Al Cineforum "La strada di Levi"
San Benedetto del Tronto | Per il ciclo "Mondi lontani, mondi vicini" giovedì 19, ore 21:30, al Cinema Calabresi è in programma il film dove i protagonisti ripercorrono la strada che Primo Levi, scampato ad Auschswist, fece per tornare a casa. Ingresso gratuito.

Il 27 gennaio 1945, Primo Levi, autore dell'universalmente noto Se questo è un uomo, venne liberato dal campo di concentramento di Auschwitz. Gli furono necessari dieci mesi, dozzine di giri tortuosi, molti ritardi e migliaia di chilometri per tornare a casa, a Torino. Nel corso del lungo viaggio, Levi attraversò la Polonia, l'Ucraina, la Bielorussia, la Moldavia, la Romania, l'Ungheria, la Slovacchia, l'Austria, la Germania per giungere, finalmente, in Italia. Raccontò la storia delle sue avventure, degli incontri e le sue riflessioni in un altro famosissimo libro, La Tregua.
Sessanta anni più tardi, il regista Davide Ferrario e lo scrittore Marco Belpoliti seguono lo stesso itinerario attraverso l'Europa post-comunista di oggi. È un viaggio sorprendente e commovente attraverso la storia e la geo-politica. Il film ricostruisce l'avventura di Levi ma ritrae, al contempo, le condizioni dei moderni europei, visitando i resti dell'impero sovietico, Chernobyl, raduni neo-nazisti, villaggi di poveri emigranti...
Davide Ferrario, regista di film come "Tutti giù per terra" e "Dopo mezzanotte", mette qui a frutto le sue passate esperienze di documentarista e realizza un'opera mossa e varia nei toni, che vive di piccole storie e di facce di gente comune e che trae linfa, quasi fosse un diario in presa diretta, anche da momenti estemporanei, non inizialmente previsti, poi abilmente montati. Il commento musicale di Daniele Sepe si intreccia alla perfezione con canti locali, che hanno il pregio di non essere eccessivamente folkloristici.
Opera originale e densa è perciò questo documentario, che, oltre ad omaggiare la memoria di Primo Levi, è soprattutto un resoconto intenso e mai banale dell'Europa postcomunista allo sbando e carica di storture, paradossi, problemi, ma dove, ad ogni modo, non tutto è perduto, o almeno così fanno pensare i versi dello scrittore torinese che accompagnano l'inquadratura finale.
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17/04/2007
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