Imprenditore schiacciato dalla benna. La tragedia nel cantiere edile di Roseto: morte bianca n°951.
Teramo | Diego Malvone pare fosse nel raggio d'azione dell'escavatore. Non ha avuto scampo, travolto e incastrato contro un container. Il cordoglio del Sindaco di Roseto. Il PDL: "Onoriamo i Martiri del lavoro".
di Nicola Facciolini

Siamo alla morte bianca numero 951 dall'inizio dell'anno: un'autentica mattanza senza soluzione di continuità. Un impreditore teramano di 34 anni non ha avuto scampo a Roseto (Te). Nel suo luogo di lavoro si è trovato nel raggio d'azione della benna che pare il fratello maggiore stesse azionando, secondo la ricostruzione dei carabinieri. L'escavatore avrebbe colpito e schiacciato contro un container sistemato in quella zona di cantiere. Saranno le Autorità preposte ad accertare con esattezza come si sono svolti fatti. La magistratura ha aperto un'inchiesta e posto sotto sequestro sia l'escavatore sia il container.
E' volato in cielo tragicamente Diego Malvone, 34 anni, imprenditore edile di Pagliare di Morro d'Oro, ieri mattina 26 novembre 2008 poco dopo le 8. E' successo nel cantiere di Roseto nella zona della fornace Catarra dove è in costruzione una palazzina di 5 piani. Secondo la ricostruzione dei carabinieri della stazione di Roseto, al comando del maresciallo Procida, la scena che si è presentata ai loro occhi era a dir poco drammatica.
Alla base della tragedia vi sarebbe stata una manovra della benna in fase di esecuzione dei lavori di sbancamento terra per la realizzazione del muro di recinzione di una palazzina. Nell'azione di scarico della terra, la cabina nel ruotare verso sinistra avrebbe travolto Diego Malvone che inspiegabilmente si trovava nel suo raggio d'azione.
L'imprenditore è stato schiacciato contro un container. A quel punto inutili sono stati i soccorsi: l'uomo è morto sul colpo, nonostante il disperato tentativo di rianimazione del personale del 118. Malvone, non era sposato, era imprenditore molto conosciuto nella zona dove viveva e ha sede l'impresa edile di cui è titolare assieme al fratello, a Pagliare di Morro d'Oro. Carlo Malvone, in stato di choc, secondo alcune fonti, ha dovuto far ricorso alle cure dei sanitari dopo l'incidente. Vicinanza ai familiari dell'imprenditore stroncato da un incidente sul lavoro è stata espressa dal sindaco di Roseto, Franco Di Bonaventura.
"L'incidente mortale avvenuto - spiega in una nota - in un cantiere privato di Via Ariosto, nel quale ha perso tragicamente la vita il giovane imprenditore edile Diego Malvone, ripropone in termini stringenti il tema ineludibile della sicurezza sui luoghi di lavoro". Ancora una volta la realtà produttiva della provincia teramana è stata duramente colpita con un altro infortunio mortale sul lavoro. Questo nuovo tragico evento va ad alimentare il lungo elenco di morti bianche che suscita indignazione e richiama sempre più tutti alla doverosa assunzione di responsabilità e al necessario impegno di prevenzione e vigilanza per spezzare la inquietante catena di caduti sul lavoro". Anche il PDL di Teramo ha diramato un comunicato stampa di solidarietà e responsabilità per l'intera classe politica abruzzese.
E' volato in cielo tragicamente Diego Malvone, 34 anni, imprenditore edile di Pagliare di Morro d'Oro, ieri mattina 26 novembre 2008 poco dopo le 8. E' successo nel cantiere di Roseto nella zona della fornace Catarra dove è in costruzione una palazzina di 5 piani. Secondo la ricostruzione dei carabinieri della stazione di Roseto, al comando del maresciallo Procida, la scena che si è presentata ai loro occhi era a dir poco drammatica.
Alla base della tragedia vi sarebbe stata una manovra della benna in fase di esecuzione dei lavori di sbancamento terra per la realizzazione del muro di recinzione di una palazzina. Nell'azione di scarico della terra, la cabina nel ruotare verso sinistra avrebbe travolto Diego Malvone che inspiegabilmente si trovava nel suo raggio d'azione.
L'imprenditore è stato schiacciato contro un container. A quel punto inutili sono stati i soccorsi: l'uomo è morto sul colpo, nonostante il disperato tentativo di rianimazione del personale del 118. Malvone, non era sposato, era imprenditore molto conosciuto nella zona dove viveva e ha sede l'impresa edile di cui è titolare assieme al fratello, a Pagliare di Morro d'Oro. Carlo Malvone, in stato di choc, secondo alcune fonti, ha dovuto far ricorso alle cure dei sanitari dopo l'incidente. Vicinanza ai familiari dell'imprenditore stroncato da un incidente sul lavoro è stata espressa dal sindaco di Roseto, Franco Di Bonaventura.
"L'incidente mortale avvenuto - spiega in una nota - in un cantiere privato di Via Ariosto, nel quale ha perso tragicamente la vita il giovane imprenditore edile Diego Malvone, ripropone in termini stringenti il tema ineludibile della sicurezza sui luoghi di lavoro". Ancora una volta la realtà produttiva della provincia teramana è stata duramente colpita con un altro infortunio mortale sul lavoro. Questo nuovo tragico evento va ad alimentare il lungo elenco di morti bianche che suscita indignazione e richiama sempre più tutti alla doverosa assunzione di responsabilità e al necessario impegno di prevenzione e vigilanza per spezzare la inquietante catena di caduti sul lavoro". Anche il PDL di Teramo ha diramato un comunicato stampa di solidarietà e responsabilità per l'intera classe politica abruzzese.
"Onoriamo i Martiri del lavoro - si legge nella nota del PDL di Teramo - e facciamo giustizia. L'ennesima tragedia sul lavoro invoca un'attenta riflessione sul perché nel 2008 nel Teramano un giovane operaio di 34 anni debba morire in un incidente la cui dinamica è incredibilmente assurda. Lasciamo ovviamente alle Autorità preposte l'accertamento delle eventuali responsabilità. Ma la politica e la cultura oggi hanno il dovere di dare risposte concrete all'emergenza delle morti bianche, pena il suo fallimento.
Si applichi finalmente la legge: è l'appello che non possiamo più tacere. In provincia di Teramo si continua tragicamente a morire di lavoro in piena crisi economica quando più forte dovrebbe essere l'attenzione per il mondo dell'impresa e del lavoro: ma cosa si sta facendo realmente? In tema di sicurezza sui posti del lavoro, purtroppo, i signori delle sinistre in provincia di Teramo hanno miseramente fallito, a qualsiasi livello: le belle parole servono a poco se poi non si è effettivamente in grado di arrestare il fenomeno. Dove sono i controlli nei cantieri, auspicati dal Capo dello Stato?
Il salto di qualità, infatti, ossia la rivoluzione nel mondo dell'impresa e del lavoro, ha inizio con l'abbandono dell'allegra interpretazione delle norme di sicurezza già esistenti. Chiudere un occhio e anche l'altro, conduce all'inevitabile tragedia. Bisogna riscoprire la cultura del lavoro, le sue regole.
L'evento di alcune ore fa, forse, si poteva evitare, ma è ancora più drammatico vista la grande sensibilità al tema, almeno a parole, espressa nei convegni, nelle rassegne fotografiche-cinematografiche e nelle interviste. Doverosamente sia il mondo sindacale sia le Autorità preposte ai controlli, invocano l'adozione di misure straordinarie.
Si sparge retorica a piene mani sulle tragedie quotidiane che falcidiano tante vite sui posti di lavoro. E questa è un'offesa ulteriore che si reca a quelle vittime e ai loro parenti. In generale, gli incidenti sul lavoro sono più alti in Italia che in altri paesi europei perché più alta è la percentuale di economia sommersa nel nostro Paese. Se qualcuno immagina che un'azienda sommersa si preoccupi di mettere in regola i propri dipendenti con le assicurazioni o anche solo dotandoli degli strumenti di sicurezza, o è un ingenuo o è in perfetta malafede.
Il Popolo della libertà, lungi dallo "sciacallaggio" politico-ideologico abituale nelle sinistre, torna a ribadire la necessità di intervenire sulle politiche della sicurezza nelle imprese sul territorio: dobbiamo tutti insieme fare uno sforzo per passare davvero dalle parole ai fatti. Il lavoro è un diritto-dovere del cittadino, non è un "passaporto" per l'oltretomba.
Chiunque di noi si metta a fare bricolage in casa, può incappare in un incidente, anche mortale. Se il lavoro domestico è stato riconosciuto come tale, si vedano allora le statistiche dell'Inail o dell'Istat per scoprire che la più alta percentuale di incidenti mortali sul lavoro si trova fra le pareti domestiche. Affermare che questo non deve più accadere, è bello ma assomiglia tanto a una pia illusione. Si muore, sul lavoro o in vacanza o a casa o in compagnia degli amici.
Il punto è: combattere l'economia sommersa, che è una delle cause principali della mortalità sui luoghi di lavoro e rafforzare la vigilanza e i controlli ispettivi. Il 22 novembre 2006 la Commissione europea ha presentato il Libro verde: «Modernizzare il diritto del lavoro per rispondere alle sfide del XXI secolo»(COM(2006)708). Il documento intende lanciare un dibattito pubblico sull'evoluzione del diritto del lavoro in modo tale da sostenere gli obiettivi della strategia di Lisbona, in particolare al fine di ottenere una crescita sostenibile con più posti di lavoro di migliore qualità e in totale sicurezza.
La Commissione sottolinea che i mercati del lavoro europei debbono conciliare una maggiore flessibilità con la necessità di massimizzare la sicurezza per tutti e ricorda che gli Orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione 2005-2008, adottati il 12 luglio 2005, rilevano l'esigenza di adattare la legislazione del lavoro per promuovere la flessibilità insieme alla sicurezza (cd. «flessicurezza») dell'occupazione e ridurre la segmentazione del mercato del lavoro.
Il Libro verde intende esaminare il ruolo che potrebbe svolgere il diritto del lavoro nel promuovere la «flessicurezza» nell'ottica di un mercato del lavoro più equo, più reattivo e più inclusivo, in grado di contribuire a rendere più competitiva l'Europa.
Il dato politico che emerge è che la Commissione europea rilancia la strategia della maggiore flessibilità del lavoro come mezzo per aumentare la competitività, affiancando a questo il tema della sicurezza, al fine di elevare lo standard qualitativo dei posti di lavoro creati, necessario per essere più competitivi sui mercati nazionali ed internazionali sia in termini di produttività sia di sicurezza".
Si applichi finalmente la legge: è l'appello che non possiamo più tacere. In provincia di Teramo si continua tragicamente a morire di lavoro in piena crisi economica quando più forte dovrebbe essere l'attenzione per il mondo dell'impresa e del lavoro: ma cosa si sta facendo realmente? In tema di sicurezza sui posti del lavoro, purtroppo, i signori delle sinistre in provincia di Teramo hanno miseramente fallito, a qualsiasi livello: le belle parole servono a poco se poi non si è effettivamente in grado di arrestare il fenomeno. Dove sono i controlli nei cantieri, auspicati dal Capo dello Stato?
Il salto di qualità, infatti, ossia la rivoluzione nel mondo dell'impresa e del lavoro, ha inizio con l'abbandono dell'allegra interpretazione delle norme di sicurezza già esistenti. Chiudere un occhio e anche l'altro, conduce all'inevitabile tragedia. Bisogna riscoprire la cultura del lavoro, le sue regole.
L'evento di alcune ore fa, forse, si poteva evitare, ma è ancora più drammatico vista la grande sensibilità al tema, almeno a parole, espressa nei convegni, nelle rassegne fotografiche-cinematografiche e nelle interviste. Doverosamente sia il mondo sindacale sia le Autorità preposte ai controlli, invocano l'adozione di misure straordinarie.
Si sparge retorica a piene mani sulle tragedie quotidiane che falcidiano tante vite sui posti di lavoro. E questa è un'offesa ulteriore che si reca a quelle vittime e ai loro parenti. In generale, gli incidenti sul lavoro sono più alti in Italia che in altri paesi europei perché più alta è la percentuale di economia sommersa nel nostro Paese. Se qualcuno immagina che un'azienda sommersa si preoccupi di mettere in regola i propri dipendenti con le assicurazioni o anche solo dotandoli degli strumenti di sicurezza, o è un ingenuo o è in perfetta malafede.
Il Popolo della libertà, lungi dallo "sciacallaggio" politico-ideologico abituale nelle sinistre, torna a ribadire la necessità di intervenire sulle politiche della sicurezza nelle imprese sul territorio: dobbiamo tutti insieme fare uno sforzo per passare davvero dalle parole ai fatti. Il lavoro è un diritto-dovere del cittadino, non è un "passaporto" per l'oltretomba.
Chiunque di noi si metta a fare bricolage in casa, può incappare in un incidente, anche mortale. Se il lavoro domestico è stato riconosciuto come tale, si vedano allora le statistiche dell'Inail o dell'Istat per scoprire che la più alta percentuale di incidenti mortali sul lavoro si trova fra le pareti domestiche. Affermare che questo non deve più accadere, è bello ma assomiglia tanto a una pia illusione. Si muore, sul lavoro o in vacanza o a casa o in compagnia degli amici.
Il punto è: combattere l'economia sommersa, che è una delle cause principali della mortalità sui luoghi di lavoro e rafforzare la vigilanza e i controlli ispettivi. Il 22 novembre 2006 la Commissione europea ha presentato il Libro verde: «Modernizzare il diritto del lavoro per rispondere alle sfide del XXI secolo»(COM(2006)708). Il documento intende lanciare un dibattito pubblico sull'evoluzione del diritto del lavoro in modo tale da sostenere gli obiettivi della strategia di Lisbona, in particolare al fine di ottenere una crescita sostenibile con più posti di lavoro di migliore qualità e in totale sicurezza.
La Commissione sottolinea che i mercati del lavoro europei debbono conciliare una maggiore flessibilità con la necessità di massimizzare la sicurezza per tutti e ricorda che gli Orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione 2005-2008, adottati il 12 luglio 2005, rilevano l'esigenza di adattare la legislazione del lavoro per promuovere la flessibilità insieme alla sicurezza (cd. «flessicurezza») dell'occupazione e ridurre la segmentazione del mercato del lavoro.
Il Libro verde intende esaminare il ruolo che potrebbe svolgere il diritto del lavoro nel promuovere la «flessicurezza» nell'ottica di un mercato del lavoro più equo, più reattivo e più inclusivo, in grado di contribuire a rendere più competitiva l'Europa.
Il dato politico che emerge è che la Commissione europea rilancia la strategia della maggiore flessibilità del lavoro come mezzo per aumentare la competitività, affiancando a questo il tema della sicurezza, al fine di elevare lo standard qualitativo dei posti di lavoro creati, necessario per essere più competitivi sui mercati nazionali ed internazionali sia in termini di produttività sia di sicurezza".
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26/11/2008
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