Gerico XV Puntata (V parte). Contrasti e dissidi
San Benedetto del Tronto | Prosegue il romanzo del Professor Angelo Filipponi "L'eterno e il regno".
di Angelo Filipponi
E così questa marcia pacifica si era fatta sempre più popolare e cominciava ad ingrossarsi perché la folla ormai aveva costituito un'altra carovana, che intendeva seguire l'altra e che si moltiplicava ad ogni villaggio, che si raggiungeva: questa marciava in modo confuso, alcuni erano armati, altri inermi, molti straccioni, tutti credevano in un Regno nuovo di giustizia, di benessere sociale ed erano anche pronti a lottare, per conquistarselo.
Pochi chiedevano di iscriversi e davano i nominativi perché volevano essere presenti il giorno dopo la pasqua lunare a Yerushalaim: c'erano due esseni che iscrivevano il richiedente e prendeva come testimoni due che si offrivano e garantivano.
Accadde per caso che Jehoshua aveva stabilito di riunirsi a Thirathua e che anche un altro gruppo aveva avuto la stessa intenzione.
Tra i Samaritani del sud Kafedon15 godeva di grande prestigio perché era uomo addetto al culto del Monte Garizim ed aveva armato una schiera con l'intenzione di impedire il passaggio ai Galilei: Kafedon era un facinoroso, imbevuto di idee religiose, seguito da creduloni e da conservatori predicava un giudaismo idolatrico, ma era intransigente separatista, convinto di fare la volontà di Dio, che ora aveva scelto il suo popolo e lui perché il culto fosse non sul monte Sion, ma sul monte Garizim.
I samaritani in epoca romana si erano decisamente staccati da Yerushalaim ed avevano creato un loro culto, con propri sacerdoti e leviti.
Kafedon era un sommo sacerdote di questo culto: egli temeva la minaccia della scissione religiosa e perfino l'abolizione del suo culto, poiché Jehoshua ormai era una celebrità e tutti lo onoravano come l'unto di Dio.
Perciò, accecato dall'invidia e dall'odio, aveva eccitato gli animi ed aveva spinto i suoi seguaci a correre sul monte, luogo scelto da Dio per il suo culto, e a tendere un'imboscata al corteo galilaico.
Egli prometteva che avrebbe mostrato a coloro che salivano sul monte i vasi, che Mosè aveva seppellito.
Perciò, molti samaritani fedeli al culto del Garizim, armati e manovrati da Kafedon, erano venuti ed erano pronti a salire sul monte, ma prima, volevano disperdere il corteo di galilei.
Pilato16, il governatore della Ioudaea aveva saputo di questo scontro imminente tra le due fazioni: il procuratore aveva le sue spie e vegliava.
Le forme religiose e le organizzazioni erano per lui sempre un pericolo, specie se c'erano dei santoni come Jehoshua e Kafedon, capaci di abbindolare le folle e di trascinarle con miracoli.
Inoltre egli diffidava di quel pacifismo di quel Regno dei cieli: egli vedeva sempre l'aspetto politico-militare e dietro ogni manifestazione religiosa subodorava la presenza degli zeloti o dei sicari: non gli era gradito il Regno dei Cieli, anche se lo aveva permesso, su richiesta e di Erode Antipa e dei Samaritani: comunque, se gli veniva data l'occasione, lui si sarebbe rimangiato tutto e l'avrebbe disperso.
A lui romano la parola Regnum/Basileia /Malkut dava fastidio, il sintagma Regno dei cieli sia in greco che in aramaico sottendeva per lui una rivoluzione, una guerra contro la legittimità dell'imperium romano: da qui la sua inflessibilità e da qui la crudeltà dei suoi interventi, da qui l'oculata vigilanza.
Negli incontri-scontri tra gruppi religiosi, poi, bisognava aver occhi ed orecchie ben aperti: sotto i santoni in Palestina c'erano sempre rivoluzionari
Ed, infatti, essendo chiaro che ora le due comunità si sarebbero scontrate, il procuratore aveva comandato al tribuno di far nascondere la sua cavalleria fra la boscaglia nei pressi del Garizim e di attendere gli eventi: intervenisse solo in caso di necessità.
Appena il tribuno vide il gruppo di Kafedon, che attaccava la retroguardia di Jehoshua, decise di dovere intervenire; come un avvoltoio si precipitò sui contendenti.
I due gruppi, sia quel secondo gruppo che seguiva disordinatamente Jehoshua che veniva dal nord-ovest che quello di Kafedon che veniva da sud-ovest, si erano da poco scontrati ed erano alle prime avvisaglie, ancora verbali, quando la cavalleria romana irruppe.
I due gruppi, che si azzuffavano nel nome di Garizim gli uni e di Malkut gli altri, furono sorpresi dagli uomini di Pilato: essi, di fronte al comune nemico, si diedero alla fuga chi in una direzione chi in un'altra.
La maggior parte del secondo gruppo, di seguaci di Jehoshua, disordinato, fu circondata e fatta prigioniera e quasi tutti i seguaci di Kafedon trucidati perché erano costituiti essenzialmente di armati, venuti per combattere.
I capi galilaici e il corteo che appariva pacifico sfuggirono quasi tutti, anche una colonna di zeloti che, contro l'ordine essenico, schieratasi in difesa, riuscì a ripiegare e a riimmettersi nel gruppo, mentre i romani se la prendevano con gli infelici sostenitori di Garizim.
Inoltre erano giunti quasi in una zona dove i cittadini subito li coprirono, schierandosi in massa davanti alle truppe romane, che avevano sterminato i samaritani e che erano incerti di fronte ad un corteo, che appariva composto quasi essenzialmente da religiosi, dove gli armati avevano un compito difensivo.
Jehoshua dopo questi eventi fece fare una pausa pensò bene di far riposare tutta la comitiva nelle vicinanze di quel paese, che era stato saccheggiato dai romani: al mattino avrebbe ripreso la marcia verso il Giordano, sulle cui rive avrebbe atteso notizie dalla Perea.
Il corteo, nonostante l'attacco, era rimasto compatto ed ordinato, fiducioso nella protezione di Dio, convinto che Jehoshua avrebbe operato qualche miracolo e avrebbe difeso i suoi fedeli dai nemici: aveva perso, però, tutte le vettovaglie e molti già cominciavano a sentire la fame.
Erano tutti affamati, il mattino, quando i sacerdoti diedero il via e cantando camminavano verso il Giordano.
Avevano già superato Sichem e scendevano verso un torrente, affluente del Giordano, mentre erano inviati alcuni di ogni plotone a prendere acqua dal pozzo di Giacobbe, più per un rito che per bisogno, come per affermare l' autorità comunitaria sul luogo.
Sulle rive scoscese del ruscello furono fatti sistemare a gruppi secondo l'ordine di marcia: si doveva ripartire due o tre ore dopo, per arrivare al Giordano di fronte ad Amathus.
Il riposo accentuò la fame e molti cominciarono a chiedere da mangiare.
Allora Jehoshua disse: ho compassione di questa folla perché, come pecore, va cercando di brucare, da quasi tre giorni non ha da mangiare e non può restare digiuna, altrimenti non comminerà più e verrà meno per strada.
Shimon ed altri dicono: noi abbiamo perso tutto, maestro durante l'attacco, i viveri erano in coda, ora abbiamo solo qualche pane.
Quanti pani avete? Chiese il maestro
Maestro, qui, in questa zona, non ci sono paesi, dove possiamo trovare pani per sfamare tanta gente! Risposero senza rispondere alcuni discepoli.
Quanti pani avete? Ripeté seccato.
Sette e pochi pesciolini Risposero allora i discepoli.
Date ordine di sedersi per terra. Comandò Jehoshua che era in preda ad agitazione interiore, come in uno stato di concentrazione e di allucinazione.
Tutti obbedirono e ognuno fece secondo il volere del maestro, anche se non si comprendeva il motivo di sedersi per terra.
Allora Jehoshua alzò gli occhi al cielo, si concentrò, benedisse i pani, li spezzò in parti e li dava ai discepoli. Questi stesero i mantelli per terra e sopra vi mettevano i pani, che si moltiplicavano passando di mano in mano, che non cessavano mai di formarsi sempre di nuovo, sempre croccanti e freschi come sfornati allora. Allora i discepoli, vedendo che i pani si moltiplicarono enormemente e che crescevano a dismisura, cominciarono a cercare ceste dove mettere il cibo. Essi trovarono delle ceste e vi mettevano dentro i pani e i pesci che uscivano, come da una fonte, dalle mani del maestro, che li passava a Shimon e Shimon a Andreas: le ceste venivano portate via e subito riempite: i diaconoi non facevano in tempo a vuotare che altre erano pronte. La folla cominciò a mangiare i pani e i pesci senza sapere niente.
Ma gli esseni cominciarono a gridare: Dio è con Noi, il pane viene dal cielo, Jehoshua moltiplica i pani. Allora i discepoli cominciarono a guardare le diecine di ceste riempite e le centinaia di pani e di pesci e gridavano: Sia lode a Dio! Jehoshua è il nostro re, il nostro soter, il nostro euergetes!
Tutti erano sbalorditi: allo sbalordimento seguì la riflessione e a questa un silenzio irreale in cui si avvertiva perfino la folla che non mangiava, quasi bloccata dal miracolo col pane in mano e con la bocca semiaperta.
Poi si cominciò a mangiare avidamente e a parlare, a scherzare, a lodare il Signore per la fortuna di aver una guida come Jehoshua: un condottiero che sapeva sempre trovare la soluzione a tutto, perfino alla fame. Tutti mangiarono e tutti si saziarono.I diakonoi raccolsero i resti del pranzo e riempirono sette sporte. Mentre tutti gridavano hallellujah ed avevano quasi dimenticato il pericolo corso a Tirithaua ed erano festosi, Jehoshua disse:
Voi pensate al pane e dimenticate la via.
Il vostro pane sia fare la volontà del padre, il vostro companatico percorrere la via.
Solo se entrerete nella via stretta, voi capirete di essere entrati per la via che conduce alla vita, se invece entrerete per una larga e spaziosa, sappiate che quella è la via della perdizione: molti percorrono questa, pochi penetrano nell'altra.
Voi sarete nella giustizia solo se farete tutte quelle cose che voi volete che gli altri facciano a voi stessi: allora capirete di essere nel Regno dei Cieli.
Si riprese il cammino.
Appena arrivarono al Giordano, e là, il giorno dopo, giunsero tre messaggi: uno dei samaritani, che, accordatisi con i Galilei, avevano preparato una lettera da inviare al governatore di Siria per lamentarsi della strage fatta da Pilato e chiedevano la loro partecipazione e quella di alcuni dignitari della corte di Erode Antipa; un altro, inviato dal centurione Cornelio, che diceva che all'ora, in cui Jehoshua aveva detto Bene!, il suo servo era guarito ed egli aveva inviato doni per lui e la comunità, come ringraziamento, e si proclamava suo discepolo; un terzo, portato da una dozzina di peraiti che dichiaravano di essere pronti, come stabilito, per l'ingresso in Jerushalaim e chiedevano di essere accolti, come rappresentanti nel corteo. Si decise all'unanimità di firmare la lettera contro Pilato.
I capi del corteo, riunitisi, apposero la firma e convalidarono la versione dei fatti contro Pilato, la cui azione militare era ritenuta del tutto inopportuna ed estremamente violenta.
Non ci fu accordo sull' accettare i doni di Cornelio che, essendo impuro, avrebbe contaminato ogni cosa, che, quindi, risultava indegna di un pio giudeo.
Alla fine, comunque, la maggioranza impose l'accettazione dei doni e propose una specie di noviziato propedeutico per il centurione, ai fini di una purificazione.
Si accolse con entusiasmo la richiesta della delegazione peraita, che fu assicurata che sarebbe sfilata insieme ai capi della spedizione.
Mentre riposavano e, nel campo c'era un grande silenzio, era giunto da Betania un cavaliere che svegliò quasi tutti, portando una notizia di morte: il gigante Lazar era morto e le sorelle imploravano il Maestro di affrettarsi per vedere almeno morto l'amico per l'ultima volta.
Jehoshua fu molto turbato, ma disse a tutti: Tornate a dormire; quando saremo giunti a Betania, Dio provvederà ed io sveglierò l'amico Lazar.
Il mattino tutto il campo, dopo le rituali abluzioni e le preghiere corali, parlava della morte di Lazar, lodando la bravura ed esaltando la forza, commiserando la sua fine: fu dato il segnale di partenza e la comitiva, silenziosa, mesta, pensierosa, ripartì e si diresse alla volta di Gerico (Yeriho) 17.
YERIHO (GERICO)
Dopo un paio di ore di cammino, di fronte agli occhi dei capi apparve Gerico (Yericho), splendida in tutta la sua bellezza.
Soffusa di luce apparve all'improvviso la città con le sue mura antiche, con i suoi palmizi e con un'oasi.
La città, antichissima era stata conquistata da un altro Jehoshua 18, il figlio di Nave, il successore di Mosè, allo squillo delle trombe sacre, che accompagnavano l'arca dell'alleanza, portata solennemente in processione.
I capi decisero anche loro di fare suonare le trombe.
Si voleva segnalare l'arrivo di un altro condottiero, quello del nuovo Jehoshua, il capo della nuova alleanza, il loro Unto, l'adir.
I cittadini presi da entusiasmo, si riversarono davanti alle mura, come se stessero già attendendo e i capi della città si fecero avanti e in processione solenne avanzarono per rendere omaggio al nuovo Signore, al Meshiah e lo salutarono con questo nome mentre la fola si inginocchiava riverente.
L'ambiente era di divina magia e ogni cosa risplendeva di luce, essendo l'aria pura.
A mezzogiorno, Yeriho era splendida sotto i raggi del sole: la sua bellezza naturale era stata esaltata dalle costruzioni di Erode, che l'aveva voluta ricostruire, nel punto della Grande pianura, più fertile, alla sinistra del Giordano, un po' lontana da quella antica.
Si scorgevano i monumenti più grandi come l'ippodromo, l'anfiteatro e il castello di Cipro, madre del re: gli esseni, però, maledicevano Erode e tutta la sua stirpe.
Essi guardavano solo la bellezza naturale del luogo, lodando Dio .
Guarda la grande pianura, diceva Andreas a Johanan, che gli era accanto.
Adonai ha creato veramente una perla costruendo Yieriho: sembra incastonata in mezzo ad una natura selvaggia, serrata da una catena, nuda ed infeconda!
Ed il giovane aggiungeva:
E' proprio un miracolo la sua fertilità!
Dappertutto è circondata da zone impervie e desertiche: a nord fino al territorio di Scitopoli e a sud fino alle terre dei Sodomiti e all'estremità del Lago Asfaltite si trovano solo regioni brulle, disabitate del tutto sterili!
Johanan ancora di più marcava la sterilità dei luoghi circostanti e rilevava il miracolo della posizione di Jeriho: Andreas, guarda allora dall'altra parte.
Dirimpetto s'innalza la catena che fiancheggia il Giordano, che comincia da Giuliade e si protende a sud fino a Somora che confina con Petra in Arabia e comprende anche la Montagna di ferro, che raggiunge la Moabitide: è tutto uno squallore e non c'è ombra di vegetazione
Solo Yeriho è fertile, tutte le altre sono regioni aride, infuocate, sono deserto!
Shaddai , l'altissimo ha così voluto, Johanan, diceva Andreas
Adonai è grande: al signore Dio tutto è possibile! Aggiungeva l'amico
Ed Andreas ora parlava dei meravigliosi palmizi e soprattutto della fonte che sgorgava da una sorgente presso l'antica città, distrutta dal figlio di Nave.
Allora Johanan gli diceva entusiasticamente:
pensa, Andreas, un tempo la fonte era cattiva e puzzolente e poi è diventata sorgente della vita!
Tu conosci certamente la storia di Eliseo, il profeta.
Si racconta che quella fonte era anticamente così putrida tanto che faceva morire i frutti della terra e degli alberi e perfino i feti delle donne e che guastava ogni cosa.
Un giorno, però, capitò lì il profeta Eliseo19 , che fu ospitato ed onorato dagli abitanti.
Il profeta accettò le tante manifestazioni di affetto e e si senti felice per la loro straordinaria accoglienza.
Andandosene, volle far dono di un beneficio inesauribile per loro e per il paese.
Il vecchio profeta si avvicinò alla fonte, vi gettò dentro un vaso pieno di sale. e con la mano agitò l'acqua e, poi, dopo averla benedetta, levò al cielo la mano destra, versò sulla terra libagioni propiziatorie, rivolse alla terra la preghiera di render dolce la fonte e di aprire le vene più dolci .
Pregò il cielo di mescolare all'acqua i soffi più vitali e insieme di concedere frutti abbondanti e numerosa prole e di non far mancare mai l'acqua fino a quando essi sarebbero rimasti giusti.
Egli fu il primo a berla.
Cosi pregando e cosi facendo, cambiò la natura della fonte e volse l'acqua della sterilità in acqua della prolificità, capace di irrigare una piana, lunga settanta stadi e larga venti.
Ed Andreas esclamò: Yeriho è davvero la perla di Giudea!
Ed aggiunse: le sue palme sono varie e alte ed hanno grossi datteri che emanano un miele buono come quello delle api!
Non per nulla, soggiunse Yohanan Yericho è considerato il paese favorito da Dio
A Yeriho crescono le piante più rare e belle del mondo- il pregiato mirobolano, il cipro e l'opobalsamo -!
Ogni cosa, che viene da Gerico, ha gusto differente e proprietà curative!.
Yeriho è famosa per la combinazione di purezza dell'acqua e del calore dell'aria: infatti l'una fa spuntare e aprire i germogli, mentre l'umidità fa crescere salde radici e le tiene vive in estate, quando la regione è così infuocata che nessuno esce di casa.
Andreas e Johanan seguitavano a scambiarsi le loro conoscenze facendo a gara;
l'acqua, diceva il primo, se attinta prima del levare del sole, diventa poi, esposta all'aria, gelida, anche se di fuori è un inferno; e d' inverno è tiepida ed è piacevole a bagnarvisi.
Certo, certo, incalzava il secondo, aggiungendo: il clima è così temperato che i paesani si vestono di lino, mentre nevica nel resto della Giudea e fa freddo in Gerusalemme, che dista solo centocinquanta stadi.
Yeriho è davvero il nostro paradiso! concludevano, quasi all'unisono, i due amici .
I giovani stavano ancora parlando di Yeriho, quando lungo la via decumana arrivavano i cittadini che, accompagnati da Teudione ed alcuni idumei, venivano a riverire e a salutare festosamente il maestro.
Dopo aver fatto una splendida accoglienza, i capi della sinagoga confermavano la loro adesione alla giusta causa del Regno dei cieli e la loro presenza a Jerushalaim per la data stabilita.
Dalla parte opposta, passando sotto il castello di Cipro, venivano in processione, guidati dal maestro di Giustizia gli esseni, come stabilito.
Era uno spettacolo vedere gli esseni!
I mille esseni, erano schierati, in dieci file di cento uomini, preceduti dai dodici capi e dai tre sacerdoti.
Essi, secondo gli accordi, dovevano aprire il corteo e procedere verso Betania.
Ora la sosta era finita e bisognava ripartire. Non si era ancora partiti, quando arrivò una delegazione mesopotamica: erano uomini di Asineo che portavano un messaggio del loro satrapo, autorizzato da Artabano ad invadere la Traconitide e la zona ituraica.
Il capo esseno, dopo un breve consulto con i suoi collaboratori, lesse ad Jehoshua il testo, che era cifrato, in codice, numerico, secondo il sistema pitagorico: Asineo ad Jehoshua shalom: le nostre truppe sono entrate in Iturea e i nemici sono in fuga verso Antiochia, noi occupiamo per ordine di Artabano tutta la sponda eufrasica, esclusa Damasco, che è di Areta , nostro socio che controlla le zone circonvicine: noi tutti attendiamo ordini tuoi, o meshiah.
Alla lettura seguì un lungo applauso e poi una gioia incontenibile prese tutti: i re amici si erano messi a disposizione del Meshiah riconosciuto ed onorato: il Malkuth ora era una realtà.
Allora gli esseni diedero l'ordine di marciare.
Tutti erano pronti e già disposti per procedere secondo gli ordini.
Mentre si stava per uscire da Yeriho ed s'iniziava la salita verso il paese, due ciechi, seduti sulla strada, sentendo la folla che avanzava e che Jehoshua passava, cominciarono a gridare: signore, figlio di David, abbi pietà di noi!
Alcuni esseni si avvicinarono a loro, li sgridarono e li invitavano a tacere, ma essi gridavano ancora più forte: Signore , figlio di David, abbi pietà di noi.
Jehoshua allora si fermò e si diresse da loro e chiese: cosa volete che io faccia per voi?
I due alzarono il viso verso di lui e gridarono: che i nostri occhi vedano, Signore!
Jehoshua provò per loro una forte compassione.
Allora toccò i loro occhi, li pulì con un po' di saliva: essi immediatamente videro.
Mentre i due gridavano, pazzi di gioia, la loro gratitudine, tutto il corteo cantava le lodi di JHWH e il maestro di giustizia intonava i canti del ringraziamento.
La popolazione di Yeriho, che seguiva ancora il corteo, cominciò a gridare: Osannah, Allelluiah
E tutti quelli, che marciavano, si fermarono e cominciarono a battere le mani , mentre cantavano i salmi.
I due ciechi, ora che vedevano, ora che comprendevano il grande evento che si stava verificando, vollero seguire il loro benefattore.
Nessuno li poté trattenere.
Jehoshua allora disse: andiamo a Betania, a svegliare Lazar!
Ma tutti dicevano, guardandosi in faccia, stupiti, meravigliati, incerti: ma Lazar non è morto da quattro giorni!
Tutti, seppure dubbiosi, seguivano quelli che andavano davanti e che erano accanto ad Jehoshua
che, preceduto dal gruppo di esseni, era circondato dai capi della qetullah di Caphernaum e dai principali cittadini delle città, in cui erano passati: Jehoshua aveva un portamento regale.
Resurrezione di Lazar
Avevano già fatto quasi cento stadi e già vedevano il paese, quando Marta20, la sorella maggiore di Lazar, con molte amiche e qualche uomo veniva correndo, verso il corteo, che avanzava a fatica data la ripida salita.
Jehoshua intanto andava ripetendo a tutti:
Lazar, l'amico nostro, dorme; ma io vado a svegliarlo.
I discepoli erano sorpresi e non capivano il suo linguaggio: sembrava che il maestro fosse contento e che non si trattasse di un morto.
Allora Jehoshua disse apertamente:
Lazar è morto: Io godo di non essermi trovato là, perché voi crediate.
Andiamo da lui.
Thomas21, detto Didimo, era un discepolo molto acuto e comprese che Jehoshua voleva dire qualcosa di diverso e pensò che tutti dovevano andare a morire e lui, desideroso di seguire dovunque il maestro, subito disse:
andiamo a morire anche noi con lui!
Marta era giunta vicino al Maestro e, in tono di rimprovero, gli disse:
Signore, se tu eri qui, mio fratello non sarebbe morto, ma ,anche adesso, so che qualsiasi cosa tu chiederai al padre, egli te lo concederà.
Jehoshua si intenerì a quelle parole .
La guardò con affetto e le disse: Marta, tuo fratello risorgerà!
Oh! certo, Signore. Io so che risorgerà il giorno della resurrezione! Sussurrò la donna.
Io sono la resurrezione e la vita! Chi crede in me, anche se morto, rivivrà e chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?
Si, Signore, disse Marta: io credo che tu sei il Christos.
Mentre la donna, turbata, ansiosa ed agitata, andava a chiamare la sorella Maria, che era rimasta in casa e quasi la trascinava per incitarla a venire dal Maestro.
I presenti restavano sorpresi davanti alle parole di Jehoshua e meditavano tra loro sul significato, ma rimanevano stupiti di fronte all'enunciato io sono la resurrezione e la vita
L'affermazione non era umana: se era umana, di un uomo, era punibile di morte!
I singoli termini non sembravano parole di un uomo, ma erano proprie di Dio.
Essi, uomini tutti di legge, che commentavano la legge, le leggevano come proprie di un Dio che parlava ed operava per mezzo della figura umana di Jehoshua, che andava perdendo i suoi connotati di uomo: ma erano turbati, profondamente turbati.
Erano le parole di JHWH creatore, erano logos: la parola azione del santo !
Guardavano, comunque, il maestro ed attendevano
Jehoshua, il maestro, fremeva ed era come se fosse pervaso da una forza misteriosa e divina: la divinità sembrava penetrare in lui, che risplendeva ora di una luce nuova.
Il maestro non era ancora entrato nel villaggio.
Era rimasto là, dove Marta l'aveva incontrato.
Allora altri giudei venivano a lui accompagnando Maria, che, sollecitata dalla sorella, ora si affrettava ad andare dal maestro: i compaesani, però, la vedevano troppo ansiosa e smaniosa e pensavano che andasse al sepolcro per piangere suo fratello, non avendo neanche capito le parole di Marta, confuse e pronunciate a mozziconi, significative solo per i gesti di accompagnamento.
Maria, appena vide Jehoshua, ripeté le stesse frasi della sorella con lo stesso tono di rimprovero. Allora Jehoshua cominciò a fremere ancora di più, mentre i suoi occhi lacrimavano tanto che i vicini dicevano l'un l'altro:
Guarda come l'amava, ma lui che ha aperto gli occhi ai ciechi, non poteva impedire che Lazar morisse!
Sempre fremente e come in trance, il maestro chiese:
Dove l'avete messo?
Signore, vieni e vidi, ma sappi che è morto da quattro giorni e già puzza, soggiunse Marta, piangendo.
Andarono verso un grotta, dove l'avevano messo e tolsero il masso che tappava l'entrata.
Jehoshua alzò gli occhi al cielo e disse:
padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato: io lo so che mi ascolti sempre, ma l'ho detto per tutti questi che mi sono intorno perché credano che tu mi hai mandato.
Poi gridò ad alta voce:
Lazar, vieni fuori!
E il morto venne fuori con le mani e i piedi fasciati e la faccia avvolta nel sudario: sembrava una mummia gigantesca, mossa da una mano invisibile che lo spingeva verso chi l'aveva richiamato a vita.
Lazar fu subito sciolto dalle bende.
L'urlo delle donne e le grida degli uomini, disumane, scoppiarono come un tuono dopo un silenzio lungo ed irreale, in cui il gigante cercava di muovere i passi, con gli occhi sbarrati, fissi sul suo benefattore.
Gli Esseni, per primi, si inginocchiarono e con la faccia verso terra pregavano, ringraziavano Shaddai.
Il maestro di Giustizia osò dire:
Dio mio, Dio mio, tu vinci la morte, tu sei la vita!
E poi rivolto ad Jehoshua:
Signore, tu sei il prediletto di Dio, guidaci e che il Regno dei cieli si compia.
JHWH è con noi!
Gli altri non sapevano neanche cosa facessero: dicevano soltanto che veramente Jehoshua era il santo, l'adir, l'unto di Dio venuto per liberare il suo popolo.
Poi gli esseni si ripresero dallo stordimento e come guidati da uno spirito divino, si separarono dagli altri, vollero isolarsi.
Si era fatta notte ed essi si misero a pregare: le loro preghiere si protrassero per tutta la notte; una notte di ringraziamento e di attesa, mentre gli altri si addormentarono, chi qua chi là disordinatamente, a gruppi.
Il sole non era ancora sorto, gli esseni smisero di pregare e fecero due stadi da soli e giunsero sul monte degli Ulivi.
Il sole, che spuntava alle loro spalle, li illuminava e già colpiva la città santa, tanto che Jerushalaim risplendeva di luce e il suo tempio sembrava un tesoro.
Gli esseni, vedendo la città imperlata di luce, da Har ha zetim (Getsemani, monte degli ulivi) piansero e poi dissero:Jerushalaim, presto sarai libera!
Il tuo re sta per arrivare; godi, Jerushalaim, i tempi sono giunti.
Il signore ora è con te: nessuno potrà fermare ciò che l'eterno ha stabilito da sempre.
Gloria ad Jerushalaim.
Il Maestro di Giustizia alzò la mano sulla città e tutti gli altri alzarono le mani verso Jerushalaim e gridarono insieme, come se recitassero insieme un salmo :
finalmente, o signore è giunto il tuo momento!
Finalmente inizia il tuo regno, o Signore !
E il maestro di Giustizia, allora, pregò:
sia benedetto(baruch) benedetto, reso santo il nome di Dio
e tutti gli altri gridarono : hallelujah.
Gli esseni ora videro Jehoshua, anche lui pervaso di luce, quasi fosse un portatore di luce.
E vedendo Jehoshua che stava arrivando con gli altri capi, anche loro fasciati di luce, insieme gridarono:
Osanna all'eletto del Signore, osanna al Dio degli eserciti!
Tutto il popolo galilaico, che seguiva, gridò:
il meshiah è con noi!
Yerushalaim l'attende: tremino i nostri nemici: il furore del nostro Dio è su di loro.
Note della V parte
1 Gamla significa Cammello. Molti critici biblici la ritengono la vera patria di Gesù, proprio per quel dirupo, di cui parla Luca (4,28-29; tutti furono presi da furore ed, alzatisi, lo cacciarono fuori della città e lo condussero sulla cresta del monte, sul quale la loro città era stata costruita, per precipitarlo di sotto), che non è possibile trovare a Nazareth che, in epoca romana , secondo loro, nemmeno esisteva.
2. Zimari era un capo giudaico babilonese, chiamato da Erode il Grande ad insediarsi in Traconitide per cacciare i briganti che infestavano la regione. Compiuta l'impresa, fu nominato dal re suo rappresentante: Il tetrarca Filippo e lo stesso Erode Antipa avevano grande rispetto dei figli di Zimari, che, in varie occasioni, erano stati partecipi delle loro imprese e che spesso li servirono come ufficiali ( Flavio, Antichità Giudaiche, XVII, 29 e sgg) Specie Iacimo, che aveva organizzato i babilonesi in un agguerrito corpo di cavalleria, fu molto utile ai figli di Erode. Suo figlio Filippo, uomo, dotato di grande forza e di molte altre virtù, fu un fedelissimo amico di Erode Agrippa I e suo comandante generale delle truppe .
3 Isaia è un grande profeta del regno di Giuda (742-693 a.C.), che predice la nascita prodigiosa dell'Emmanuel (7,3-14).
4 Aram dei due fiumi è la Carre greca conosciuta per le sue grotte e caverne oltre che per le sue tipiche costruzione come già abbiamo detto.
5 Era il capo-prefetto dei novizi.
6. Era una specie di episcopos, un sovrintendente capo o sacerdote o laico.
7. Era un amministratore sacerdote con funzioni ispettive.
8. Era più un formatore che un amministratore, responsabile del comportamento degli esseni adulti. Egli era considerato per le sue doti ascetiche.
9. Antigono, figlio di Aristobulo aveva combattuto contro Erode il Grande e contro Hircano, suo zio, dal 40 al 38 a. C. e con l'aiuto dei Parti aveva sconfitto i nemici e conquistato Gerusalemme ed aveva fatto incendiato le abitazioni degli esseni, che poi furono ristrutturate da Erode, ma furono quasi del tutto distrutte subito dopo da un violento terremoto. Archelao (4 a.C.-6 d.C.) diede poi l'autorizzazione di ricostruire gli edifici ed ordinò di cambiare nome. Damash Lazhar dovrebbe essere il nome dato in tale occasione.
10 Alessandro Iamneo fu re asmoneo (!03-76 a.C.) e perseguitò i farisei, che si rifugiarono nella zona oggi chiamata Qumran , dopo che 6000 giudei furono massacrati ed 800 di loro furono crocifissi, dopo aver visto lo spettacolo di mogli e figli torturati ed uccisi
11 Maestro di Giustizia è il capo della comunità di Qumran: egli garantisce la purezza della comunità sia sul piano dottrinale che quello pratico
12 Ezechiele è un grande profeta attivo, tra il 593 e 573 a..C. , in epoca babilonese
13. Erode Antipa nel 32 d.C., essendo compromesso con Seiano, teme la reazione di Tiberio e perciò si avvicina scaltramente all'elemento zelotico e partico. Potrebbe perfino aver permesso lo spostamento di Jehoshua.
14 Scitopoli ( è l'odierna Beat Shean ) è una grande città della Decapoli.Si vedono su un'altura l'acropoli con il tempio di Zeus -fuso con Shaddai dio delle alte montagne- , sulla pianura un altro tempio, una fontana una basilica e un monumentale edificio e una lunga strada porticata Cfr Flavio Antichità Giudaiche V,84 dà l'antico nome di Bethesana ( Bethsan, VI,374, XII 348, XIII,188) , poi mutato in greco forse a seguito di una nuova colonizzazione
15 E' personaggio conosciuto solo da Giuseppe Flavio. Il nome, però, è inventato (Flavio, Antichità Giudaiche, XVIII,85 e sgg)
16 Ponzio Pilato , dopo la morte di Seiano, si era riavvicinato ad Erode Antipa in quanto ambedue erano incerti del loro avvenire (Sull'attività di Pilato in Giudea cfr Flavio Antichità Giudaiche, XVIII,55 e sgg)
17 Yericho è l'attuale Gerico , città antichissima , nominata varie volte da Giuseppe Flavio sia in Storia Giudaica che in Antichità Giudaiche. In epoca profetica al tempo di Elia e di Eliseo fu centro rinomato non solo per la sua fertile vallata ai margini orientali dei Monti di Giuda. Con Erode il grande ebbe un nuovo aspetto e una sistemazione urbana ellenistica: fu costruita una nuova città a SO della prima e fu ornata di ippodromo, di anfiteatro e del Castello di Cipro (nome di sua madre) di giardini e di un palazzo come domicilio invernale (di cui ci sono ancora tracce).
Il luogo era punto di incontro di Giudei che venivano dalla Perea e dalla Galilea, intenzionati a salire a Gerusalemme per le feste pasquali.
18 Si tratta di Giosuè di Nave , il celebre condottiero che entrò nella Terra di Canaan ( Cfr Flavio,Ant. Giud., V, 1 e sgg)
19 Eliseo è un profeta, discepolo di Elia, vissuto sotto il regno di Joram (852-843) e dei primi anni del regno di Jehu (843-816) re di Israele.
20 Si tratta di Marta e di sua sorella Maria, noti personaggi dei Vangeli (cfr Giovanni,11. 1 sgg; 12, 1 sgg; Matteo,26,6-13; Marco 14,3-9).
21 Si tratta di Tommaso, l'apostolo detto Didimo ( in greco vale fratello gemello come Tomash in aramaico), noto nei vangeli perché volle mettere il dito nel costato di Gesù risorto.
E' scrittore di un Vangelo apocrifo, gnostico, in lingua copta, oggi abbastanza conosciuto.
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29/01/2010
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