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L'importanza delle Guardie Giurate

Teramo | Guardie Giurate d’Italia per la sicurezza privata e pubblica. Per stare al passo dell’Unione Europea, occorre riconoscere loro lo status di Pubblico Ufficiale in servizio.

di Redazione

(foto d'archivio)

Essere o non essere? Potremmo giustamente citare il dubbio amletico del grande drammaturgo Shakespeare per cercare di inquadrare la secolare problematica legislativa del corpo di polizia privata d'Italia, meglio conosciuto da tutti come: vigilanti o guardie giurate. Hanno anche la loro Preghiera ufficiale. Lavoratori che non chiedono la Luna alla classe politica italiana, bensì la dovuta attenzione, affinché la categoria possa avere la giusta riforma giuridica che da anni il settore chiede.

Per non essere più regolamentato da regi decreti ma da fonti normative al passo con i principi comunitari dell'Unione Europea. La materia esula certamente dalle competenze attribuite al Parlamento Europeo dai trattati istitutivi dell'Unione e si fonda sul diritto del lavoro dello Stato membro. Ossia, nel nostro caso, l'Italia.

In Provincia di Teramo, ad esempio, dal regolamento per il rilascio del riconoscimento della qualifica di guardia giurata volontaria, possiamo desumere i principi di legge della materia. Tuttavia, con sentenza del 13 dicembre 2007 della Corte di Giustizia della Comunità Europea (C 465/05), il Giudice ha stabilito che alcune norme del Testo Unico e quelle corrispondenti del relativo Regolamento di esecuzione, contrastano con i principi comunitari sulla libertà di stabilimento e di prestazione dei servizi (articoli 43 e 49 del Trattato istitutivo della Comunità Europea).

Quindi, secondo l'Alta Corte di Giustizia Europea, l'Italia richiede una serie di requisiti per l'attività di vigilanza privata, tali da porre degli ostacoli ingiustificati all'esercizio della professione di Guardia Giurata.

Il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza dovrà, quindi, necessariamente uniformarsi alla decisione del Giudice comunitario europeo. Il 18 gennaio 2008 è stata presentata dall'On. Alessandra Mussolini una dichiarazione scritta a norma dell'art. 116 del regolamento del Parlamento Europeo, sull'armonizzazione della normativa europea in materia di vigilanza privata e di guardie giurate, esortando la Commissione europea a intraprendere ogni iniziativa verso i Paesi membri per una regolamentazione uniforme degli Istituti di vigilanza.

E ad esprimersi in merito alla questione dell'extraterritorialità delle licenze, sollecitando i Paesi membri all'individuazione di una definizione univoca dei compiti risultanti dalla distinzione tra servizi armati e servizi non armati.

Le Guardie Giurate d'Italia sono una solida e capillare realtà di sicurezza privata e pubblica: esistono, proteggono, a volte offrendo la propria vita nell'adempimento del dovere, e difendono il loro lavoro nel forte disagio legislativo che tutti conoscono. Stiamo parlando di una categoria di lavoratori che ogni giorno, in tutta Italia, svolge un lavoro a tutela dei privati cittadini, di enti pubblici, d'uffici postali, aeroporti, banche, ospedali, centri di ricerca.

Da anni chiedono di essere riconosciuti in una loro categoria di lavoro: poco tempo fa, è arrivata la qualifica di "incaricato di pubblico servizio". Ma cos'è cambiato? A fiumi, sono stati presentati tanti disegni di legge in Parlamento da vari partiti politici. Cosa chiedono le guardie giurate? Onestà e competenza nello svolgere il proprio lavoro. E sono tanti.

E' incredibile che, oggi nel 2009, mentre si esulta per la norma delle Ronde, non siano state impiegate le circa 50 mila persone che si occupano di vigilare, aeroporti, banche e altri siti pubblici e privati. I cittadini tutti, si chiedono se non sarebbe più giusto dare agli Enti Locali la possibilità di incaricare le stesse guardie giurate per una più sicura attività di controllo del territorio, in aiuto alle stesse Forze di Polizia. Visto e considerato che nei mesi scorsi i "vigilanti" sono stati decretati come "incaricati di pubblico servizio".

Dalle parole chiedono che si passi ora ai fatti. Bisogna porre mano alla Legge. La logica suggerisce che si potrebbero avere subito dispiegate sul campo, senza spendere un solo centesimo di tasse, ben cinquantamila uomini pronti a pattugliare tutto il territorio nazionale in ogni luogo ove si renda necessario, anche nel più piccolo e sperduto paesino. Anche e soprattutto di notte e non solo nelle grandi città italiane. Come fare? Semplice: mettendo mano alla riforma e riconoscendo alle Guardie Giurate lo status di Pubblico Ufficiale durante l'orario di servizio.

Tutto questo quasi a costo zero per le casse dello Stato. Riconosciamo loro la dignità che meritano. Anche perché l'anomalia giuridica creatasi in seguito alla pronuncia della Corte di Giustizia Europea in data 15 dicembre 2007, in materia vigilanza privata e relativi Istituti, è palese a tutti i Parlamentari italiani ed europei. In tale sede, infatti, è stata eccepito, con conseguente condanna dello Stato Italiano, proprio il contrasto, di cui sopra, tra il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza attualmente vigente in materia e gli articoli 43 e 49 del Trattato CE. Oggi l'unica legge che regolamenta il settore delle guardie giurate risale, nel migliore dei casi, al 1931.

I deputati europei hanno, dunque, evidenziato come sia sempre più urgente un intervento di riforma che attualizzi la categoria e le importanti attività posti in essere da 50 mila guardie giurate conformemente ad un indirizzo dell'Alta Corte italiana (Cass. sez I, 19.11.93). E' giurisprudenza consolidata.

03/03/2009





        
  



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