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Il cielo sopra di noi

San Benedetto del Tronto | Alessandra Celletti "Above the sky"

di

ALESSANDRA CELLETTI

Above the sky

Con un segno colorato che vaga da Lorenzo Mattotti a Chagall (ma la brava autrice dei dipinti è Leila Gabellini, madre della pianista), passando dalla grafica di copertina, si entra nel cielo oltre il blu di una perenne fluttuazione sottolineata dalle note della pianista romana Alessandra Celletti che da Gurdjieff a Galluppi, da Satie a Scott Joplin, da Ravel a Philip Glass ha attraversato il ‘900 prima di arrivare alle sue composizioni.

"Above the sky" è l'album numero 17 filtrato dalla elegante e intensa tastiera del suo Steinway & Sons che traspira gli umori della sua stanza in disordine (il disco è stato registrato in casa) tra un sogno à la Schubert/Sibelius e una canzone di Nino Ferrer. In questo viaggio sonoro la Celletti cerca dei compagni di viaggio dal momento che le sta stretto, a volte strettissimo, l'abito accademico. Per questa ragione sul palcoscenico si agghinda come una fatina del futuro, vestita di zatteroni e di mantelli multicolori, e segue i tasti con la sua voce, in un dialogo interiore che si trasforma in un sogno di luna piena. Non esita così a incastonale i ceselli di sassofono di Nicola Alesini e i ricami, come gocce di pioggia, della fisarmonica di Luca Venitucci su temi romantico decadenti, come "There it rains" che hanno il sapore di un'eterna "C'est irreparable" (conosciuta da noi come "Un anno d'amore") o della brina del primo mattino d'autunno ("Vision of a starry night"). La Celletti non è un'egoista accaparratrice e sa dividere quasi tutte le composizioni con gli amici che le sono al suo fianco e le cui invenzioni e interventi sonori meritano la firma. Ripesca il vecchio amore Gurdjieff in "Chant of a holy book" e dà spazio collaborativo agli incontri che la vita le ha procurato da Jaan Patterson, poeta e compositore dadaista tedesco ("Hologram of a dream") al visionario musicista elettronico Mark Tranmer, in arte Gnac ("Lyra") fino al fisico e matematico inglese Lawrence Ball ("Starmilk") senza dimenticare gli abituali Marcello Piccinini, percussionista, e Paolo Fratini, flauto basso (sublime intensità per il loro brano "Sacred geese").

L'estro creativo di Alessandra Celletti emerge in magnifiche composizioni come "Lily and the fog" e "Lyra" ma è l'intera concezione del disco che pone l'artista in una originale posizione dell'osservazione estatica del blu del cielo, della notte stellata o del vuoto assoluto che, come lei dice, "è il veicolo che cancella i confini tra la terra e il cielo". E non a caso in "Love attitude" il teremin di Maurizio Mansueti è una sorta di miccia che accende un sogno e lo fa alzare in volo.

Voto 7,5/10

18/01/2014





        
  



4+5=

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