Giulio Scarpati a Teramo invitato dalla società della Musica e del Teatro Primo Riccitelli
| TERAMO - Il bravo attore di cinema e teatro, oltre che notissimo interprete di fiction televisive, è stato invitato per un incontro pubblico della serie: Le altre parole del teatro - Incontri dautore.
di Maddalena Lenti
Anche lontano dalle telecamere, Giulio Scarpati, che, incredibile a dirsi, ha appena compiuto 50 anni, conserva quel simpatico, pulito viso da ragazzo, che tanti consensi gli ha valso nelle sue apparizioni televisive, quale protagonista della serie Un medico in famiglia. La sala S. Carlo, sede dell’incontro, è affollata di un uditorio giovanissimo e prevalentemente femminile. Il tema è piuttosto impegnativo: L’arte di insegnare l’arte.
La scuola dell’attore: il teatro fra passione e didattica: Ma non si atteggia a divo, Giulio Scarpati, parla anzi con semplicità, racconta dei suoi inizi con una cooperativa di giovani attori, delle esperienze teatrali più importanti e più amate: Il Candelaio per la regia di Aldo Trionfo, la breve permanenza al Piccolo di Milano, Ifigenia in Tauride, con Massimo Castri, Lorenzaccio, con Maurizio Scaparro, L’Idiota, con Gigi Dall’Aglio. Il teatro - afferma - è stata e continua a essere la sua prima, grande passione.
Il luogo in cui si è, paradossalmente, più veri, anche se si finge, in cui si è più liberi di trovare il proprio io nel dare un’impronta autentica al personaggio che si sta interpretando. Ma anche il cinema ha catturato presto questo attore di bell’aspetto, così attuale e seriamente impegnato. Giuseppe Piccioni lo vuole per Chiedi la luna e Cuori al verde, A. Di Robilant per Il Giudice ragazzino e Marco Tullio Giordana per Pasolini, un delitto italiano, per citare solo alcune delle pellicole che l’hanno visto protagonista.
E la televisione? Gli chiede qualcuno del pubblico. La televisione, risponde Scarpati, dà molta visibilità e un’immediata notorietà, più che qualsiasi altro mezzo. Non si può negare, aggiunge, che la cosa gratifichi, anche se i fotografi davanti alla porta di casa o sotto l’ombrellone al mare, facevano dire ai suoi figli: “Papà, era meglio prima, quando non ti riconoscevano”. Ed è straordinario, prosegue, come la gente ti identifichi col personaggio, tanto che durante le puntate di “Un medico in famiglia”, è accaduto che qualcuno gli chiedesse consigli sulla salute o ricette mediche.
Però il pericolo è che uno possa restare come “ingessato” in quel determinato ruolo, tanto che molti produttori finiscono con l’offrirti solo parti di medico, e tu dovresti fare soltanto quelle. Il successo, dice ancora, rischia di far perdere i contatti con la realtà; bisogna pertanto essere molto vigili, avere la coscienza che può non durare sempre.
Poi, alla classica domanda che ogni spettatore si pone, se e quanto pesantemente l’incarnare tanti caratteri, tante psicologie diverse influisca sulla vita personale di un attore, Scarpati osserva che per lui, al contrario, il recitare ha un forte potere liberatorio nei confronti di eventuali impulsi negativi, e che vive la sua professione quasi alla stregua di un gioco, come i bambini, che fingono di essere in guerra e di uccidere il nemico, ricevendo da questa finzione influenze del tutto positive. “Che cosa insegna - gli chiediamo - ai giovani aspiranti attori della scuola che ha fondato?”. Sorride, mentre risponde: tutto quello che so e che ho imparato anch’io.
La nostra però, precisa subito, non è un’Accademia tradizionale, è una scuola anomala: a volte facciamo lezione camminando, per strada, nei luoghi più impensati. Certo, commenta, il talento è imprevedibile; scopri che può emergere anche in personalità che a un primo esame appaiono meno dotate. Ammette tuttavia che oggi per lo più i giovani sembrano essere privi di pazienza: vorrebbero bruciare le tappe, arrivare subito, e la prima cosa che chiedono è: come si ottiene il successo? “Di fronte a questa domanda, io non mi stanco di ripetere che non esistono risposte sicure o formule precostituite, ma che bisogna studiare, osservare, imparare a esprimersi, dosare le pause, conoscere i tempi: apprendere la tecnica e formarsi, insomma”.
Nell’osservare quest’attore dalla recitazione così asciutta e moderna, si intuisce che a dotarlo dell’esemplare essenzialità e semplicità che è la sua riconoscibile cifra, non è stata solo la natura, ma ha contribuito certamente un lungo studio, sostenuto da umiltà e determinazione.
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21/03/2006
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