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Storie Misteriose, raccontate da Antonio De Signoribus

Cupra Marittima | Due straordinarie e meravigliose storie dense di fascino e mistero, narrate con mirabile maestria dal celebre scrittore, giornalista ed antropologo marchigiano - Antonio De Signoribus - in esclusiva/anteprima per il nostro giornale.

di Antonio De Signoribus

Antonio De Signoribus

La fiaba popolare non nasce dalla materia ma vive di vita propria; la leggenda popolare trae, invece, il suo contenuto da un fatto vero o presunto tale.

Ha, poi, una collocazione più precisa nel tempo, una maggiore determinazione di luoghi, date e personaggi.

Le Marche sono ricche, non solo di fiabe, ma anche di leggende e storie popolari, che costituiscono il segno di una straordinaria letteratura orale, che i tempi, le mode e la tecnologia, non hanno del tutto scalfito.

Eccone due, sconcertanti, avvolte nel mistero, che ho raccolto dalla voce del popolo.

Prima storia.

Nella vita svolgeva un compito ingrato, era un finanziere a cavallo, che faceva tremare tutti con il suo comportamento risoluto. Per buona parte del giorno andava controllando ogni movimento, ogni arrivo o partenza di merci e di uomini. I cittadini si sentivano, da una parte protetti da certi loschi figuri e dai loro traffici sporchi e illeciti; dall'altra, però, erano sempre sotto pressione, sempre a dover rendere conto di tutto e di tutti.

Insomma, il finanziere a cavallo, aveva spaccato la cittadina in due, c'era chi lo difendeva perché indispensabile, e chi lo odiava a morte, perché non ne faceva passare una liscia.

Fu così, che una sera, durante l'ennesima ispezione, gli venne teso un agguato, che gli costò la vita.

E costò la vita anche al suo bellissimo cavallo bianco di cui andava fiero.

Era il periodo della Grande Guerra, un periodo davvero molto difficile per tutti, data la precarietà della vita, e degli assassini del finanziere non si seppe mai niente.

Non furono, infatti, mai scoperti e consegnati alla giustizia; probabilmente, perché venivano da lontano e non lasciarono tracce da seguire, oppure furono seguite ma non portarono a niente di concreto.

Ebbene, per farla breve, vent'anni dopo quel terribile omicidio, che rimase come una terribile macchia nera nel cuore della cittadina, in una serata estiva, alcune persone, che stavano passeggiando in una stradina di campagna, rividero il finanziere con il suo cavallo bianco.

Rimasero come impietrite di fronte a quel fantasma; forse voleva vendicarsi di quello che gli era stato fatto suscitando terrore; forse, la sua era un'anima in pena, che vagava in cerca di pace in quello stesso punto dove fu assassinato.

Chissà, forse ricomparirà ancora, fin quando i suoi poveri resti, non avranno una degna sepoltura.

 

Seconda storia

Era la sera del primo novembre di tanti anni fa. 

Un uomo stava uscendo dalla casa della sua fidanzata, quando vide una processione passare per le viuzze dell'antico borgo medioevale.

Gli sembrava una cosa insolita, ma non si fece molte domande, la seguì e basta, anche perché aveva voglia di prendere parte a una processione, dopo tanto tempo, e pregare insieme a tutte quelle persone.

Si accodò, dunque, ma non riconobbe nessuno, anche perché le persone erano avvolte in un lungo mantello nero. Ascoltò le parole che dicevano, attentamente, per cercare di ripeterle, ma erano davvero insolite, mai sentite in tutta la sua vita, tanto meno in una processione.

Eccole: "Dite piano, non dite forte, perché siamo anime senza i corpi".

Erano, dunque, anime senza corpi?
Non ci credeva, non ci poteva credere.
Il medioevo era passato da secoli. No! Non ci poteva credere.

Era solo una frase detta così, forse per richiamare la notte dei morti, che stava ormai per arrivare.

Un tremito, però, gli corse per le vene e il cuore cominciò a battergli forte nel petto, fin quasi a sfondarlo, ma non scappò, anzi rimase sulla scia di quella strana processione, per vedere, beato lui, come sarebbe andata a finire; in fondo la sua curiosità superava la paura, anche se, quest'ultima, cresceva sempre di più.

D'un tratto, la processione, si diresse verso una piccola chiesa ubicata alla fine di una stradina in salita.
E, in un attimo, vide tutte quelle persone passare incredibilmente attraverso la porta della chiesa, che sembrava però chiusa; ma poteva sbagliarsi, in fondo era notte fonda e la stradina del borgo era poco illuminata.

Quando s'avvicinò, vide che la porta era davvero chiusa.
Non poteva credere a quello che aveva visto.
Cominciò a bussare, una volta, due, più volte.

Fino a quando non risentì quelle voci che lo lasciarono impietrito:

"Dite piano, non dite forte, perché siamo anime senza i corpi".

19/06/2016





        
  



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