Non ci resta che cucinare
San Benedetto del Tronto | La cucina è uno dei pochi campi dove ci facciamo valere ancora
di Lorenzo Picardi
Recentemente ho potuto ammirare una maglietta con su scritto in inglese: "Il Paradiso è dove i poliziotti sono Britannici, i cuochi Italiani, i meccanici Tedeschi, gli amanti Francesi e tutto è organizzato dagli Svizzeri. L'Inferno è dove i poliziotti sono Tedeschi, i cuochi Britannici, i meccanici Francesi, gli amanti Svizzeri e tutto è organizzato dagli Italiani."
Tralasciando la scarsa stima che i paesi esteri nutrono nei nostri confronti, mi sono soffermato in particolare sulle capacità culinarie che ci vengono riconosciute (almeno quelle!).
La cucina italiana è sempre stata riconosciuta come una delle migliori, sia per i valori nutritivi (la famosa dieta Mediterranea) che per il suo gusto prelibato. Ovviamente questa considerazione tiene conto del pranzo medio delle varie popolazioni, non della qualità dei singoli ristoranti di ogni paese.
Nel Belpaese sfornare una pietanza che ottenga consensi viene reputato quasi un gesto artistico, custodire ricette antiche è un obbligo culturale; talvolta questa esasperata ricerca volta a soddisfare il nostro palato sembra contraddire la celebre frase "mangiare per vivere, non vivere per mangiare". Probabilmente, se gli Americani mangiassero quantitativamente quanto noi, sarebbero una popolazione ancora più in sovrappeso di quanto non lo siano già attualmente.
La differenza, infatti, è la qualità delle materie prime che vengono utilizzati, probabilmente migliore in Italia, riscontrabile in particolare dal maggior controllo della filiera produttiva; inoltre se in altri paesi prevalgono i prodotti omologati dei fast food, in Italia siamo ricchi di agriturismi, ognuno con le specialità locali.
Aspettando che sulle magliette appaia scritto "il Paradiso è dove tutto è organizzato dagli Italiani" (attesa che potrebbe essere estenuante), ci possiamo consolare a tavola. Non si tratta di un primato di poco conto, anche se non può compensare tutti i difetti del nostro paese.
Tralasciando la scarsa stima che i paesi esteri nutrono nei nostri confronti, mi sono soffermato in particolare sulle capacità culinarie che ci vengono riconosciute (almeno quelle!).
La cucina italiana è sempre stata riconosciuta come una delle migliori, sia per i valori nutritivi (la famosa dieta Mediterranea) che per il suo gusto prelibato. Ovviamente questa considerazione tiene conto del pranzo medio delle varie popolazioni, non della qualità dei singoli ristoranti di ogni paese.
Nel Belpaese sfornare una pietanza che ottenga consensi viene reputato quasi un gesto artistico, custodire ricette antiche è un obbligo culturale; talvolta questa esasperata ricerca volta a soddisfare il nostro palato sembra contraddire la celebre frase "mangiare per vivere, non vivere per mangiare". Probabilmente, se gli Americani mangiassero quantitativamente quanto noi, sarebbero una popolazione ancora più in sovrappeso di quanto non lo siano già attualmente.
La differenza, infatti, è la qualità delle materie prime che vengono utilizzati, probabilmente migliore in Italia, riscontrabile in particolare dal maggior controllo della filiera produttiva; inoltre se in altri paesi prevalgono i prodotti omologati dei fast food, in Italia siamo ricchi di agriturismi, ognuno con le specialità locali.
Aspettando che sulle magliette appaia scritto "il Paradiso è dove tutto è organizzato dagli Italiani" (attesa che potrebbe essere estenuante), ci possiamo consolare a tavola. Non si tratta di un primato di poco conto, anche se non può compensare tutti i difetti del nostro paese.
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02/10/2010
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