Basso is back. Dopo quattro lunghi anni, Ivan Basso sullo Zoncolan ha fatto il vuoto, ha vinto la tappa, ha guadagnato posizioni importanti in classifica, ha ridimensionato il suo compagno di squadra Nibali, si candida alla vittoria finale.

Evans ha preteso di rimanere con Basso. Se fosse salito sul suo passo forse avrebbe perso meno. Scarponi è giunto terzo. Ma la candidatura può diventare vittoria solo se la sua squadra, finora la più forte del plotone, troverà alleati. Forse, in queste ore, già la sera stessa della bella scalata, i diplomatici del pedale, la politica ciclistica sono al lavoro.

Nel Giro del 1960, Anquetil racconta che Geminiani, trainer della squadra, prima della tappa di montagna che il grande cronoman regolarista temeva, gli raccomandò di scalare le vette al suo passo, senza inseguire gli scalatori e sempre con quaranta - sessanta corridori. Anquetil disse che ne sarebbero bastati trenta, ma la squadra ne aveva solo dieci. Geminiani lo guardò e rispose "Allora devo licenziarne trenta, perché ne ho già comprati quaranta." Comprati non vuol dire con soldi, ma con promesse e anche compensi, non uno per uno, ma con alleanze di squadre. Quali sarebbero gli alleati ideali di Basso ? Quelli che non possono più vincere. Cunego o Garzelli ? Difficile il primo, non facile il secondo. Si vedrà, ma il Giro della diplomazia non va ignorato.

Centocinquantamila spettatori sulla salita dello Zoncolan. Il ciclismo, malgrado l'epo, ha ancora una presa popolare nel vecchio continente, mentre cresce in America, come testimonia il Giro di California che si svolge in questi giorni. Si corre anche un Giro della Malaysia. La bicicletta e il suo sport non sono in coma. Lunedì riposo, poi la crono scalata di Plan de Koronas. Ad maiora, mica in senso retorico, ma di altezza montana. Arrivano il Mortirolo di Pantani e il Gavia di Coppi.