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"Scattano" le norme di salvaguardia fino all'adozione del Pai

| ANCONA - La Giunta regionale trasmette al Consiglio il Piano stralcio di bacino.

Nelle Marche 18.834 zone sono a rischio frana e 431 corrono il pericolo di subire un'esondazione. Per metterle in sicurezza occorrono oltre 195 milioni di euro. La stima delle aree vulnerabili e dei costi di ripristino è contenuta nel Pai, il "Piano stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico dei bacini di rilievo regionale", che la Giunta ha trasmesso al Consiglio in vista della definitiva adozione. Contestualmente all'invio della voluminosa documentazione, scattano (a partire dalla prossima pubblicazione sul Bur, Bollettino ufficiale della Regione Marche) le "misure di salvaguardia" che si applicano alle aree a rischio idrogeologico, individuate nel Pai, fino alla definitiva adozione del Piano da parte del Consiglio. La durata massima dei vincoli è, comunque, stabilita in tre anni; per alcune zone sino al 18 febbraio 2004. Poi vale la normativa del Pai.

Il Piano è stato predisposto dal Comitato istituzionale per l'autorità di bacino, che ha provveduto alla prima adozione. Successivamente l'elaborato è stato portato a conoscenza degli enti locali interessati e dei privati (tavoli tecnici), i quali hanno fatto pervenire le proprie osservazioni. La seconda e definitiva adozione compete al Consiglio regionale.
"Il Piano stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico - spiega l'assessore regionale all'Urbanistica, Giulio Silenzi - individua le aree a differente livello di pericolosità e rischio idrogeologico. Disciplina gli usi del suolo consentiti in tali aree e fornisce le direttive per ridurre le condizioni di pericolo. Quantifica anche il fabbisogno finanziario di massima per contenere il rischio e segnala i criteri per individuare le priorità d'intervento. Il Pai, in sostanza, rappresenta uno stralcio del Piano generale di bacino e segnala le situazioni di pericolosità idraulica e idrogeologica presenti sul territorio.

L'ambito di applicazione è quello dei bacini idrografici regionali. In tali bacini ricadono anche territori della Regione Umbria e, pertanto, per l'applicazione del Pai, in queste  aree, dovrà essere seguita una procedura particolare".
Il Pai stabilisce due tipologie di pericolosità, all'interno dei bacini idrografici: rischio idraulico (territori inondabili da piene) e rischio idrogeologico (dissesti individuati sulla base delle specifiche informazioni contenute negli strumenti urbanistici comunali, nei piani provinciali e in altri studi dettagliati).

Nelle aree sopra descritte è stata redatta una normativa di uso del territorio in funzione del differente livello di pericolosità e rischio. Tale normativa riguarda anche l'intero territorio dei bacini regionali per gli aspetti di corretto uso del suolo, con particolare riguardo alle pratiche agro - forestali.
Sono state, inoltre, predisposte direttive specifiche per la salvaguardia dai fenomeni di esondazione (comprensiva di una proposta di adeguamento tipo dei PRG Comunali), indirizzi per le opere di sistemazione dei versanti in dissesto, indirizzi per il coordinamento con gli strumenti di pianificazione e programmazione di area vasta.

In linea generale l'articolato normativo propone, per le aree in cui l'attuale stato delle conoscenze evidenzia un livello di pericolosità elevata o molto elevata, il mantenimento dell'attuale edificato e una notevole limitazione alle previsioni edificatorie degli strumenti urbanistico-territoriali, prevedendo, nel contempo, in alcune zone urbanistiche, una procedura di intesa per la verifica della loro compatibilità con la pericolosità dell'area. Invece, laddove si è evidenziato un livello di pericolosità basso, si prevede la possibilità di attuazione delle previsioni urbanistiche e territoriali esistenti.

24/06/2003





        
  



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