministero delle Pari Opportunità ("la Prestigiacomo sarà una bella donna, bella silhouette, ma nulla più. La sua politica non è nemmeno immobilismo, ma retroguardia: come nel caso dell'abolizione della Commissione Pari Opportunità o in quello della riscrittura dell'articolo 51 della Costituzione: una modifica solo formale"). E nemmeno certi schieramenti trasversali, anche quando riescono a "fare notizia" in televisione ("alle volte prende forma una specie di "partito trasversale delle donne", le varie Mussolini, De Simone, Moroni, che conducono battaglie giuste, ma restano pur sempre rari nantes, figure troppo isolate)".

Luisa Bossa ha insegnato per vent'anni latino e greco in un liceo, ciò che conta di tornare a fare quando il suo secondo mandato sarà finito. Ha fatto molto per la sua Ercolano: per anni si è occupata di minori, specie in relazione a fenomeni di criminalità organizzata. Ancora nel 1995, dal terremoto dell'Irpinia del 1980, molte persone nella sua città vivevano nei container. Bambini nati lì e che non avevano mai abitato in una casa "vera": "insieme ai miei collaboratori abbiamo intrapreso una forte politica di edilizia popolare e abbiamo rimosso tutti i container. Era una vergogna. Ma pensi anche che soltanto nel '98 siamo riusciti a portare l'acqua corrente nella parte alta della città".

L'ottimismo della volontà anima senza dubbio questa figura esemplare di donna e di politico. Il pessimismo della ragione sembra affiorare sullo sfondo delle sue parole. Ancora, la famiglia sembra il luogo confortevole dal quale proviene e al quale intende tornare presto. La sua prima risorsa e il suo orizzonte: "nella mia vita ho sempre cercato di occuparmi degli altri, non mi sono mai fatta "gli affari miei". Anche nella mia famiglia, insieme al mio compagno e ai nostri tre figli, abbiamo sempre cercato di avanzare insieme. Abbiamo sempre creduto nell'impegno collettivo e anche in politica cerco di procedere così, nei confronti dei 7 partiti che mi sostengono e che non è sempre facile tenere insieme".

11/10/2003





        
  



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