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La magia delle parole: Rossella Frollà e Giovanni Bogani domenica 10 marzo a In Art

San Benedetto del Tronto | Domenica 10 marzo, al Medoc di San Benedetto del Tronto, Rossella Frollà e Giovanni Bogani, ospiti del sesto appuntamento della rassegna In Art, hanno incantato il pubblico con le loro parole, suscitando interesse e partecipazione.

di Elvira Apone

un momento della serata

Domenica 10 marzo, al pub Medoc di San Benedetto del Tronto, il sesto appuntamento della terza edizione della Rassegna letteraria e musicale In Art, organizzata dall’associazione culturale Rinascenza con la direzione artistica di Annalisa Frontalini, con il patrocinio e il sostegno dell’amministrazione comunale e della Regione Marche e con il supporto dello sponsor ufficiale, il portale Gate-Away.com, ha visto ospiti il critico letterario e poetessa Rossella Frollà, con “Quando la parola precipita è poesia. Versi e visionarietà”, e il critico cinematografico e giornalista Giovanni Bogani, con il suo spettacolo “Storia di una puttana. Tra canzoni e  ricordi 30 anni di vita da giornalista”. Ha dialogato con loro, con la sua ormai nota competenza e disinvoltura, il magistrato e poeta Ettore Picardi.

La parola, indiscussa protagonista di un dibattito denso di spunti e contenuti, racchiude in sé un potere magico, sovrannaturale, capace a volte di ferire, a volte di far gioire, ma anche di gettare il fertile seme della creazione. E l’arte, “una tensione amorale alla presenza della luce”, come l’ha poeticamente definita Rossella Frollà, è un dono divino, come è altrettanto divino quel senso di beatitudine, di appagamento, di felicità che si prova nel compiere l’atto creativo. La parola, ricca del suo vigore, accende una scintilla, la scintilla che accomuna il poeta al critico letterario che, abbandonando il proprio essere alla parola, la accoglie e sancisce con essa un patto d’onore. Si crea così un’armonia tra poeta e critico, attraverso cui i loro sé si incontrano e dialogano, così che il secondo possa penetrare nell’animo del primo e dare voce nuova alla sua parola poetica. “Il critico deve rendere visibile l’invisibile”, ha mirabilmente spiegato Rossella Frollà, perché deve “riferire” con le parole questa scintilla “che nasconde quella parte di divino e di infinito”. Ma è la parola che viene a cercarci, è la parola che precipita creando un boato, una deflagrazione per poi arrivare alla soglia dell’io, e noi non possiamo fare altro che abbandonarci ad essa, accoglierla, ma soprattutto curarla: “Bisogna aprirsi, abbandonarsi alle cose e lasciarsi richiamare dalle cose” ha dichiarato sempre Rossella Frollà, sottolineando, però, anche la necessità di spogliare la parola affinché conservi sia tutta la sua vicinanza all’altro sia la sua capacità comunicativa: “se la parola non si fa ignuda per essere prossima all’altro non è più parola, non rispetta più il patto d’onore”.

La parola è, dunque, un dono, un dono magico e miracoloso che ci rende in qualche modo immortali, che sancisce la nostra capacità di vivere, di vibrare insieme all’universo sentendoci parte integrante di esso, come Rossella Frollà ha ammesso di essersi sentita tutte le volte in cui ha ricevuto questo dono. E dell’importanza delle parole ha parlato anche Giovanni Bogani, rievocando i momenti più importanti di quella che “è stata un’avventura difficile, sorprendente e meravigliosa”, dai suoi esordi di giornalista quando, esattamente trenta anni fa, scrisse a fatica il suo primo articolo alle sue numerose interviste a cantanti come De Gregori, Amalia Rodriguez e ad attori e registi come Mastroianni, Verdone, Fellini, Zeffirelli, che hanno fatto la storia del cinema,  un’arte che “sfiora le altre arti”, che continua ad affascinare e a stupire perché “ti dà la possibilità di vivere altre vite”. E il giornalismo, mestiere spesso odiato e paragonato a quello più antico del mondo, è soprattutto una passione che nasce da dentro, da una curiosità e da un amore per la parola: “Il giornalista è principalmente un curioso che ama le parole”.

E la parola è poi diventata musica e canto attraverso la voce calda, ferma e pulita di Giovanni Bogani che, accompagnato dalla sua chitarra “Gioia”, ha regalato al pubblico di In Art un pezzetto della sua vita. Con leggerezza e disincanto, con quell’ironia che gli permette di guardare le cose con quell’obiettività e quel giusto distacco che ben si addicono a un giornalista, Giovanni Bogani ha raccontato tanti divertenti aneddoti legati alla sua carriera di giornalista, non priva di imprevisti e di difficoltà, ma anche di soddisfazioni, legando, come con un filo, ogni evento a una canzone e creando, così, una storia avvincente e appassionante fatta di parole e musica, una storia in cui la musica ha suggellato ogni parola, ne ha amplificato la portata, ne ha sancito la forza, ne ha sottolineato quel potere immaginifico che la rende immortale. E cullati dal mistero che ogni parola e ogni suono racchiudono, abbiamo lasciato che l’eco di quelle stesse parole rimbombasse ancora a lungo nelle nostre orecchie mai sazie per poter conservare altrettanto a lungo il ricordo di un’altra magnifica serata in cui l’arte, con la sua scintilla incandescente e sempre viva, è di nuovo scesa in mezzo a noi.

 

12/03/2019





        
  



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