Al via la seconda Stagione di Prosa
| TERAMO - Mercoledì 25 ottobre Luomo, la bestia e la virtù Teatro Comunale
Prende il via al Teatro Comunale di Teramo, mercoledì 25 ottobre, la seconda stagione di prosa della Società della Musica e del Teatro Primo Riccitelli. Sul palco Leo Gullotta in “L’uomo la bestia e la virtù”. La commedia è tra le più rappresentate e meglio accolte dal pubblico, probabilmente per le sue esteriori apparenze di pochade che ne nascondono l'intima drammaticità e il suo più valido e intrinseco significato: quello di una satira graffiante delle ipocrisie e del perbenismo borghese, satira che la rende attuale ancora oggi a ottantacinque anni di distanza.
Tratta dalla novella Richiamo d'obbligo fu rappresentata per la prima volta nel maggio del 1919 dalla compagnia di Antonio Gandusio, e ben presto tradotta e messa in scena anche all'estero: in Spagna, Polonia, Ungheria, ma anche a Berlino e Praga, Atene e New York, e nel 1931 a Parigi con Marta Abba. Un successo insperato per questo testo considerato “triviale”, anche in considerazione del dissenso registrato alla “prima milanese” e la rimozione dalle scene italiane durante gli anni del fascismo.
Ma dagli anni Cinquanta, “l'iniezione di veleno” di quest'opera, considerata da Pirandello stesso “una delle più feroci satire che siano mai state scritte contro l'umanità e i suoi valori astratti”, non offende più ed è un susseguirsi di successi.
L'intreccio è molto semplice: il “trasparente” professor Paolino (l’uomo), un insegnante onesto e rispettabile che dopo aver reso madre “la virtuosa signora Perella” durante una delle frequenti assenze del marito ammiraglio, costringe quest'ultimo, infedele e insensibile al fascino della moglie, e perciò definito “la bestia”, a compiere il proprio dovere coniugale: mezzo per raggiungere tale scopo una torta afrodisiaca appositamente preparata. In un susseguirsi di scene non prive di angosciosa suspense per i due amanti, la vis comica di Pirandello emerge pienamente: il nascituro avrà un padre legittimo, la virtù della signora Perella e la rispettabilità del professor Paolino continueranno ad essere inattaccabili.
Tratta dalla novella Richiamo d'obbligo fu rappresentata per la prima volta nel maggio del 1919 dalla compagnia di Antonio Gandusio, e ben presto tradotta e messa in scena anche all'estero: in Spagna, Polonia, Ungheria, ma anche a Berlino e Praga, Atene e New York, e nel 1931 a Parigi con Marta Abba. Un successo insperato per questo testo considerato “triviale”, anche in considerazione del dissenso registrato alla “prima milanese” e la rimozione dalle scene italiane durante gli anni del fascismo.
Ma dagli anni Cinquanta, “l'iniezione di veleno” di quest'opera, considerata da Pirandello stesso “una delle più feroci satire che siano mai state scritte contro l'umanità e i suoi valori astratti”, non offende più ed è un susseguirsi di successi.
L'intreccio è molto semplice: il “trasparente” professor Paolino (l’uomo), un insegnante onesto e rispettabile che dopo aver reso madre “la virtuosa signora Perella” durante una delle frequenti assenze del marito ammiraglio, costringe quest'ultimo, infedele e insensibile al fascino della moglie, e perciò definito “la bestia”, a compiere il proprio dovere coniugale: mezzo per raggiungere tale scopo una torta afrodisiaca appositamente preparata. In un susseguirsi di scene non prive di angosciosa suspense per i due amanti, la vis comica di Pirandello emerge pienamente: il nascituro avrà un padre legittimo, la virtù della signora Perella e la rispettabilità del professor Paolino continueranno ad essere inattaccabili.
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24/10/2006
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