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Sant'Emidio e San Gennaro gemellati per salvare il Napoli

| ASCOLI PICENO - Considerazioni semiserie sulle gesta dolciamare dell'Ascoli.

di Federica Poli

In 36 abbiamo pensato di unire l'utile al dilettevole e così, anziché partire alla volta della Campania solo per vedere la partita Napoli-Ascoli (peraltro scontata nel risultato), abbiamo annesso la gita turistica mattutina alla città vesuviana.

Ovviamente, vista la posizione in classifica della squadra partenopea e il conosciuto amore e "calore" dei napoletani quando si tratta di vicende calcistiche, è obbligatorio celare il paese di provenienza, almeno fino all'entrata allo Stadio S. Paolo.

E così, per una settimana mi sono esercitata con ripetizioni in lingua napoletana abilmente tenute dal mio amico Gregorio per telefono. Sono partita, quindi, sfoggiando un repertorio di :"Simm e Napule Paesà", "Mannaggia au Patatauch" "nà tazzulella e caffè".

Arrivo con leggerissimo anticipo e cosa vedo? Il torpedone da 52 posti che su entrambe le fiancate mostra la riproduzione gigantesca di Piazza del Popolo sulla quale spicca la scritta ASCULUM.

"Vabbè può darsi che i napoletani non conoscano il latino e lo prendano per la marca dell'autobus!" Per fugare ogni dubbio, però, poco più a lato si erge la traduzione in italiano corrente: ASCOLI PICENO!

E mò come facciamo? Qualcuno avrà pensato "Vedi Napoli e poi muori!" infatti con questo autobus non c'è altro finale prospettabile.

All'arrivo al casello intanto ci aspetta una volante della Polizia e .. luce fu!

Vi lascio solo immaginare un pullman scortato dalle Forze dell'Ordine con la scritta inequivocabile Ascoli e la riproduzione fedelissima di Piazza dappertutto che transita per Posillipo, percorre Via Caracciolo, passa dinanzi Piazza Municipio, staziona di fronte al Maschio Angioino, costeggia i 1200 metri di Villa Comunale nel giorno della partita della vita per il Napoli.

E pensare che volevamo passare inosservati.

Cerchiamo, e questa volta con ottimi risultati, di arrivare vivi all'ora della partita e, caso eccezionale, ancora con portafogli, borse e orologi.

Finalmente giungiamo allo Stadio passando tra la folla dei partenopei che guardano, esterrefatti, il nostro autobus e si chiedono chi è capace di cotanta sfrontatezza.

Dopo varie peripezie e dribbling (gli unici di questa sera) arrivo incolume al mio settore.

Il sipario si apre dinanzi ai miei occhi e resto stupefatta.

Sono 60.000, sono napoletani e pare ancora di sentire l'eco dei cori per l'ineguagliabile Dieguito. Qui ha giocato l'uomo che, calcisticamente, ha incantato una generazione, e mi chiedo quante di queste persone hanno chiamato i loro figli Diego e quanti sono padri inconsapevoli dei figli di Diego.

La folla sugli spalti sembra accorsa a una festa e canta, batte le mani, spinta dalle esortazioni dello speaker dello Stadio (o della discoteca?) che invita il tecnico del suono ad alzare il volume. La gioia è trascinante e la febbre del sabato sera sembra aver contagiato un po' tutti.

Ehi, ma c'è una partita da giocare (per modo di dire!).

Spettacolo pirotecnico e si dà inizio alle danze. I nostri, infatti, più che giocatori di calcio sembrano ballerine della Scala e i biancazzurri inseguono la vittoria per rimanere ancorati alla serie cadetta.

Qualche guizzo bianconero ce lo mostra il galvanizzato miccolimaradona Brienza che oggi ( per via del soprannome e delle origini campane) si sente a casa mentre il nostro scugnizzo riccioluto Stella si trova come avversario il pelato e ben più grosso ( e non solo di nome) Stellone.

Al 40 minuto ci pensa l'arbitro Dattilo a farmi sentire l'urlo dei 60.000. Assegna il solito (ormai è una costante) rigorino al Napoli per un fallo (?) di Aronica su Vidigal e Dionigi batte Cejas. Si infiamma il S. Paolo.

Boato roboante da mettere i brividi.

Prima del fischio di fine primo tempo Montervino non si risparmia in una discesa dalla propria area di rigore fino a raggiungere il guerriero Cejas in imperturbabile attesa. Non si chiede come mai nessuno si permette di fermarlo o tentare di farlo? Anzi pensa: quanta grazia! E assapora l'idea del 2 a 0 ma non si accorge che il gioco è fermo da circa 40 secondi. A fine partita ha chiesto una bombola di ossigeno al "Fatebenefratelli".

Ah dimenticavo, Braveheart Caracciolo, anche stasera, ha provato più volte i suoi ormai famosi, quanto spregiudicati, tiri da fuori. Forse i fischi dei 60.000 l'avranno aiutato a desistere da questa strampalata impresa, oppure sarà necessario ricorrere alle cure di uno psicanalista visto che la "TIRO..ide Acuta" non dà segni di miglioramento?

Secondo tempo. 2 a 0 di Dionigi e tutti a casa.

E i nostri dove sono? Il panteranera? E il Capitano? Hanno lasciato solo Cejas a difesa del fortino!

Fuochi artificiali sono solo da ornamento ad una festa annunciata.

Ora possiamo tornare al pullman. Cerco, invano, di camuffarmi ed entrare in un altro degli otto torpedoni che da Ascoli hanno raggiunto Napoli ma i miei compagni di sventura mi riportano al triste destino sull'"Asculum".

Tanto non c'è più da preoccuparsi i napoletani sono contenti. D'altronde S. Emidio ha dato una valida mano a S. Gennaro servendosi di 11 uomini (12 con l'arbitro): una squadra, l'Ascoli che con la sconfitta ha scongiurato una vera tragedia napoletana!

19/05/2003





        
  



3+3=

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