Vittorio Sgarbi all'Auditorium "Tebaldini"
San Benedetto del Tronto | Il noto intellettuale e critico d'arte, a San Benedetto.
di Umberto Sgattoni
Vittorio Sgarbi a San Benedetto.
Un Vittorio Sgarbi, incontenibile.
In qualche modo, egli stesso metafora di quella fiumana di persone che a fatica - diremmo piuttosto all'inverosimile onirico - sono riuscite a materializzarsi (e miracolosamente a contenersi, in alcuni casi con qualche battibecco), stipate come non mai, all'interno dell'Auditorium Comunale Giovanni Tebaldini.
Un Vittorio Sgarbi "Dal Cielo alla Terra": facendosi paradossalmente egli stesso, titolo di quel libro per il quale, la sua presenza (e presentazione) a San Benedetto, era attesa e prevista nel tardo pomeriggio di lunedì 4 marzo.
Capace di parlare per quasi due ore - in maniera sublime o, per così dire "terra terra" - delle squisite armonie dei capolavori d'arte del nostro patrimonio culturale nazionale; e di farle comprendere ed assaporare a chi, in qualche modo, solo per obbligo odioso (a scuola) o per digiuno (per qualsivoglia altra ragione) ne è stato "nutrito" o privato.
Ma anche in grado - senza timore alcuno - di lanciare strali ed accuse verso chi, di questo incommensurabile patrimonio, non ne fa tutela, custodia e tesoro.
"I Tesori d'Italia", appunto: progetto editoriale pregevole e meritorio che si propone di dar conto di quelle infinite meraviglie artistiche della nostra penisola, da scoprire e riscoprire, quale culto doveroso alla bellezza e come nutrimento essenziale dell'anima.
Un'opera che ha l'impronta della sensibilità e del lavoro di un uomo, votato da sempre al culto ed alla difesa della Bellezza.
E che forse, proprio anche in virtù di tal motivo e di questa sua vocazione, è stato fin troppo spesso facilmente, bersaglio criticato e ridotto al carattere di personaggio, non di rado, scomodo e sconfinante nell'eccesso e nella provocazione: ritratto che dello Sgarbi, è senza dubbio estremamente riduttivo ed ingeneroso; essendo fuor di dubbio che egli sia una delle figure più eclettiche e stimolanti che il nostro panorama culturale nazionale abbia avuto, quantomeno, negli ultimi 30 anni.
Un arrivo in città, quindi, quello del celebre intellettuale ferrarese, - altra tappa marchigiana recente che segue quella dell'inaugurazione della Mostra di Osimo della Collezione Cavallini-Sgarbi delle scorse settimane - che era attesa da giorni.
E così è stato.
Già almeno mezz'ora prima, l'atrio dell'Auditorium, era colmo di una folla che si ammassava in trepidante attesa che si spalancassero le porte della sala.
Un Vittorio Sgarbi, dunque, si diceva, "Dal Cielo alla Terra": il titolo del libro che andava a presentare - come già detto - ma anche più concretamente "celestiale" e "terragno" nell'approccio con la platea.
Platea della quale - sin dall'ingresso, applauditissimo - il noto critico d'arte ha subito saggiato il polso, fermandosi a parlare con gli astanti, firmando alcune copie del suo libro, stringendo mani e facendo foto insieme a loro.
Pubblico, con il quale, da subito, da straordinario mattatore e sapiente affabulatore, ha saputo instaurare un feeling speciale: dosando suadenti note di spirito, di focosa e dissacrante provocazione, di accesa polemica; alternate ad altre più melodiose, armoniche e pertinenti alle meraviglie di cui la sua opera editoriale ed il suo impegno intellettuale è da sempre noto e diffusamente apprezzato.
Uno Sgarbi, che ha saputo accostare la carnalità spicciola di icone sexy della contemporaneità - più dirette e percepibili dall'immaginario collettivo odierno - al fascino immortale dei capolavori di grandi maestri del "Manierismo", magari considerati "minori" o secondari semplicemente per aver avuto la "sfortuna" di esser vissuti all'ombra dei grandi astri; nel periodo, cioè, intercorso tra Raffaello, Michelangelo e Caravaggio. Uno Sgarbi prometeico e nietzschiano che - per così dire - è andato a rubare il calore del sacro fuoco dell'arte per spiegarlo e porgerlo, in parole povere, a chi sia pure per curiosità, volesse scaldarvisi.
Vittorio Sgarbi, non lo si scopre certo a San Benedetto. Ma senz'altro, San Benedetto del Tronto lo ha accolto con calore e vivo apprezzamento, stando anche semplicemente alla constatazione del bagno di folla.
E lui, ha ricambiato - nel suo impegno e tensione costante e totale nella scoperta e valorizzazione della "Bellezza" - instaurando un'empatia che solo un intellettuale di spessore ed un profondo conoscitore delle sfumature dell'animo umano è in grado di stabilire.
Uno Sgarbi "celestiale" nel decantare e declamare le meraviglie (moltissime da scoprire, altre dimenticate, altre non opportunamente valorizzate, altre ancora sconosciute) di un Paese, il nostro - l'Italia - "che ha una qualità incredibile e neppure lo sa"; celestiale nel ricordare quanti borghi e piccole realtà - anche nelle Marche - custodiscano inesauribili tesori, che politici ed indirizzi politici e culturali funesti, non intendono proficuamente ed opportunamente valorizzare. O magari, - ancor peggio - neppure conoscono.
Uno Sgarbi "terragno" in tutte le sue sfumature, anche quelle più brulle ed eccessive: nel criticare senza peli sulla lingua certe incomprensibili politiche culturali radicate e connaturate nel nostro paese; certi personaggi politici; certe dinamiche ottuse che invece di mettere a frutto il nostro infinito patrimonio artistico e culturale, si ostinano verso orientamenti e lidi perniciosi e "depensanti".
Ma anche uno Sgarbi confidenziale - e talvolta persino intimo e vagamente commosso - nel tirar fuori aneddoti di vita vissuta, omaggi a maestri quale il professor Roberto Longhi o l'attore Carmelo Bene; o nell'accostare il "naturalismo" caravaggesco ed i suoi personaggi, ad alcuni caratteristici ed espressivi tratti di attori feticci della cinematografia pasoliniana.
Uno Sgarbi, che è passato dalla descrizione minuziosa dei reconditi segreti e significati di opere d'arte realizzate a cavallo fra Michelangelo e Caravaggio, alla disinvolta citazione ed accostamento di immagini più dirette, immediate e comprensibili per l'uditorio medio presente.
Uno Sgarbi, che va preso ed accolto, appunto, "Dal Cielo alla Terra": in tutto il suo poliedrico estro e talento; in tutte le sfumature auliche ed eccessive; talvolta personaggio votato all'eccesso, calato nella dimensione istrionica di chi sa intrattenere; ed altre volte invece raffinato studioso che penetra in quelle zone d'ombra dove, generalmente l'accademico - per qualsivoglia motivo - non si addentra, nascondendo la "Bellezza" a chi, sia pure umilmente e da non addetto ai lavori, vorrebbe farne nutrimento della propria anima.
Uno Sgarbi che sa tirar fuori da ogni opera d'arte trattata, la magia di intuizioni geniali ed originali; di caratteri inediti; di tesori e gioielli inesplorati o sottovalutati.
Uno Sgarbi che va preso così com'è.
E che ha saputo appagare - nella circostanza sambenedettese - non soltanto la curiosità di chi, nelle varie forme ne subisce il fascino di intellettuale o di mero personaggio; ma anche di quei pochi o tanti che, in lui, continuano a vedere, uno degli ultimi veri e sinceri baluardi in difesa del nostro meraviglioso ed incommensurabile patrimonio artistico e culturale.
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05/04/2016
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