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Disponibile un nuovo e-book del Professor Angelo Filipponi

San Benedetto del Tronto | Il tema del libro verte su G.Flavio XVIII libro di antichità giudaica ed è dedicata al Professor Alighiero Massimi

di Angelo Filipponi

Copertina ricavata da un quadro di Cosi Niceta

Il libro è una novità assoluta perchè non esiste in Italia traduzione con testo a fronte di Antichità Giudaica (per ora ho pubblicato I e XVIII , ma entro il 2012 publicherò anche gli altri 18 libri già tradotti, ma ancora bisognosi di revisione).

Il testo è Samuel A. Naber.

Il XVIII libro è dedicato al Preside Prof. Alighiero Massimi, eccezionale insegnante di Latino greco e vero maestro di vita per quasi tutti i migliori uomini di cultura della nostra provincia.

La copertina è dell'artista Niceta Cosi.

Il lettore può leggere di persona il testo greco sulla testimonianza su Gesù Cristo (conosciuta come Testimonium flavianum 63-64) e la testimonianza su Giovanni Battista (117,118,119) Inoltre può conoscere la figura di P. Sulpicio Quirinio, governatore di Siria che indisse il censimento, quella di Pilato e di tanti altri personaggi di grande rilievo nella storia Romana ed Ebraica...

Ad una lettura superficiale, il XVIII libro di Antichità Giudaica sembra non avere una sua unità in quanto Giuseppe Flavio tende a raccogliere in una successione temporale i fatti, che vanno dal 6 d. C. (esautorazione di Archelao) al 24 gennaio del 41 (morte di Caligola).

L'arco temporale descritto, essendo lungo, abbraccia tanti avvenimenti, che riguardano la storia del giudaismo, visto nelle sue tre anime, palestinese, ellenistica e partica.

Avendo Flavio una concezione unitaria del corpo giudaico, di etnia ebraica, pur nei diversi contesti, ne rileva, facendone una comune storia, la drammatica esistenza, leggendo le tappe di una tragedia, di cui sono segnati i momenti più cruenti, in una quasi cadenzata ricorrenza di sventure - da qui, forse, il mythos del lamed vau (del trentaseiesimo, destinato a versare il proprio sangue per la vita dei confratelli), della necessità dell'immolazione di un fratello per la salvezza degli altri-.

La storia, dunque, descritta in modo ordinato come denuncia dei fatti, risulta anche apologia di un popolo grande, che vive diviso dal confine eufrasico, tra l'impero romano e quello partico, ma ha una comune religione e l'aramaico come comune lingua.

Il Diciottesimo Libro è, perciò, la risposta di uno storico ebraico di epoca Flavia, da una parte, polemica e da un'altra, apologetica, fatta secondo linee autorizzate dalla corte: entro questo schema, l'autore può, rimanendo ligio alle prescrizioni flavie, cercare di difendere, sempre in modo moderato, un popolo così vilipeso, così mal trattato, così sfortunato.

Così scrivendo, Flavio fa una Storia-bibbia, da leggere ed interpretare in quanto lui stesso, in Autobiografia, ha indicato le chiavi di lettura, mostrando la sua scelta farisaica, pur rimanendo profondamente sadduceo e indicando se stesso come sophistes, cioè dottore, ermeneuta e profeta come Giuda il gaulanita, fondatore della airesis zelotica.

La sua pagina, perciò, non solo deve essere studiata, ma soprattutto deve essere letta secondo gli schemi sacerdotali e farisaici, le cui matrici, pur contraddittorie ed a volte oppositive, non permettono un'effettiva conciliazione se non in un giudeo di superiore cultura, corrotto e naufragato, oltre tutto, a contatto con l'ellenismo e con la romanitas, quiritaria, dominante nella corte flavia.

La lettura perciò è mista (litteralis e spiritalis) da cui derivano due verità, una connessa con la realtà storica ed un'altra che va oltre i fatti, in una interpretazione di natura allegorica ed anagogica...

Ma sul piano storico il XVIII sottende un messaggio di una riunificazione mediante annessione dell'area giudaica partica entro il potere romano, dopo conquista dell'impero parto...

07/12/2011





        
  



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