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Intervista con Florinda Recchi

San Benedetto del Tronto | Successivamente all'inaugurazione della sua personale antologica, "Purpurea. Una Passione". Florinda Recchi racconta di sè e delle sue rose venute da una dimensione passata.

di Alessandro Di Emidio

Diplomata presso il Liceo Artistico di Porto San Giorgio e laureata all'Accademia di Belle Arti di Macerata, Florinda Recchi ha iniziato il suo percorso lavorativo nel mondo della pittura al termine dei suoi studi, iniziando sin da subito ad esporre in diverse personali e collettive tra Torino, Padova e Roma. Dopo l'inaugurazione di "Puprurea. Una passione" avvenuta presso il Punto Einaudi di San Benedetto del Tronto nel pomeriggio di sabato 24 novembre, l'artista risponde ad alcune domande, raccontando un pò di sè e dei suoi Flowers.
 
Una domanda forse banale, ma giusto per rompere il ghiaccio: da dove viene questa tua passione per la pittura?
Questa passione c'è sempre stata, l'ho sempre coltivata dentro di me sin dai tempi della scuola. Pian piano è andata a delinearsi fino alla scelta di un percorso di studi che rispecchiasse questo mio desiderio.
 
Come scegli i soggetti da portare su tela?
Il soggetto viene scelto nella sua interezza, nel suo essere completo; scelgo di fissarlo, di indagarlo come se lo guardassi attraverso una lente di ingrandimento, quasi per appropriarmene. Quindi, ritaglio il particolare, il frammento. Mi spiego: dopo aver fotografato il soggetto iniziale che desidero portare su tela, frammento l'immagine, finchè non individuo il particolare degno della mia attenzione e che suscita in me quell'emozione che fa sì che io decida di rielaborarlo; dopo la scelta del particolare, passo all'atto pittorico.
 
A quali soggetti hai già lavorato?
La mia prima serie di lavori ha avuto come soggetto il corpo umano femminile e si intitola proprio "Frammenti". Mi sono servita delle forme del corpo per indagare la materia stessa, in modo da ottenere l'essenza e la consistenza della carne.
Successivamente, mi sono dedicata allo studio pittorico degli interni di luoghi abbandonati, ambienti di edifici vuoti, spogli e, soprattutto, freddi, proprio come i colori che ho utilizzato per rappresentare e rendere gli spazi stessi.
 
Poi, come sei arrivata ai Flowers?
Il percorso dei Flowers è stato inizialmente dettato dall'istinto; mi sono svegliata una mattina dicendo: "Oggi dipingo un Flower!", senza pensare troppo e senza pormi particolari problemi contenutistici o stilistici. Con il termine "istintivo" non voglio, però, intendere "di scelta casuale", perchè si è trattato di seguire un'intuizione, una sensazione o un'emozione del momento. Ogni volta ho fatto in modo, attraverso il processo di elaborazione che ho descritto prima, di catturare l'emozione giusta affinchè questa si trasformasse in un Flower. Dietro ad ogni scelta, pur istintiva, c'è sempre stato un percorso interiore che si è poi manifestato su tela.
Io vedo le mie rose come delle rose sognate; nel momento in cui le scelgo è come se quella scelta fosse dettata da un ricordo, da una sensazione passata che riaffiora alla mia mente e che io cerco di "cogliere". Lo stesso contrasto tra il rosso e il nero mi rimanda alla dimensione onirica; è come se questi particolari mi venissero suggeriti da una dimensione diversa.
 
Perchè questa mostra?
La mostra è scaturita dalla volontà di raccogliere tutti i miei Flowers, ho voluto sublimare questi due anni di lavoro con un'esposizione che fosse una piccola antologica, corredata da un catalogo che esprimesse attraverso un testo in prosa le sensazioni che io posso aver provato dipingendo. Ma io non cerco di suscitare negli altri le stesse emozioni da me provate, perchè ognuno, ovviamente, nell'osservare potrà avvertire anche sensazioni del tutto differenti dalle mie. Io dipingo per me stessa. Mi dipingo l'anima. 

26/11/2007





        
  



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