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Alessio Pierantozzi ha presentato “Dio il non creato”. Può la ragione umana parlare di Dio?

San Benedetto del Tronto | Alessio Pierantozzi ha raccolto la sfida di un’ indagine impegnativa che lo ha occupato per diversi anni e i cui risultati ha condensato, per rielaborazioni successive, nel libro.

di Maria Teresa Rosini

E' possibile incontrare Dio? E chi è Dio? Quali esperienze umane possono a ragione essere individuate come incontro con "qualcosa" o "qualcuno" che trascenda i limiti e le condizioni della vita dell'uomo così come storicamente e culturalmente dati?

Una molteplicità di contributi filosofici e scientifici hanno sostenuto la ricerca di Alessio Pierantozzi intorno a questi interrogativi. Il suo libro "Dio il non creato", edito da Armando, è una ricognizione razionale che, a partire da esperienze personali e con l'utilizzo rigoroso di un procedimento logico deduttivo, tenta di ricondurre in un discorso unitario, che utilizza come riferimenti principali la psicologia junghiana e la filosofia orientale, i temi del rapporto tra conscio e inconscio e la percezione del "Nulla" (non-esistente) come condizione per accedere all' "illuminazione" cioè ad un canale di comunicazione con la trascendenza (il non creato).


Il pregio di questo lavoro consiste nello sforzo di rendere questo percorso comprensibile al lettore attraverso il ricorso a tutta una serie di strategie comunicative mutuate dalla sua formazione scientifica (è un ingegnere areonautico e aereospaziale) come grafici, diagrammi di flusso, tabelle.
Inoltre i concetti presentati vengono collegati gli uni agli altri in modo da non lasciare "vuoti" di significato riassumendo di continuo e riannodando i fili di quanto già espresso e agganciando le conoscenze le une alle altre in un continuum di significati in cui il precedente è il presupposto del successivo.

La storia del pensiero umano e le forme artistiche in cui questo si è espresso rimandano sempre ad esperienze in cui la speculazione filosofica e scientifica o l'intuizione poetica e visiva portano le tracce di un contatto con una, in qualsivoglia modalità intesa, "trascendenza" che Pierantozzi definisce come "non creato" attribuendogli tra gli altri il carattere di "non esistente", "conoscenza pura", "assenza di forma". Potremmo definire queste esperienze stati alterati o affinati di coscienza che trovano poi concretezza ed espressione in opere letterarie e artistiche o in intuizioni e "visioni" che hanno costituito i presupposti di rivoluzionarie teorie scientifiche

Le più recenti indagini sul funzionamento del cervello e le teorie sulla mente e sull'io, nonché i progressi compiuti negli studi relativi alle più gravi e ricorrenti patologie psicologiche e psichiatriche (con la scoperta dei sorprendenti benefici che la somministrazione di sostanze chimiche svolgono nella remissione di alcune patologie più o meno invalidanti), rendono gli interrogativi affrontati nel libro avvincenti e affascinanti.
Che relazione c'è tra quella che storicamente è sempre stata chiamata "follia" ( e che oggi ha assunto una molteplicità di forme definite in base ad una serie di parametri cui corrispondono altrettanti diversificati metodi di cura) e la percezione del non creato? O tra il genio creativo, la poesia e il non creato? E che relazione c'è tra Io, mente e cervello?

Con coraggio e grande fiducia nelle capacità dell'intelletto umano di disporsi con umiltà ad una sistematizzazione graduale dell'esperienza in generalizzazioni di senso, Alessio Pierantozzi ha raccolto la sfida di un' indagine impegnativa che lo ha occupato per diversi anni e i cui risultati ha condensato, per rielaborazioni successive, nel libro.

Esso non pretende di offrire una trattazione esauriente di tutte le questioni che il tema in oggetto (relazione tra creato e non creato) solleva e neppure di dare conto di tutte le modalità interpretative attraverso le quali può essere approcciato. Può costituire però uno stimolo alla ricerca personale che attraverso sollecitazioni culturali magari di matrice differente, può condurre a chiarire aspetti poco sondati della propria esperienza rispondendo alla domanda affascinante ed eterna sul senso e sulla proiezione della nostra vita.

25/10/2009





        
  



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