Splendido omaggio a Frida Kahlo domenica 20 novembre a In Art
San Benedetto del Tronto | Domenica 20 novembre al Medoc, l’ottavo appuntamento della rassegna In Art, splendido omaggio alla pittrice Frida Kahlo, ha riscosso un grande consenso di pubblico.
di Elvira Apone

un momento dell'evento del 20 novembre
Domenica 20 novembre al Medoc, la rassegna in Art, organizzata dall’associazione culturale Rinascenza con la direzione artistica di Annalisa Frontalini, ha reso omaggio, nel suo ottavo appuntamento, a una pittrice straordinaria, indimenticabile e indimenticata, che ha fatto della propria vita un’opera d’arte e della propria arte una meravigliosa testimonianza di vita: Frida Kahlo. A catturare l’attenzione del pubblico, accorso per conoscere curiosità e particolari della vita e dell’opera di questa pittrice controversa e originale, sono stati Filippo Massacci, esperto lettore e conoscitore di Frida Kahlo, che ha regalato al pubblico un ritratto di Frida intenso e appassionato, e due musicisti d’eccezione, l’italo-argentino Natalio Luis Mangalavite e il colombiano Alvaro Hugo Atehortua, che hanno trasportato il pubblico tra i ritmi e i suoni dell’America latina in un crescendo di energia e vitalità.
Dopo un saluto e un ringraziamento da parte di Stefania Bonura, autrice del libro “Frida Kahlo arte amore rivoluzione” (Nda edzioni), costretta a casa per motivi di salute e raggiunta via skype, Filippo Massacci ha raccontato al pubblico di In Art, con quell’entusiasmo e quella passione che sempre lo caratterizzano, la sua Frida Kahlo, inedita e sorprendente per certi versi, accattivante e interessante per altri, ma soprattutto vera e profondamente umana, donna, moglie e amante, artista di rara sensibilità e intelligenza, respinta più volte dalla vita e, al tempo stesso, morbosamente attaccata alla vita. Dalla malattia che la segnò sin dalla nascita all’incidente da cui, a diciotto anni, uscì viva per miracolo, riportando diverse fratture alla colonna vertebrale e restando invalida per tutta la vita; dalla sua storia d’amore intensa e tormentata con il pittore Diego Rivera alle sue numerose relazioni sentimentali con uomini e donne celebri; dall’amore indiscriminato per la propria terra al suo disprezzo per l’Europa, la vita di Frida Kahlo, rappresentata con lucidità e realismo dalla sua opera, è, in un certo senso, anch’essa un’opera d’arte, piena di tormento, di dolore, di sprazzi di gioia, di amore per la gente e per la propria arte. Figlia della rivoluzione messicana del 1910, come lei amava definirsi, Frida ha saputo affidare sia il proprio mondo interiore sia quello esteriore ai suoi quadri, carichi di pathos, di forza espressiva, di verità. Spirito libero e indipendente, donna di eccezionale talento artistico, Frida non amava l’astrazione e la metafisica, odiava il surrealismo e tutto ciò che non fosse chiaro e palese agli occhi, e al cuore. E domenica, tutti i presenti sono stati catturati dal fascino di un’artista che, grazie alle illuminanti parole di Filippo Massacci, ha saputo donarsi al mondo intero senza ipocrisie e falsi pudori, è riuscita a incarnarsi, con il corpo e con lo spirito, nelle proprie opere d’arte, imprescindibili testimonianze di una vita spezzata all’età di quarantasette anni tra indicibili sofferenze, eppure vissuta fino in fondo, in nome di quel motto che da sempre l’ha contraddistinta e che lei stessa ha impresso per sempre sopra il suo ultimo quadro: “Viva la vida”.
Così Filippo Massacci ha concluso il suo interessante intervento su Frida Kahlo e così ha spiegato la sua passione per quest’artista e per l’arte in genere:
“Come e quando è nata la tua passione per Frida Kahlo?”
Filippo Massacci: “È nata per caso circa quindici anni fa, all’inizio del 2000, quando mi trovavo a Venezia per la biennale di arte contemporanea. Fu in quell’occasione che vidi per la prima volta un’antologica dedicata a Frida Kahlo e da lì cominciai a documentarmi su di lei e a seguirla. In quella stessa occasione, inoltre, sempre per caso, mi capitò di visitare la mostra di un’altra pittrice, una monaca vissuta in Italia circa cinquecento anni prima: Santa Caterina De Vigrì. Allora non le associai, eppure oggi il collegamento mi è venuto spontaneo: entrambi pittrici, entrambe, seppure in modo diverso, miracolate: Frida in vita, Caterina dopo la morte, essendosi il suo corpo conservato intatto fino ad oggi; è possibile vederlo presso il monastero delle Clarisse di Bologna dove, guarda caso, fino al 26 marzo è in corso a Palazzo Albergati l’esposizione delle principali opere di Frida Kahlo, che ovviamente vi invito a vedere, abbinandola magari alla visita al monastero”.
“Che differenza c’è, secondo te, tra la lettura di un libro e la fruizione di un quadro”?
Filippo Massacci: “Amo la lettura e l’arte in tutti i suoi aspetti. La differenza tra un quadro e un libro sta principalmente nel fatto che mentre un dipinto produce un effetto immediato e poi, solo con il tempo, una riflessione, il libro, invece, non crea effetti immediati nel lettore, ma è piuttosto il prodotto di un percorso interiore, di una lacerazione”.
“Hai mai visto il film “Frida”?
“Sì, l’ho visto parecchi anni fa e mi è piaciuto. Credo che possa essere considerato un buono strumento per iniziare a conoscere Frida Kahlo”.
“Come ti è sembrato il libro della Bonura?”
“Mi è sembrato un libro molto ben scritto, diretto e fluido. Una lettura che ben introduce alla conoscenza di questa grande pittrice e che può essere un valido aiuto per accostarsi a lei”.
“Che cosa pensi di questa iniziativa?”
“Mi sembra molto buona; un ottimo equilibrio tra convivialità, letteratura e musica”.
Passando da un’emozione all’altra, con la stessa delicatezza e lo stesso coinvolgimento con cui Filippo Massacci ha saputo condurre il pubblico nell’appassionante mondo di Frida Kahlo, Natalio Mangalavite e Alvaro Atehortua hanno trasmesso a tutti la forza vitale della loro musica, il calore della loro personalità, la straordinarietà del loro talento. Un fuoco vitale e incandescente sembrava animare le loro mani mentre percuotevano gli strumenti, le loro voci mentre cantavano la loro storia, i loro sorrisi mentre, attraverso la loro musica, raccontavano la loro terra, anzi, tante terre accarezzate dal calore di un sole che lì pare avere una luce diversa, alimentate da un fuoco vitale che lì sembra avere più vigore, animate da uno spirito antico e immortale che lì si rinnova ogni giorno. E poi la danza finale, atavica, primordiale, essenziale, che, attraverso i movimenti decisi e sinuosi di Alvaro, ha sprigionato energia allo stato puro, ha inondato tutti con il suo inebriante carico di entusiasmo.
Artisti di rara sensibilità e di grande umiltà, Natalio Mangalavite e Alvaro Atehortua si sono raccontati, come a un’amica di vecchia data, anche attraverso le parole, seppure a parlare è stato soprattutto il loro modo di essere uomini e artisti allo stesso tempo, la loro voglia di manifestare quell’inesauribile passione per la propria arte che li caratterizza.
“Come definireste questo progetto musicale che state portando avanti insieme?”
Natalio Mangalavite: “Io e Alvaro Atehortua non abbiamo mai avuto dei veri e progetti insieme, eppure suoniamo insieme da tanto tempo e in diverse formazioni. Abbiamo fatto tantissime cose belle, mescolando i nostri due modi di fare musica. Alvaro, per esempio, è colombiano, però ha vissuto diversi anni in Argentina, a Cordoba, la mia città, e ha saputo assimilare anche la cultura argentina, pur conservando la sua”.
“La vostra voglia di portare la musica e la cultura sudamericana in Europa è anche un modo per mantenere vivo il legame che avete con la vostra terra?”
Alvaro Atehortua: “È soprattutto un modo per far conoscere la nostra cultura che, purtroppo, si conosce ancora poco. Ci piace proprio l’idea di diffondere in Europa la nostra cultura”.
“Alvaro, come mai hai deciso di venire proprio in Europa?”
Alvaro Atehortua: “Non è stata una scelta, ma un caso. Quando ero a Cordoba, in Argentina, ho conosciuto un impresario che mi ha coinvolto in un progetto da portare avanti in Europa che, appunto, mi ha portato fin qui”
“Vi piace la cultura europea ?”
Natalio Mangalavite: “La cultura europea è una delle più belle e antiche, se pensiamo alla Grecia, per esempio. È anche la cultura che noi abbiamo ricevuto dai conquistatori spagnoli e che si è mescolata a quella indigena. In particolare in Colombia, ma anche in Argentina, questa cosa è molto accentuata. Riguardo, ad esempio, alla musica argentina, in Europa in genere si conosce solo il tango, ma ci sono molti altri generi importanti e più popolari che pian piano ci auguriamo di far conoscere alla gente.”
“Alvaro, tu sei sia ballerino sia musicista, ti senti più l’uno o più l’altro, o entrambi allo stesso modo?”
Alvaro Atehortua: “È difficile scindere i due ruoli perché la musica e la danza sono molto legate l’una all’altra. Ho coltivato la danza per molti anni anche se poi ho smesso, ma comunque credo che le varie arti e culture vadano integrate l’una con l’altra: musica, danza, teatro”.
“Natalio, tu suoni vari strumenti, ma è stato il pianoforte il primo che hai incominciato a suonare?”
Natalio Mangalavite: “Sì, è stato il pianoforte il primo strumento che ho incominciato a suonare, però in Argentina molto spesso le famiglie hanno anche il bongo, per cui ho coltivato anche la passione per il bongo e per altri strumenti a percussione; il pianoforte, però, è lo strumento a percussione per eccellenza e, quindi, mi sento percussionista. Suono anche la chitarra per accompagnare i cantanti, ma penso che quando una persona ha una propensione per la musica, poi deve imparare la tecnica per suonare lo strumento e io mi sono dedicato di più allo studio del pianoforte”.
“ E tu, Alvaro, hai uno strumento che ami di più suonare?”
Alvaro Atehortua: “Io mi dedico di più al canto in realtà, però sono anch’io un percussionista e suono anche la chitarra”.
“Natalio, tu sei qui per la seconda volta. Significa che ti ha fatto piacere tornare a In Art?”
Natalio Mangalavite: “Ho avuto fiducia nel progetto e sono stato contento della fiducia che mi è stata data e che ora voglio ripagare facendo un buon concerto”.
“Credete che sia una buona idea questa di unire musica e letteratura?”
Natalio Mangalavite:“Certo. Frida Kahlo, per esempio, è una pittrice messicana e, più ampiamente, sudamericana, quindi, molto legata al mondo folcloristico latino”.
Alvaro Atehortua: “È vero. Credo che la sua pittura, dai colori così forti e vivaci, rappresenti proprio la cultura sudamericana”.
Ogni altra parola appare inutile e superflua: il magico incanto di questa serata in cui letteratura, pittura, musica, canto e danza si sono fusi in un caleidoscopico turbinio di emozioni resterà a lungo un ricordo prezioso, da custodire gelosamente nella memoria e nel cuore, un assoluto privilegio di cui il pubblico di In Art ha potuto godere.
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22/11/2016
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