Il Giro d'Italia presentato da Renato Novelli
San Benedetto del Tronto | Il Giro svolta di una settimana, forse uguale, forse diverso da tutti quelli che lo hanno preceduto.
di Renato Novelli
Auguri sentiti ad un corridore non particolarmente citato. Si chiama Anton Luengo - Celaya, di cittadinanza spagnola corre con Euskadi, la squadra basca. E' ultimo in classifica, con un distacco di 1.h, 05', 26". Ci vuole forza d'animo per pedalare in queste condizioni, senza neppure poter indossare la maglia nera che nei giri degli anni trenta, era reale e prevedeva un compenso. Altri tempi, altra signorilità sportiva. Chissà, magari Anton che corre dal 2004 e non ha vinto nulla, troverà una giornata favolosa in uno dei prossimi faticosi nove giorni.
Il Giro svolta di una settimana, forse uguale, forse diverso da tutti quelli che lo hanno preceduto.
Ipotesi Uno: assomiglia a quello di Chioccioli del 1988 o a quello dello scorso anno, quando un concorrente particolarmente in forma è già un padrone definitivo: In questo caso Di Luca è al sicuro, tanto più ora che la maglia rosa è di una squadra, la T Mobile, che sulla carta non ha corridori i grado di aspirare alla vittoria finale e potrebbe avere stretto un'alleanza con la Liquigas del citato Di Luca per tenersi il simbolo e l'onere del primato per molti giorni. Insomma dietro le quinte, un'alleanza toglie ai gregari dell'abruzzese la fatica del controllo della corsa che logora e affatica. Ci sono molte corse a tappe che si giocano così , visto l'alto livello di tatticismi, alleanze ampie e stato di forma programmato che caratterizzano il ciclismo più recente ( non sono passati invano gli anni della dittatura Armstrong al Tour).
Oppure, ipotesi numero due, modello Tour 1990, Il trentunenne Pinotti, non di primo pelo, lunghi anni di gregariato alle spalle, è un Chiappucci. I minuti di vantaggio che si è preso come Signor Nessuno potrebbero essere un capitale che sa amministrare perché è forte di suo e il re creduto travicello fino alle tappe importanti, si rivela un padrone. Pinotti è ingegnere, un'anomalia al Giro, che Girardengo, Binda, Bartali, Coppi non riuscirebbero a digerire, ma è anche un bergamasco, come gran parte dei professionisti del ciclismo italico. Montanari e valligiani dal cervello ciclistico fino e lunga tradizione. Chi ricorda oggi che tra Binda e Binda (vincitore1925, 1927,1928,1929,1933(escluso per manifesta superiorità nel 1930), nel 1932 un certo Pesenti bergamasco taciturno e combattivo, si aggiudicò il Giro d'Italia prevalendo sul forte belga Jeff Demuysere.
Ipotesi numero 3, la prima settimana serve al primo disporsi alleanze e all' evoluzione degli schemi tattici. Il Giro alla fin fine deve ancora cominciare. I pretendenti veri da Simoni a Cunego a Popovych, aspettano quando le strade salgano e il gioco si faccia duro. L'unica tappa verità della prima settimana, la salita dove Cunego si rivelò nel 2004, l'ha vinta Di Luca, ma in volata. I grandi erano più o meno tutti lì. Anche le alleanze sono in via di definizione e i giorni diranno, chi si potrebbe alleare con chi, man mano che i distacchi si faranno pesanti. Chi vinceva a metà Giro, alla fine perdeva. Come Anquetil nel 1967, che sembrava il padrone e dovette cedere sulle Tre cime di Lavaredo ad un Gimondi che Epoca settimanale prestigioso del tempo, in una lunga intervista aveva definito a metà del Giro"un ragazzo logorato che non trova più la via del successo del Tour del 1965(vinto da neo professionista) ". Come dimenticare il Vicentini del 1987, numero uno del ciclismo italiano, dopo la vittoria del 1986, che subì un distacco umiliante dal suo compagno di squadra Roche, dopo avere superato in rosa la cronometro finale prima delle montagne ?
E se venisse fuori un giovane ? Riccò o Nibali o il silenzioso Schwab che milita con Bettini, e che nessuno calcola più di tanto, ma intanto è tra i corridori completi, il meglio piazzato ed ha un capitano che non aspira alla vittoria finale.
Ciclismo, ciclismo, il più politico(nel senso nobile,degli sport) dove prevalgono i Churchill, i De Gaulle, i Kennedy, in formato umile, capaci di tattica, visioni ed alleanze, generosità, egoismo rissa, ma anche lo sport della fatica lineare, dello sforzo prolungato, della fragilità mentale. Lo sport che soffre più di ogni altro il rapporto complesso, misterioso, contaminato con l'aiuto artificiale delle sostanze proibite. L'ombra lunga di Basso, dittatore designato del ciclismo mondiale, stroncato da un'indagine, si distende sulle strade assolate del Giro 2007. Eroe della confessione sincera, che ha compiuto solo quando, per un'imprevedibile svolta delle indagini, si è trovato con le spalle al muro, dopo un lungo anno di accuse rifiutate.
Ci ha detto che non ha mai usato il sangue trasfuso e ossigenato e che intendeva usarlo per il prossimo Tour. Confessione perbene. Ma non è certo lui solo a fare uso di trattamenti non permessi. Nel tempo d'oro del ciclismo eroico, il mistero della forma prodigiosa di alcuni campioni, era legata a misteri caserecci. Girardengo credeva nel potere taumaturgico delle uova sode e durante una Milano - Sanremo ne ingoiò diciassette. Coppi mangiava pomodori e zucchero prima delle salite. Il suo fu il tempo delle anfetamine, che negli anni sessanta prendevano anche gli studenti prima degli esami. C'era chi in una notte riusciva a memorizzare tre secoli di storia.
Ma guai avere l'esame ritardato di un giorno. La memoria svaniva. E Coppi colto perché docente dell'Università della pedivella, dichiarava che la droga altro non era che qualche pasticca semi innocua, buona a dare speranza alle gambe che il cervello muoveva con la forza della volontà di vincere. Ma oggi, tra dottori e scienziati e industria farmaceutica, le sostanze dopanti cosa sono in realtà ?
Renato Novelli
Il Giro svolta di una settimana, forse uguale, forse diverso da tutti quelli che lo hanno preceduto.
Ipotesi Uno: assomiglia a quello di Chioccioli del 1988 o a quello dello scorso anno, quando un concorrente particolarmente in forma è già un padrone definitivo: In questo caso Di Luca è al sicuro, tanto più ora che la maglia rosa è di una squadra, la T Mobile, che sulla carta non ha corridori i grado di aspirare alla vittoria finale e potrebbe avere stretto un'alleanza con la Liquigas del citato Di Luca per tenersi il simbolo e l'onere del primato per molti giorni. Insomma dietro le quinte, un'alleanza toglie ai gregari dell'abruzzese la fatica del controllo della corsa che logora e affatica. Ci sono molte corse a tappe che si giocano così , visto l'alto livello di tatticismi, alleanze ampie e stato di forma programmato che caratterizzano il ciclismo più recente ( non sono passati invano gli anni della dittatura Armstrong al Tour).
Oppure, ipotesi numero due, modello Tour 1990, Il trentunenne Pinotti, non di primo pelo, lunghi anni di gregariato alle spalle, è un Chiappucci. I minuti di vantaggio che si è preso come Signor Nessuno potrebbero essere un capitale che sa amministrare perché è forte di suo e il re creduto travicello fino alle tappe importanti, si rivela un padrone. Pinotti è ingegnere, un'anomalia al Giro, che Girardengo, Binda, Bartali, Coppi non riuscirebbero a digerire, ma è anche un bergamasco, come gran parte dei professionisti del ciclismo italico. Montanari e valligiani dal cervello ciclistico fino e lunga tradizione. Chi ricorda oggi che tra Binda e Binda (vincitore1925, 1927,1928,1929,1933(escluso per manifesta superiorità nel 1930), nel 1932 un certo Pesenti bergamasco taciturno e combattivo, si aggiudicò il Giro d'Italia prevalendo sul forte belga Jeff Demuysere.
Ipotesi numero 3, la prima settimana serve al primo disporsi alleanze e all' evoluzione degli schemi tattici. Il Giro alla fin fine deve ancora cominciare. I pretendenti veri da Simoni a Cunego a Popovych, aspettano quando le strade salgano e il gioco si faccia duro. L'unica tappa verità della prima settimana, la salita dove Cunego si rivelò nel 2004, l'ha vinta Di Luca, ma in volata. I grandi erano più o meno tutti lì. Anche le alleanze sono in via di definizione e i giorni diranno, chi si potrebbe alleare con chi, man mano che i distacchi si faranno pesanti. Chi vinceva a metà Giro, alla fine perdeva. Come Anquetil nel 1967, che sembrava il padrone e dovette cedere sulle Tre cime di Lavaredo ad un Gimondi che Epoca settimanale prestigioso del tempo, in una lunga intervista aveva definito a metà del Giro"un ragazzo logorato che non trova più la via del successo del Tour del 1965(vinto da neo professionista) ". Come dimenticare il Vicentini del 1987, numero uno del ciclismo italiano, dopo la vittoria del 1986, che subì un distacco umiliante dal suo compagno di squadra Roche, dopo avere superato in rosa la cronometro finale prima delle montagne ?
E se venisse fuori un giovane ? Riccò o Nibali o il silenzioso Schwab che milita con Bettini, e che nessuno calcola più di tanto, ma intanto è tra i corridori completi, il meglio piazzato ed ha un capitano che non aspira alla vittoria finale.
Ciclismo, ciclismo, il più politico(nel senso nobile,degli sport) dove prevalgono i Churchill, i De Gaulle, i Kennedy, in formato umile, capaci di tattica, visioni ed alleanze, generosità, egoismo rissa, ma anche lo sport della fatica lineare, dello sforzo prolungato, della fragilità mentale. Lo sport che soffre più di ogni altro il rapporto complesso, misterioso, contaminato con l'aiuto artificiale delle sostanze proibite. L'ombra lunga di Basso, dittatore designato del ciclismo mondiale, stroncato da un'indagine, si distende sulle strade assolate del Giro 2007. Eroe della confessione sincera, che ha compiuto solo quando, per un'imprevedibile svolta delle indagini, si è trovato con le spalle al muro, dopo un lungo anno di accuse rifiutate.
Ci ha detto che non ha mai usato il sangue trasfuso e ossigenato e che intendeva usarlo per il prossimo Tour. Confessione perbene. Ma non è certo lui solo a fare uso di trattamenti non permessi. Nel tempo d'oro del ciclismo eroico, il mistero della forma prodigiosa di alcuni campioni, era legata a misteri caserecci. Girardengo credeva nel potere taumaturgico delle uova sode e durante una Milano - Sanremo ne ingoiò diciassette. Coppi mangiava pomodori e zucchero prima delle salite. Il suo fu il tempo delle anfetamine, che negli anni sessanta prendevano anche gli studenti prima degli esami. C'era chi in una notte riusciva a memorizzare tre secoli di storia.
Ma guai avere l'esame ritardato di un giorno. La memoria svaniva. E Coppi colto perché docente dell'Università della pedivella, dichiarava che la droga altro non era che qualche pasticca semi innocua, buona a dare speranza alle gambe che il cervello muoveva con la forza della volontà di vincere. Ma oggi, tra dottori e scienziati e industria farmaceutica, le sostanze dopanti cosa sono in realtà ?
Renato Novelli
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20/05/2007
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