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Festa dei Funai, la Comunità sambenedettese si ritrova nel giorno di San Biagio

San Benedetto del Tronto | Il calore ed il colore della Città – nella partecipazione di tante famiglie e scolari – in una Sala Consiliare gremita, per la festa del patrono della categoria professionale, fra le più umili, eppure fra le più significative ed emblematiche.

di Umberto Sgattoni

«Cammenì arrète pe' tterà ‘vànte».

In questo verso di Giovanni Quondamatteo, così asciutto e lapidario, eppure così evocativo e pregnante nella sua densa significanza e nella sua struggente drammaticità - come solo la poesia, talvolta, è in grado di conchiudere e sublimare - si raccoglie la parabola umana e l'esperienza esistenziale (e professionale) de lu "fenare": il funaio.
Uno dei mestieri più umili e faticosi, eppure tra i più significativi, rappresentativi ed emblematici di una Città - San Benedetto - che negli ultimi cento anni, è stata quella che maggiormente è cresciuta e si è sviluppata, affermandosi fra le prime della Regione.

Una Città che deve tanto al Mare - ed a quel che attorno ad esso gravita (il Porto, la Pesca, la Cantieristica ed i tanti lavori, lavoratori ed operatori che da questi contesti ne conseguono e scaturiscono, e da ciò, hanno tratto sostentamento per le loro famiglie) -, ma molto più, deve, alla operosa laboriosità ed allo spirito di sacrificio della sua Gente.

Nel tardo pomeriggio di venerdì 3 febbraio, nella giornata di San Biagio, protettore della categoria, la Città di San Benedetto ha reso - dunque - omaggio, a coloro che in passato hanno svolto il mestiere di funaio, retara o canapino, con una cerimonia tenutasi nella Sala Consiliare del Comune.

Tante, le persone convenute a questo momento di particolare rilevanza comunitaria: segno tangibile, di come la Città si raccolga e si ritrovi concorde, nel coltivare il terreno comune della Memoria e della Tradizione, humus fecondo per una Comunità, per la sua crescita ed il suo sviluppo.

"Una Comunità, cresce, quando si fanno le cose tutti insieme; quando il problema del vicino, è anche un nostro problema;" - ha detto il Sindaco di San Benedetto Pasqualino Piunti nella sua brevissima prolusione, compiaciuto per la presenza di tante persone ed in particolar modo di famiglie e ragazzi.
Primo Cittadino sambenedettese che, d'un lato, ha colto l'opportunità di evidenziare come asse portante di una Comunità sia proprio quello che - passando per le istituzioni e per le varie articolazioni del tessuto socio-economico comunitario - si incardina su elementi fondamentali quali la Famiglia e la Scuola; dall'altro, ha pure rimarcato come il culto della Memoria e della Tradizione, sia pratica altrettanto importante e doverosa, poiché è proprio "nel ricordare e coltivare i momenti significativi della nostra Storia collettiva, della nostra Città e della nostra Gente, volgendosi indietro" - ha detto il Sindaco Piunti - che si coglie l'essenza più profonda e "si trova, la motivazione e lo slancio per guardare avanti", al futuro, con rinnovato spirito identitario e fiducia.

Infine il Sindaco di San Benedetto ha espresso viva soddisfazione, gioia e sorpresa "nel vedere che i nostri giovani si interessano e prendono appunti".

E ciò, facendo riferimento alla visita del "sentiero dei funai", presso la ditta "Perotti Cavi" [di via Amerigo Vespucci, estremo nord-est del Territorio Comunale]: una visita, cui - nel corso della stessa mattinata - hanno preso parte il Sindaco Piunti e l'Assessore alla Cultura e all'Istruzione Annalisa Ruggieri con gli studenti delle Scuole Medie, e che è stata certamente opportunità proficua per i ragazzi, di ammirare, apprendere e conoscere in maniera più approfondita, tutte le fasi produzione dell'affascinante - quanto faticoso - mondo dei funai.

L'arte del funaio, a San Benedetto del Tronto, fa parlare di sé già da metà ‘700, ma prende decisamente piede, parallelamente all'impetuoso sviluppo della pesca.
La canapa, era infatti il materiale fondamentale per la realizzazione di funi e reti, prima dell'avvento dei materiali sintetici.
I funai, erano in maggior parte concentrati lungo il greto del torrente Albula, e il loro ruolo, era parte integrante di un ciclo di lavorazione estremamente articolato, e che iniziava - appunto - dai "canapini": coloro che avevano sulle spalle, la parte più faticosa, ed anche più insalubre, viste le fibre rilasciate nell'aria dalla canapa, nel corso del processo produttivo.

Funai, retare e canapini - lavoratori di mare "a terra" - che, come ha pertinentemente affermato l'Assesore Ruggieri, non soltanto incarnano emblematicamente lo spirito di sacrificio dei sambenedettesi, la loro dedizione al lavoro ed alla famiglia, nonché uno dei perni dell'economia e della cultura cittadina, ma anche, un simbolico trait d'union e filo conduttore fra le fatiche di terra e di mare profuse dalla nostra Gente: «i funai, sono stati una categoria di lavoratori che hanno fortemente caratterizzato la nostra Città, perchè hanno rappresentato il legame della città con il suo mare» - ha detto Annalisa Ruggieri.

Da parte sua, il Comandante della Capitaneria di Porto di San Benedetto del Tronto Gennaro Pappacena, nel dirsi concorde con l'Assessore, ha sottolineato come vivendo nel Porto colga, percepisca e "soffra" quotidianamente quella fatica degli operatori portuali, nelle loro varie mansioni ed attività.
I progressi compiuti dall'innovazione tecnologica, ha lasciato alle spalle, grazie a Dio, sotto il profilo tecnico e di lavorazione, certe crude asperità cui, tale categoria di lavoratori, era duramente sottoposta, ogni giorno dell'anno - esposti alle intemperie dell'inverno e dell'estate - fatta eccezione, appunto, per quello di Natale e di San Biagio.

"Un tuffo nel passato" - ha detto il Comandante Pappacena, non soltanto doveroso ed affettuoso omaggio a quanti hanno fatto crescere e reso grande la Città, ma anche per riflettere su quali sentieri di fatica e sacrificio si siano dovuti percorrere e praticare, per renderla tale.

Il Responsabile dell'Archivio Storico Comunale Giuseppe Merlini, ha poi posto l'accento sulle origini del mestiere di funaio: la cui pratica - stando ai documenti - è attestata a San Benedetto sin dal Settecento, ad opera delle famiglie Ferroni (di Grottammare) e Lattanzi.
Inoltre, l'archivista e studioso, ha messo in luce come, per volere del curato Sciocchetti, sia stato costruito l'altare di San Biagio nella Chiesa della Madonna della Marina.

Il pomeriggio, si è poi dipanato nell'alveo delle emozioni: come quelle, generate e scaturite dalla testimonianza di Marcello Falcioni e Francesco Perotti, della ditta "Perotti Cavi", i quali, hanno raccontato aneddoti e curiosità di questa professione, contraddistinta da fatica e privazioni.
Il Perotti, ha altresì ricevuto un riconoscimento speciale da parte del Sindaco Piunti, per la dedizione alla professione.

Di particolare significato culturale e di forte impatto emotivo, è stato - inoltre - il contributo dei ragazzi delle scuole cittadine, alla manifestazione: gli studenti della Primaria "Marchegiani", coordinati dalle docenti Maria Tozzi e Francesca Pelletti hanno recitato poesie dialettali - fra queste - "La Settimana del Funaio" di Ernesto Spina; prezioso, l'intervento del coro degli alunni della Scuola Marchegiani e, di particolare e delicata intensità, l'esecuzione di "Nuttate de lune" e "Cecchinella" eseguite e danzate dal Coro Polifonico Folkloristico sambenedettese dell'ISC Centro diretto dall'insegnante Giuseppina Palestini.

Il calore ed il colore della Città - nella partecipazione di tante famiglie e scolari - in una Sala Consiliare gremita, per la tradizionale cerimonia nel giorno del patrono di una delle categorie professionali più umili, eppure tra le più significative, simboliche ed emblematiche della storia economica e culturale sambenedettese.

04/02/2017





        
  



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