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"Il Giudice delle Donne" della Cutrufelli, incanta il Circolo Nautico

San Benedetto del Tronto | Importante evento culturale al Circolo Nautico - lunedì 8 agosto - nel segno di un romanzo che si ambienta nelle Marche e si incardina su un fatto storico estremamente significativo per l'emancipazione e la storia dei diritti delle donne in Italia.

di Umberto Sgattoni

Un momento dell'incontro culturale con Maria Rosa Cutrufelli al Circolo Nautico Sambenedettese

Un importante momento culturale, quello che ha caratterizzato la serata del Circolo Nautico Sambenedettese - lunedì 8 agosto - con la presentazione dell'interessante romanzo di Maria Rosa Cutrufelli "Il Giudice delle Donne" edito da Frassinelli.

L'incontro, è stato organizzato da "I Luoghi della Scrittura", in collaborazione con il Club degli Incorreggibili Ottimisti e con La Bibliofila.

Nell'introdurre la gradita ospite, l'avvocato Silvio Venieri, ha puntualmente sottolineato e segnalato la predilezione e l'impegno consueto della scrittrice Cutrufelli, sempre teso e rivolto ad approfondire tematiche e questioni legate e riguardanti la condizione femminile "per ciò che esse hanno significato e significano ancor oggi"; altresì, ha messo in luce come la presentazione del romanzo avesse una valenza estremamente significativa, non soltanto per l'appassionante e cruciale momento storico affrontato ed il tema di rivendicazione dei diritti delle donne trattato, ma anche perché esso trova fondale storico, ambientale e contestuale nelle nostre Marche.

Il breve ma efficace intervento di Paolo Perazzoli, del Club degli Incorreggibili Ottimisti, nel rallegrarsi per un evento culturale di questo livello, non soltanto ha spiegato e chiarito le ragioni del nome dell'associazione (preso da un romanzo omonimo di Jean Michel Guenassia), ma anche gli obiettivi e le finalità della stessa: prime fra tutte, quelle di promuovere, creare e stimolare occasioni di riflessione, confronto e dibattito, su tematiche importanti e rilevanti sotto il profilo dell'impegno civico e culturale, per la Città ed il Territorio.

Ha dialogato con l'autrice del romanzo, Pamela Calabria, che è riuscita sapientemente a porre domande tese ad approfondire temi, ragioni e questioni del romanzo, senza però troppo svelarne il contenuto, che va opportunamente e giustamente lasciato ed affidato al piacere ed alla curiosità del lettore.

Un momento culturale particolarmente significativo - dunque - quello con la scrittrice Cutrufelli, se non altro, nell'ordine di tre buoni motivi: la letteratura e la cultura - in una società contemporanea spesso assuefatta al vorace consumo di momenti in cui l'effimero ed il fugace sono cifre peculiari - costituiscono ancora (e per fortuna) un'oasi privilegiata per soffermarsi a riflettere e ragionare opportunamente sulle questioni fondamentali della vita; il libro tratta - sia pur calato nella dimensione del romanzo - un argomento di particolare rilievo storico (il voto alle donne inserito nella più complessiva storia dell'emancipazione femminile) e si ambienta nelle Marche del Primo Novecento; il romanzo - una bella storia di vita, di vite, d'amore e battaglia per i diritti, l'emancipazione e la libertà - verosimilmente contestualizzandosi ed addentrandosi nelle sfumature, nei caratteri e nelle peculiarità di una realtà e di una mentalità, che ancora ampiamente risente ed è radicata a determinati valori e convincimenti per così dire tradizionali, rivela in tutta la sua potenza narrativa, il coraggio pionieristico di donne-maestre che - in un terreno non ancora pienamente ricettivo - si battono strenuamente per seminare e coltivare le sementi di istanze di emancipazione femminile e della rivendicazione dei diritti delle donne.

Un romanzo, quello della Cutrufelli, che articolandosi ed incastonandosi nel contesto del primonovecento marchigiano, percorre e ripercorre il sentiero di un tema particolarmente significativo e pregnante, degno di un'opportuna riflessione ed attenzione anche in chiave attuale e sotto una ulteriore prospettiva: il voto alle donne e quel profondo significato negoziale che da esso ne deriva e consegue.

Attraverso la centralità di questo tema - più specificatamente incarnato dall'episodio storico che vide riconosciuto dalla sentenza del Presidente della Corte di Appello Ludovico Mortara il diritto delle donne ad essere iscritte alle liste elettorali - il romanzo della Cutrufelli, si addentra nello spaccato e nel vissuto delle Marche rurali del primo Novecento, lambendo ed intessendo temi, questioni e vicende che ne fanno un romanzo storico di spessore e degno di nota.

"A dire il vero" - ha rivelato la Cutrufelli - la vicenda storica su cui si incardina il romanzo è "una storia poco conosciuta, nella quale mi sono imbattuta per caso" ha detto la scrittrice siciliana che ha sottolineato pure come tra fine ‘800 ed inizio ‘900 la condizione femminile particolarmente dura e priva di diritti fosse ben rappresentata nell'incarnato sociale, da quell'istituto giuridico dell'autorizzazione maritale che impediva alla donna sposata di fare alcunché non venisse autorizzato dal coniuge.
Il primo lavoro intellettuale che in qualche modo consentì alla donna di uscire dalle mura domestiche o da uno spazio cui la propria condizione la relegava, fu proprio quello dell'insegnamento, quello delle maestre.

La Cutrufelli ha sottolineato anche come, il diritto di voto, che oggi può sembrarci dato assodato, sia fortemente e profondamente connesso a quello di essere cittadino, e dunque al ruolo che ciascuno ha di poter esercitare pienamente e liberamente i propri diritti (e l'espressione degli stessi).

"Fu certamente uno shock" - ha detto la Cutrufelli - quando 10 maestre di Senigallia e Montemarciano, nel lontano 1905-06, fecero l'azione provocatrice di chiedere l'iscrizione alle liste elettorali sulla base dell'invito/appello di Maria Montessori, che, traendo spunto ed ispirandosi all'enunciazione dello Statuto Albertino (secondo il quale "tutti i regnicoli sono uguali davanti alla legge") non soltanto chiedeva formale iscrizione delle donne alle liste elettorali; ma, nel caso tale istanza fosse stata rifiutata, si proponeva di ricorrere ai giudici, nella legittima convinzione che, qualora fosse stata respinta la richiesta, si sarebbe tradito il senso e lo spirito stesso dell'enunciato presente nella Costituzione del Regno.

"In tutta Italia, gruppi di donne, soprattutto maestre" - ha detto Maria Rosa Cutrufelli - aderirono all'appello di Maria Montessori. Ma solo ad Ancona, per circa un anno - sulla base della Sentenza Mortara - le donne furono potenziali elettrici; e, se il governo fosse caduto, avrebbero potuto tecnicamente votare.
Una conquista dal significato incomparabile se pensiamo che il voto alle donne, sarà conquista raggiunta solo con la Repubblica; e a quel tempo - nei primi del ‘900, invece - il voto alle donne era riconosciuto solo in lontani paesi quali l'Australia e la Nuova Zelanda.

La vittoria, durò poco; la Cassazione ricusò e respinse, dopo circa un anno, la Sentenza Mortara; tuttavia, con orgoglio, la Cutrufelli ha ricordato come presso il Municipio di Senigallia, vi sia una lapide che ricorda la storica conquista.

"Certamente" - ha detto l'autrice del romanzo Il Giudice delle Donne - "sono rimasta stupita dal fatto che nessuno abbia scritto prima di me, nel merito di questa vera e propria epopea", dei rischi della battaglia, del coraggio di queste donne.

Un romanzo, quello della Cutrufelli che trasuda di vita e di temi che evidentemente, solo la letteratura riesce ad approfondire con pertinenza e capacità adeguate.

La scrittrice, non a caso ha messo in luce come, il romanzo - infatti - più che storico, possa essere considerato di formazione o comunque esistenziale. Perché certamente si incardina su fatti storici avvenuti, ma parla di vite, di esistenze, di sentimenti. E la tessitura delle vite, non è propriamente di pertinenza della storia che generalmente si attiene all'indagine dei fatti in sé.

Nel romanzo, dunque si affrontano questioni per così dire più significativamente ed approfonditamente esistenziali: il rapporto uomo-donna; il desiderio della donna di ambire ad una vita diversa, più libera ed autonoma (non solo sotto il profilo economico); la dicotomia tra modernità e tradizione.
Insomma, un libro in cui la Storia è fatta di storie di uomini e donne e dei loro sentimenti.

Ed è forse per questa piena aderenza alla storia di vita, che Barbara Bonomi Romagnoli - del romanzo - ne ha fatto su "Il Manifesto" una lusinghiera recensione, affermando che in esso "si respira il desiderio del futuro che vorremmo" e che in questa storia vera dei primi del Novecento, si trova intatta la "forza dell'attualità, nel 70° anniversario del voto alle donne in Italia e la prospettiva di un'impresa ancora da compiere del tutto".
Perché come dice la protagonista del romanzo, la maestra Teresa «è talmente precaria la nostra libertà. Basta un soffio e se ne perdono le tracce».

Quella famosa sentenza del giudice Mortara nel 1906 - come già detto - fu poi ricusata e revocata dalla Cassazione.
E solo la Costituzione Repubblicana, vide affermato il diritto di voto alle donne, come universalmente e legalmente riconosciuto.

Un romanzo - quello della Cutrufelli - che mostra come la letteratura riesca a penetrare o ad illuminare il senso della vita e delle battaglie dell'uomo (sarebbe in questo caso più opportuno dire delle Donne), in maniera più incisiva e chiarificatrice di quanto qualsivoglia altra riflessione (per così dire sociologica) a margine, possa riuscire a fare.

Ed in questo romanzo, palpitano storie di vita, di speranza e di battaglia: in cui istruzione e diritto al voto sono strumenti di emancipazione e liberazione da ogni forma di schiavitù o prevaricazione.

Un romanzo, che la Bonomi Romagnoli, nell'elogiare la Cutrufelli ha definito "capace di tratteggiare le pieghe dei sentimenti e i paesaggi sociali in movimento"; e del quale altresì ne ha sottolineato la mirabile capacità narrativa di evocare quegli "anni in cui le donne iniziavano a uscire di casa, e per farlo alcune di loro diventavano maestre, un mestiere che "ha fatto l'Italia" arrivando nei luoghi più sperduti per alfabetizzare il paese e scontrandosi con una società contadina dove il lavoro minorile era la regola".

Un denso momento di cultura, quello della presentazione del libro "Il Giudice delle Donne" della Cutrufelli, in cui la storia delle Marche e della sua gente - e perché no, diciamo pure le istanze più significative del movimento femminista nascente - e la grande Storia, si sono intersecate e sono state momento di intensa riflessione culturale, nella serata di lunedì 8 agosto, proprio al Circolo Nautico Sambenedettese, a San Benedetto del Tronto.

09/08/2016





        
  



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