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Agrumeti Piceni, firmato il Protocollo d’Intesa a Grottammare

Grottammare | Diversi comuni del Piceno, nel segno dell’Arancio: firmato un Protocollo d’Intesa, rivolto alla tutela ed alla valorizzazione dell’agrumicoltura picena; il Documento, è aperto a future adesioni.

di Umberto Sgattoni

"Fiori d'arancio", a Grottammare, per i comuni co-firmatari di un Protocollo d'Intesa che si prefiggerebbe - negli scopi e negli auspici - il recupero, la tutela e la valorizzazione delle agrumiere storiche del Piceno.

Proprio nel giorno di San Valentino - "che oltre sugli innamorati veglia anche sugli agrumi" (rileva con una nota di spirito il solerte Ufficio Stampa dell'Amministrazione Comunale grottammarese) - rappresentanti di vari comuni della zona, hanno siglato e sancito, nel pomeriggio di ieri martedì 14 febbraio, questa "unione di intenti", di fronte ad un discreto numero di persone convenute - fra queste, specialisti, produttori e curiosi - riunitesi nella Sala Consiliare del Palazzo Municipale grottammarese.

Erano presenti alla firma del Protocollo d'Intesa, il Sindaco di Grottammare (comune capofila del progetto) il prof. Enrico Piergallini e l'Assessore al Vivaismo dott. Lorenzo Rossi, il Sindaco di Cupra Marittima Domenico D'Annibali e quello di Campofilone, Ercole D'Ercoli; il Sindaco di Massignano Massimo Romani e la Sindaca di Pedaso Barbara Toce; per la Città di San Benedetto, la Consigliera Delegata Rosaria Falco.

L'incontro, ha altresì fornito aggiornamenti sullo "stato dell'arte" di un progetto che si prefiggerebbe di recuperare un patrimonio di testimonianze ed esperienze culturali (artistiche, architettoniche, economiche ed agronomiche ecc.) che avrebbero - nel corso dei secoli - caratterizzato alcuni ambiti e contesti del Piceno Costiero e del suo immediato entroterra; progetto che - sottolinea l'Ufficio Stampa dell'Amministrazione Comunale grottammarese (tradendo un certo entusiasmo) - "ha già incassato, oltre alla volontà delle amministrazioni aderenti, anche l'interessamento del mondo scientifico".

A riguardo, pare voglia farsi riferimento al 19 dicembre scorso, giorno in cui, il cosiddetto (e così denominato ed oggi definito) «Arancio Biondo del Piceno» è stato inserito nel Registro delle biodiversità regionali: in quello, che - negli intenti - è punto di partenza per un percorso che sta proseguendo in collaborazione tra l'Università Politecnica delle Marche e il Centro di Ricerca per l'Agrumicoltura di Acireale.

"Proprio in questi giorni" - ha puntualizzato la Nota dell'Ufficio Stampa Comunale - "il comitato scientifico sta effettuando sopralluoghi nei vari giardini d'aranci per approfondire le caratteristiche dei genotipi censiti".

La volontà di intraprendere un'azione di approfondimento e di recupero della tradizione agrumicola locale - di cui esisterebbero testimonianze nel corso dei secoli - sarebbe partita, nell'ottobre scorso, con la pubblicazione del volume "Giardini d'Aranci sull'Adriatico. L'agrumicoltura nelle Marche, aspetti colturali e artistici" edito da Livi Editore, nel quale gli autori Aurelio Manzi e Germano Vitelli hanno raccolto ed esposto i frutti (è proprio il caso di dirlo) di una ricerca svolta lungo la Costa Picena, che ha messo in evidenza i caratteri generali di queste colture, con riferimenti alle varietà, all'ecosistema dei giardini, al commercio transadriatico e alle manifestazioni ed espressioni artistiche, letterarie e tradizionali.

La presentazione dell'opera - nel Teatro dell'Arancio - fu abbinata a un convegno a tema, che diede poi luogo ad un filone di studio ed approfondimento presso gli istituti di ricerca universitari e agronomici marchigiani, nonché avviò scenari per una proposta interdisciplinare di Legge Regionale volta al recupero e alla valorizzazione delle agrumiere storiche picene.

Un altro passo si compì - infine - a novembre: quando, esperti dell'Università Politecnica delle Marche, del Crea-Unità di ricerca per l'orticoltura e dell'Assam-Agenzia Regionale del settore agroalimentare prelevarono campioni di germoplasma locale di arance, mandarini e di pomelo, da studiarsi e analizzarsi dal punto di vista genetico.

Un'indagine che avrebbe portato - così pare - a dicembre, all'inserimento dell'Arancio Biondo del Piceno (denominazione che - va detto per inciso - non ha alcun riscontro oggettivo o scientifico sotto il profilo storico-locale, culturale e documentale e si configura, piuttosto come puro neologismo) tra le biodiversità marchigiane ("unico agrume" - annota e puntualizza con velata soddisfazione il solerte Ufficio Stampa dell'Amministrazione Comunale a targa Solidarietà e Partecipazione - "presente nell'elenco").

Va detto, che il Protocollo di Intesa siglato martedì pomeriggio rimane comunque sempre aperto a nuove adesioni (come espressamente citato nel testo del Documento); attesa - sia pure ancora assente - l'adesione del comune di Monterubbiano.

15/02/2017





        
  



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