CESARE D'ANTONIO - VINCENZO DI BONAVENTURA - GIARMANDO DIMARTI.
Militanti/esperti di Medioevo. Ma quello alto, moderno, gustoso, "lieve". Medioevo ingenuo contravveleno.
Futuribili "Dame e cavalieri", sapori di "Muschio et salsedine", misteri e personaggi da "L'isola che sarà".

Sculture cariche d'anni eppure lisce e danzanti. Dipinti infuocati, magnetici, in vena di dadaismo e di jazz. Versi non in "inutile esperanto" ma in inventata lingua utopica non reticente, grammelot letterario crudo et garbato. Ad arte impoverito con passione e genio. Spoesia detta con spaventosa bravura, spesso come al ritmo-binario di Brassens.

Atmosfere da abusiva micro biennale in Palazzina, da provenzale eremo stellato nel chiostro ( povera rondine stordita di felicità, ma salva ).

Noi presenti, in questi due posti, visitatori/spettatori circa nove. Non gli stessi.
Nove ( diciotto ) rare anime "ricche".

O meno povere di quelle disperate e bellicose di migliaia di "lattini", di "urchi", di "coperchioni", di "tabacconi", di "bonchiglie", di "libellulari", di "vampironi"..., folle flussa follia per mercati, movide e mangifici della Riviera.
Così non est?