Forza Italia : "Il Comunismo è stato sconfitto dalla storia"
| TERAMO - Auspichiamo un serio dibattito scientifico sul Dossier Mitrokhin per svelare lattività del Pci sul territorio
Forza Italia di Teramo nel sostenere e credere, su solide basi scientifiche, che il Comunismo è il male assoluto del XX Secolo così come il Nazi-fascismo, NON intende offendere il Presidente della repubblica Giorgio Napolitano con l’Odg presentato dal Consigliere Gabriele De Luca al Presidente del Consiglio Comunale di Teramo. Forza Italia, infatti, nutre un profondo rispetto per il Capo dello Stato e per le altre Istituzioni repubblicane: tuttavia, bene ha fatto il Consigliere Gabriele De Luca a sollevare la questione della memoria storica dei Martiri che si opposero alla follia sanguinaria del Comunismo, anche alla luce delle risultanze investigative prodotte dal Dossier Mitrokhin che pochi conoscono.
Il Presidente della repubblica Napolitano conosce troppo bene la Storia e le oggettive conseguenze del socialismo reale durante la Guerra Fredda, come ha scritto nel suo libro:“Dal Pci al socialismo europeo. Un’autobiografia politica” (Ediz. Laterza), per ritenere di pensare il contrario.
D’altra parte i tragici fatti dell’11 settembre 2001, la guerra globale contro Al-Qaida che vede impegnata “in prima linea” l’Italia nella lotta al terrorismo internazionale, hanno ridisegnato gli scenari dello scontro planetario. La cui natura non è, come dicono alcuni, “di civiltà contro l’Islam”, bensì è di natura politico-militare contro i sostenitori di Al-Qaeda. Allo stesso tempo non possiamo dimenticare gli orrori del Comunismo: pena, oggi, la nostra stessa sconfitta culturale.
Alla riapertura dell’Anno Scolastico 2006-07, Forza Italia nell’augurare buon lavoro agli insegnanti e agli studenti teramani, intende lanciare un messaggio ai giovani affinché si facciamo promotori di giornate dedicate alla memoria delle tragiche conseguenze della dottrina leninista-marxista nella Storia. Mentre ci accingiamo a commemorare i “martiri per la libertà dell’Ungheria” che nell’ottobre 1956 si opposero strenuamente alla sanguinosa invasione sovietica nell’indifferenza generale del PCI, non possiamo dimenticare gli 80 milioni di morti sulla coscienza di coloro che sostennero e propagandarono, con ogni mezzo, l’applicazione disumana del socialismo reale nel resto del mondo: Cina, Vietnam, Cambogia, Corea del Nord, Africa e Cuba, sono territori imbevuti del sangue di coloro che si opposero al Comunismo offrendo la loro vita. Perché, allora, non dedicare un Giorno della Memoria anche a loro?
La Dottrina Militare Sovietica (DOM) si è sempre definita “difensiva” in linea con l’apparato propagandistico politico che fa velo ai movimenti pacifisti e culturali, con una reale connessione all’evoluzione delle dottrine militari del Patto di Varsavia e della Nato.
La DOM è fondata sul marxismo-leninismo secondo l’interpretazione che ne dà il Pcus. Il partito, in pratica, vede il mondo come un campo di battaglia delle classi e dei sistemi sociali ed è certo della “inevitabile vittoria del socialismo”.
La DOM sovietica è pertanto un fondamentale concetto teorico che governa la condotta degli affari militari ed influenza tutta la costruzione militare (strutture, operazioni, logistiche, ecc.) e fornisce una base teorica per le formulazioni politico militari del partito.
Stalin, poco dopo la Seconda Guerra Mondiale, elaborò il concetto dei “due campi”, due coalizioni mutuamente inconciliabili, legate da un comune destino che le portava all’ineluttabile scontro mondiale. Gli USA dettero tre risposte strategiche, due politiche ed una militare: il containment e piano Marshall da un lato, e la strategia militare NATO come “risposta massiccia”.
Quando l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti d’America ebbero le armi nucleari, le formulazioni dottrinali di Stalin (vedi discorso di Khruscev, febbraio 1956, nel corso del XX congresso del Pcus) non furono più adeguate. Fra il 1960 e il 1961 fu lo stesso Khruscev a introdurre la nozione di “deterrenza nucleare”, intesa come la necessità strategica di possedere armi nucleari sempre più sofisticate allo scopo di scoraggiare il nemico dall’usarle a sua volta. Pena la mutua distruzione (MAD). Khruscev, allora, parlò di “coesistenza pacifica” permanente per consentire al socialismo di emergere con la sua superiorità culturale ed economica nella competizione con il mondo capitalista. Sappiamo, invece, come andarono le cose: grazie allo schieramento dei 572 Euromissili della Nato, al ritiro contestuale degli SS20 sovietici dal teatro europeo, allo Scudo Stellare del presidente degli Usa R. Reagan, la sconfitta del comunismo e dell’Urss, era solo questione di tempo.
Ma l’apparato sovietico delle spie in Europa rimase attivo almeno fino al 1991. Nella strategia politica di “controllo” del teatro italiano - come rivela il Dossier Mitrokhin - l’Urss poteva contare, negli apparati politici ed istituzionali italiani, su personalità di spicco del PCI che operarono anche sul nostro territorio.
L’apparato militare comunista italiano, quindi, era pronto a passare all’azione in caso di invasione dell’Europa, sul modello Ungheria 1956. Ci chiediamo: gli attuali “rifondatori” del comunismo italiano, se le cose tornassero come prima del 1991, sarebbero ancora pronti a tradire l’Italia?
Forza Italia auspica un dibattito storico-scientifico sul Dossier Mitrokhin nella Città di Teramo, che veda la partecipazione di storici e politici di fama nazionale e internazionale, come il Sen. Paolo Guzzanti, uno degli artefici del poderoso lavoro di “ricostruzione” dei fatti nella Commissione bicamerale d’inchiesta concernente, tra l’altro, l’attività dei nostri OO7 durante la Guerra Fredda.
Il Presidente della repubblica Napolitano conosce troppo bene la Storia e le oggettive conseguenze del socialismo reale durante la Guerra Fredda, come ha scritto nel suo libro:“Dal Pci al socialismo europeo. Un’autobiografia politica” (Ediz. Laterza), per ritenere di pensare il contrario.
D’altra parte i tragici fatti dell’11 settembre 2001, la guerra globale contro Al-Qaida che vede impegnata “in prima linea” l’Italia nella lotta al terrorismo internazionale, hanno ridisegnato gli scenari dello scontro planetario. La cui natura non è, come dicono alcuni, “di civiltà contro l’Islam”, bensì è di natura politico-militare contro i sostenitori di Al-Qaeda. Allo stesso tempo non possiamo dimenticare gli orrori del Comunismo: pena, oggi, la nostra stessa sconfitta culturale.
Alla riapertura dell’Anno Scolastico 2006-07, Forza Italia nell’augurare buon lavoro agli insegnanti e agli studenti teramani, intende lanciare un messaggio ai giovani affinché si facciamo promotori di giornate dedicate alla memoria delle tragiche conseguenze della dottrina leninista-marxista nella Storia. Mentre ci accingiamo a commemorare i “martiri per la libertà dell’Ungheria” che nell’ottobre 1956 si opposero strenuamente alla sanguinosa invasione sovietica nell’indifferenza generale del PCI, non possiamo dimenticare gli 80 milioni di morti sulla coscienza di coloro che sostennero e propagandarono, con ogni mezzo, l’applicazione disumana del socialismo reale nel resto del mondo: Cina, Vietnam, Cambogia, Corea del Nord, Africa e Cuba, sono territori imbevuti del sangue di coloro che si opposero al Comunismo offrendo la loro vita. Perché, allora, non dedicare un Giorno della Memoria anche a loro?
La Dottrina Militare Sovietica (DOM) si è sempre definita “difensiva” in linea con l’apparato propagandistico politico che fa velo ai movimenti pacifisti e culturali, con una reale connessione all’evoluzione delle dottrine militari del Patto di Varsavia e della Nato.
La DOM è fondata sul marxismo-leninismo secondo l’interpretazione che ne dà il Pcus. Il partito, in pratica, vede il mondo come un campo di battaglia delle classi e dei sistemi sociali ed è certo della “inevitabile vittoria del socialismo”.
La DOM sovietica è pertanto un fondamentale concetto teorico che governa la condotta degli affari militari ed influenza tutta la costruzione militare (strutture, operazioni, logistiche, ecc.) e fornisce una base teorica per le formulazioni politico militari del partito.
Stalin, poco dopo la Seconda Guerra Mondiale, elaborò il concetto dei “due campi”, due coalizioni mutuamente inconciliabili, legate da un comune destino che le portava all’ineluttabile scontro mondiale. Gli USA dettero tre risposte strategiche, due politiche ed una militare: il containment e piano Marshall da un lato, e la strategia militare NATO come “risposta massiccia”.
Quando l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti d’America ebbero le armi nucleari, le formulazioni dottrinali di Stalin (vedi discorso di Khruscev, febbraio 1956, nel corso del XX congresso del Pcus) non furono più adeguate. Fra il 1960 e il 1961 fu lo stesso Khruscev a introdurre la nozione di “deterrenza nucleare”, intesa come la necessità strategica di possedere armi nucleari sempre più sofisticate allo scopo di scoraggiare il nemico dall’usarle a sua volta. Pena la mutua distruzione (MAD). Khruscev, allora, parlò di “coesistenza pacifica” permanente per consentire al socialismo di emergere con la sua superiorità culturale ed economica nella competizione con il mondo capitalista. Sappiamo, invece, come andarono le cose: grazie allo schieramento dei 572 Euromissili della Nato, al ritiro contestuale degli SS20 sovietici dal teatro europeo, allo Scudo Stellare del presidente degli Usa R. Reagan, la sconfitta del comunismo e dell’Urss, era solo questione di tempo.
Ma l’apparato sovietico delle spie in Europa rimase attivo almeno fino al 1991. Nella strategia politica di “controllo” del teatro italiano - come rivela il Dossier Mitrokhin - l’Urss poteva contare, negli apparati politici ed istituzionali italiani, su personalità di spicco del PCI che operarono anche sul nostro territorio.
L’apparato militare comunista italiano, quindi, era pronto a passare all’azione in caso di invasione dell’Europa, sul modello Ungheria 1956. Ci chiediamo: gli attuali “rifondatori” del comunismo italiano, se le cose tornassero come prima del 1991, sarebbero ancora pronti a tradire l’Italia?
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13/09/2006
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