Il 18 maggio al teatro dell’Arancio i luoghi, le persone, le storie letterarie di Filippo Massacci
San Benedetto del Tronto | Venerdì 18 maggio, presso il teatro dell’Arancio di Grottammare, Filippo Massacci ha condiviso con il pubblico un percorso attraverso il luoghi, le persone e le storie che hanno segnato il suo tragitto di lettore appassionato di letteratura.
di Elvira Apone

un momento della serata
Nell’ambito della XXIII stagione dell’associazione culturale Blow up di Grottammare, "Qualunque cosa pensi, pensa il contrario", venerdì 18 maggio, alle ore 21,00, presso il Teatro dell’Arancio di Grottammare, dopo il successo ottenuto l’anno scorso, Filippo Massacci è tornato davanti a un pubblico attento e interessato, proponendo un nuovo percorso letterario dal titolo "Luoghi Persone Storie", dedicato agli scrittori che hanno segnato in modo particolare e irreversibile la sua esperienza di lettore appassionato di letteratura.
Un viaggio confessione frutto della sua incontenibile e straordinaria passione per la letteratura e per i suoi protagonisti, che hanno saputo regalare ai lettori, attraverso le loro opere, una parte di sé, proprio come i lettori, ha sottolineato Filippo Massacci, diventano parte delle storie che leggono e, così facendo, se le portano dentro per sempre. E Filippo se le porta dentro tutte quelle storie, quelle tantissime storie che ha incominciato a leggere sin da bambino, quando chiese per la prima volta a suo padre un libro in regalo. E quel libro è stato il libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, il diario, come ha ricordato Filippo, “di un’Italia che cercava il senso di essere nazione”. E poi sono arrivati Pinocchio di Collodi, con il suo coraggio di andare verso l’ignoto, “Jolanda la figlia del corsaro nero” e “Le tigri di Mompracem” di Emilio Salgari, per giungere a “La Metamorfosi” di Franz Kafka, ai libri di Borges, a “I racconti di Dublino” di James Joyce, a “Il Ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde fino a “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar. E a seguire Pier Paolo Pasolini con i suoi “Ragazzi di vita”, processato a Milano per oscenità, ma assolto con formula piena grazie alla difesa di Giuseppe Ungaretti e soprattutto alla testimonianza di Carlo Bo, il cantautore folk Woody Guthrie con “Questa terra è la mia terra”, “Il mio cuore umano” di Nada, che sin da quando aveva incominciato a cantare sognava di studiare letteratura e di diventare una scrittrice, “Una donna” di Sibilla Aleramo, con il suo ambivalente ritratto di Civitanova Marche, Stefano Tassinari con “D’altri tempi”, una serie di racconti ambientati nei controversi e problematici anni Settanta, “Il posto dove stavo meglio” di Simona Vinci. Tutti libri che hanno segnato il corso della letteratura e che hanno lasciato un’impronta nel cuore di Filippo Massacci che, quasi a scusarsi con i tanti esclusi, ha dichiarato: “Gli esclusi mi hanno capito e rassicurato”. Perché lui ci parla con gli scrittori, ne accarezza gli animi sfiorandone e sfogliandone i libri, quei libri che cura come se fossero creature vive, perché la letteratura, come ha ribadito lui stesso, “è la grande risposta dell’animo umano al mistero della vita” e “leggere ci rende più consapevoli, è il migliore antidoto alla sofferenza”.
Ma un posto particolare nel suo cuore è sicuramente occupato da Angelo Filipponi e dal suo “L’Eterno e il Regno”, un romanzo storico rimasto inedito, in cui Filipponi ricostruisce, attraverso numerose testimonianze storiche e linguistiche, il periodo in cui è vissuto Gesù Cristo, presentato soprattutto nella sua figura di uomo. Un grande e dettagliato affresco storico pullulante di personaggi e di vicende, frutto di lunghi studi e ricerche che, a causa della dura e implacabile legge del marketing, sfortunatamente non ha trovato la veste editoriale che merita. Un libro che, ha confessato Filippo, ha contribuito ad accrescere la sua fede, un’opera che, al contrario di quanto Filipponi pensava, non ha messo in crisi i suoi valori religiosi, ma li ha rafforzati grazie all’umanità e alla realisticità con cui l’autore tratteggia la figura di Jehoshua. Ma questo affascinante percorso sospeso tra verità e sogno, tra realtà e fantasia non poteva terminare senza ricordare il magnifico discorso tenuto dal poeta spagnolo Federico Garcia Lorca in occasione dell’inaugurazione della biblioteca di Fuente Vaqueros, suo paese natale, ritrovato dal nostro conterraneo Lucilio Santoni e da lui tradotto in italiano. Un discorso meraviglioso e potente, frutto di una mente illuminata e di un animo sensibile, in cui il valore dei libri, gli unici in grado di estinguere la vera sete dell’uomo, quella del sapere, è ribadito con forza e veemenza, a sottolineare che non è tanto il corpo a chiedere nutrimento, quanto l’anima, la cui vita può essere alimentata e resa immortale soltanto dall’eterno potere della letteratura.
Poi per un attimo è calato il silenzio, seguito da un energico e sentito applauso. L’applauso di chi ha ascoltato e condiviso le parole di Filippo Massacci e, forse, anche di chi non le ha condivise del tutto. Ma questa è la sua storia personale, fatta di lacrime e sorrisi, di gioia e commozione, di emozioni autentiche e indelebili, quelle emozioni che solo i libri sanno suscitare e da cui noi tutti, spettatori e lettori, non possiamo evitare di farci contagiare.
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20/05/2018
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Betto Liberati