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Sogni e incubi di Capitan Uncino

San Benedetto del Tronto | Sabato 19 al Concordia in prima nazionale la nuova commedia di Francesco Tranquilli Intervista all'autore e regista

di Cinzia Carboni

Francesco Tranquilli, poliedrico personaggio dalle molteplici passioni, è conosciuto a San Benedetto del Tronto come insegnante di lingua francese all'Istituto Alberghiero, con l'hobby della scrittura e della musica. È così ma non solo.
Certo di libri e di racconti ne ha scritti diversi, mettendosi in evidenza in importanti concorsi nazionali con la sua vena sempre tendente al noir, per non parlare della splendida voce di cui la natura l'ha generosamente dotato e che lui ha contribuito a rendere ancor più suadente grazie alle frequentazioni teatrali. Ed è proprio in quell'ambiente che è maturata un'altra passione che poi è il frutto di tutte le altre: la scrittura teatrale.

Dopo Lady Macbeth, La notte prima e altri lavori scritti e messi in scena da compagnie teatrali italiane, Tranquilli ci riprova con un testo dedicato a uno dei più grandi classici per ragazzi: Peter Pan. Dal romanzo però non viene estrapolata per l'ennesima volta la storia del noto protagonista, viene invece indagata la figura di Capitan Uncino e con lui, quasi a fondersi in un improbabile unica figura, il papà di Wendy, il signor Darling.

- Non è la prima volta che ti cimenti con la storia di Peter Pan. Hai già tradotto un libro (per la prima volta in Italia) dove il suo autore J. M. Barrie racconta il rapporto con la madre Margaret Ogilvy e svela molto della sua travagliata personalità lasciando intravedere alcuni lati dell'infanzia che poi influenzeranno la stesura del noto romanzo. Cos'è che ti ha portato a dedicargli le tue attenzioni.

Come hai detto tu, studiando Barrie e traducendolo ho scoperto un grande scrittore a torto considerato da noi solo come autore di un libro solo, "per bambini". Invece Barrie fu uno dei massimi scrittori vittoriani, specialmente di teatro. Una delle tematiche più ricorrenti della sua opera è l'amore sconfinato per l'infanzia. Barrie non poté mai avere figli suoi, per gravi problemi fisici, e questa fu la più grande tragedia della sua vita. Ma il desiderio di paternità, anche se solo in forma putativa, non lo abbandonò mai.

- Tra tutti i personaggi della storia hai scelto di rappresentare Capitan Uncino. Perché?
Un paio d'anni fa, in occasione di Piceno d'Autore Junior dedicato a Peter Pan, assistetti all'intervista che facesti a Stefano Benni. Lui disse che non aveva mai amato quel personaggio, mentre trovava Uncino assai più affascinante e interessante. Forse, mentre ascoltavo, qualche mia rotellina del cervello prese a muoversi in silenzio...

- Questo spettacolo mette in scena altri personaggi?
Il sottotitolo della pièce è "Monologo per due attori e tre personaggi", quindi qualche altra "presenza" c'è, ma non vorrei svelare troppo presto chi altri appare in scena, e in quale forma. Diciamo che le sorprese non mancheranno.

- C'è un messaggio che vorresti lasciare al pubblico con la visione di L'Ultima avventura di Capitan Uncino ?
Diceva Marx (Groucho): "Se voglio lasciare un messaggio mando un telegramma". Oggi diremmo una mail. Ma ti rispondo con le parole di Uncino: "Storie. È di quello che siamo fatti. Togliete a un uomo la facoltà di raccontare storie, l'incanto di udirle, e avrete una scimmia".

- A quale pubblico è indirizzata la visione? È adatto ai bambini?
A un pubblico da 0 a 99 anni. Ma siccome siamo una regione ricca di ultracentenari, che mi spiacerebbe escludere, sono ben accetti anche loro. Certo, tematiche come il difficile rapporto padre-figlia, o l'innocenza perduta e ritrovata possono sembrare molto "da adulti". Però i bambini possono arrivarci con l'immaginazione. Che è meglio. Noi grandi dobbiamo capire ogni cosa, loro già sanno tutto.

- Cosa credi ne penserebbe J. M. Barrie di questa tua rivisitazione?
Credo non ci sia una sola battuta nel copione, una sola invenzione o situazione che Barrie potrebbe non approvare. Il mio è un omaggio sentito a uno degli ultimi grandi inventori di archetipi dell'era moderna. Né una parodia, né una dissacrazione. Un atto d'amore.
- Quando e dove potremo goderci lo spettacolo teatrale?
Il 19 marzo al Teatro Concordia di san Benedetto in anteprima nazionale, poi a Civitanova Marche, che è la sede della compagnia "Piccola Ribalta" che lo allestisce, quindi speriamo in moltissime altre piazze. Aggiungo due cose: che di questo spettacolo sono anche regista, e che il copione, prima ancora di arrivare in scena, ha vinto nel settembre scorso il secondo premio al prestigioso concorso internazionale "Lago Gerundo" di Paullo (MI) nella sezione Teatro. Speriamo che piaccia anche al pubblico.
- Allora, come si fanno gli auguri nel mondo dello spettacolo?
Ehm. Di solito si utilizza un'esclamazione apotropaica imperniata sulla parola preferita dal generale Cambronne. Oppure si auspica un viaggio nel tratto finale dell'intestino di un grosso cetaceo. Ma queste cose si dicono fra le quinte...

Va be', sorvoliamo, dai, e per restare in tema ti auguriamo "un'avventura straordinaria".

 

17/03/2016





        
  



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