Come Angelo Filipponi ricorda il suo ex alunno Eugenio De Signoribus
San Benedetto del Tronto | Ho un ricordo preciso di Eugenio De Signoribus, di un ragazzo schivo e riservato, che seguiva le lezioni di latino e storia, insieme all'amico Croci, con diligenza.
di Angelo Filipponi

Eugenio De Signoribus
Allora , euforico, fresco di studi, specie linguistici, insegnavo la metrica latina (specie l'esametro e il distico elegiaco, la strofa saffica ed alcaica), l'uso delle figure retoriche, l'esame del testo, mostrando come si faceva la recensio, l'examinatio,l'emendatio, operando sui codici e facendo l'albero con archetipo e testimoni.
La mia lezione, nonostante il tecnicismo lessicale morfo-sintattico, metrico, linguistico e storico, passava miracolosamente nei giovani della classe IV B, che non avevano basi né grammaticali né sintattiche, ma erano coinvolti e trascinati nello studio: i risultati dei compiti in classe evidenziavano un livello infimo da uno, due, tre, in cui rarissime erano le sufficienze, eppure in breve si costituì un legame tra insegnante e classe che credo sia durato fino ad oggi: a Ripatransone un insegnamento di latino di tale genere non si era mai sentito.
In breve tutti sapevano leggere in metrica Orazio, erano capaci di tradurre brevi brani di Quintiliano e di commentarli , erano abili nelle questioni culturali e letterarie, migliorando, però, di poco nelle traduzioni: alcune alunne ed alcuni alunni si distinguevano nel profitto e tra questi De Signoribus.
Sono passati 45 anni da allora: per me tutti i volti degli alunni della IV B sono impressi nella mia memoria; li ricordo perfino nei loro rispettivi banchi, sapendone perfino dire la loro precisa collocazione.
Di Eugenio De Signoribus, Premio Viareggio nel 2008, ho letto qualcosa di Case perdute e di Principio del giorno e Ronda dei Conversi, essendo tutto preso dalla mia ricerca linguistica e storica : troppo poco per dare una valutazione.
Comunque, avevo già intravisto la profondità di pensiero ed era convinto che, se avesse operato tecnicamente, sul piano lessicale, ed avesse composto il piano dei contenuti con quello dell'espressione, sarebbe stato un grande poeta.
Ora, non posso definire, essendo stata la mia lettura superficiale, la poetica di De Signoribus, ma posso condividere nel complesso il giudizio di G. Calcagno " la sua poesia è tutta interiore, fra gli istmi e le chiuse in cui si muove, alla ricerca di un passaggio stretto illuminato da un ‘intemittente luce religiosa".
Complimenti, comunque , e congratulazioni, anche se tardive, ad Eugenio De Signoribus per aver coltivato la poesia, di avere seguito la tradizione classica aggiungendo la sua personale "mestizia" , e di avere saputo tradurre in immagini poetiche il profondo dissidio dell'Uomo.
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19/05/2009
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