Alla fine la speranza di vedere un italiano succedere a Federico Gaio nell'albo d'oro della San Benedetto Tennis Cup si è concretizzata grazie alla vittoria di Matteo Berrettini. Un successo che va al di là del mero arricchimento di vincitori tricolori del torneo rivierasco, ma che ha un valore particolare: è il primo titolo Challenger per il giovane italiano, che entra così per la prima volta nei primi 200 giocatori del mondo (direttamente al numero 172), posizione che gli permetterà di giocare le qualificazioni degli US Open e che rappresenta un ulteriore salto in avanti verso il circuito maggiore, obiettivo concreto e alla portata per il tennista nato a Roma. Probabilmente i tifosi non potevano sperare in un vincitore migliore, viste le speranze riposte nel ragazzo.
La finale contro il serbo Djere, fresco di top-100, non è mai apparsa in discussione, a partire dal break realizzato in apertura di partita. Per tutto il match Berrettini ha mantenuto con estrema autorevolezza i propri turni di servizio, senza concedere alcuna palla break, mentre il serbo annaspava per tenersi a galla, tanto nel primo quanto nel secondo parziale. Senza togliere alcun merito a Berrettini, in costante comando degli scambi, bisogna evidenziare la partita non impeccabile del balcanico, apparso piuttosto scarico, sia forse per l'appagamento per il risultato appena raggiunto nel ranking sia per qualche problemino fisico - ammesso durante la premiazione - che non lo ha abbandonato nel corso della sua faticosa settimana, costellata di incontri lunghi e combattuti che non hanno giovato alla sua condizione fisica.
Andando oltre la mera cronaca della partita (terminata 6-3 6-4), si può fare un piccolo resoconto dell'attuale gioco di Berrettini. Il dritto, già colpo solido, è migliorato ulteriormente: quello che prima era un colpo quasi solo piatto è diventato un colpo un po' più lavorato, aggiungendo un pizzico di rotazione al per tirarlo con maggiore margine di errore (soprattutto in lunghezza) senza comunque rinunciare alla propria incisività. La prima di servizio in dotazione è di primissimo livello, mentre sulla seconda bisogna aggiungere qualcosa, sia in termini di velocità che di variazione. Il rovescio è un altro fondamentale in crescendo, anche se a volte il colpo coperto resta corto e attaccabile; a questa - si spera momentanea - mancanza sopperisce un validissimo back di rovescio, che rimane sempre molto basso e che talvolta maschera qualche palla corta. In ultimo da segnalare anche un certo miglioramento negli spostamenti, ormai indispensabili per poter competere ad alti livelli.
La strada imboccata è quella giusta e il ragazzo sembra quadrato. Se non avrà fretta di crescere la sua carriera non sarà avara di soddisfazioni.