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Quattro chiacchiere con J.P.Sloan

San Benedetto del Tronto | In ritardo, trafelato per aver mancato e sbagliato un treno, con un pacco di cioccolatini in mano indovina chi viene a cena? J.P.Sloan.

di Sabrina Cava

Sabrina Cava con J.P. Sloan

Ci fa o ci è?  Questa  la prima domanda che mi balena nella testa e, caso, fortuna o più probabilmente perché era l’unico posto rimasto libero me lo trovo seduto davanti, immediata l’empatia, probabilmente i “casciaroni” si riconoscono a pelle e così gli strappo la promessa di una chiacchierata, poche domande di curiosità.

Ve le riporto pari pari le quattro chiacchiere scambiate con questo vulcano, forse un po’ egocentrico ma di grande umanità come ho scoperto ben presto.

Jonh Peter, parlami un po’ di te, come sei arrivato in Italia?
Innanzi tutto il mio nome è solo Jonh, Peter l’ho aggiunto perché esiste un mio omonimo americano molto più intelligente e acculturato di me, credo faccia lo scrittore e non volevo essere confuso, forse lui non voleva confondersi.

Bene John, come capiti da queste parti?
A 17 anni come molti miei coetanei ho lasciato la mia casa, mia madre non vedeva l’ora che io levassi le tende, sono un inglese molto atipico io.

Ho iniziato a girare l’ Europa con la chitarra, facevo il busker, il cantante di strada, prima in Spagna, Olanda,  Germania poi finalmente sono arrivato a casa, in  Italia.

In che senso tua mamma non vedeva l’ora che te ne andassi? Da quale parte dell’Inghilterra vieni?
Io sono di Birningham, suonano tutti nella mia città patria di gruppi storici come Led Zeppelin e Duran Duran ( e qui fa una smorfia molto eloquente), così è stato normale anche per me suonare e cantare, le mamme inglesi, non sono come le italiane e io del resto non sono un tipico inglese, sono estroverso e gesticolo e faccio tanto rumore, cosa che in Inghilterra ti fa apparire un matto.

Mia mamma dice sempre che non verrà mai in Italia, lei crede che un Paese che mi riconosce il successo è un Paese che non merita una sua visita, lei dice che in Inghilterra io sarei da ricovero.

Quanto tempo hai cantato per strada?
Io ho fatto quella vita per 17 anni. Una vita molto bella ma assai pericolosa, mi stava portando su una bruttissima strada fatta di alcol e assoluta dissolutezza.

In Ilalia però mi sono trovato subito bene, l’ho riconosciuta come la mia patria naturale.

Ti sei innamorato dell’Italia o delle italiane?
No, anzi, io mi sono innamorato degli uomini italiani, del loro parlare urlato, del loro gesticolare sempre, del loro toccare e abbracciare continuamente, cose che fanno parte del mio carattere, perché io sono nato inglese per sbaglio forse, mi sento napoletano in verità.

Poi? Come sei arrivato alla tv e all’insegnamento?
La nascita di mia figlia Dhalissia ( nome inventato d lui) 12 anni fa ha cambiato la mia vita. Ho capito che dovevo finirla di stare sulla strada che prima o poi sarei finito male così ho sfruttato l’ignoranza ( ne ho inteso il senso assolutamente non dispregiativo) degli italiani di credere che ogni madre lingua inglese sia un buon professore di inglese, cosa assolutamente falsa, i migliori professori di inglese sono gli italiani che ne conoscono anche la grammatica che però non serve per parlarla bene questa lingua.

Io ho iniziato così, non conoscendo la grammatica ma trovando una chiave di lettura anche un po’ comica di insegnarlo.

Ma la Tv?
Io nelle mie scuole, ne ho due, una a Milano e una a Roma, aiuto non solo gli studenti ma anche i professori che vogliono perfezionare la pronuncia, infatti il mio metodo nella scuola prevede un primo momento in cui gli insegnanti sono italiani, poi dopo l’intermedio subentrano i madre lingua.

Per aiutare tutti facevo dei DVD che poi distribuivo, divertenti, comici e uno di questi è finito nelle mani del produttore di Zelig ed ecco arrivare l’occasione.

Progetti per il futuro?
Io non sto mai fermo in un posto, sono sempre in giro a promuovere i miei libri, questo è il sesto che pubblico  English da Zero”. Un tour molto particolare è previsto per agosto, girerò l’italia con le telecamere al seguito.

Jonh, io so che tu fai anche delle buone cose, gratuitamente, mi accenni qualcosa?
Ogni anno dedico un paio di corsi assolutamente gratuiti ai ragazzi della Comunità di San Partignano e ai bambini poveri di Napoli che non possono permettersi di pagare le lezioni.

Come mai questa scelta?
Ho un amico che è finito a San Patrignano, ci sarei potuto finire anche io e poi non dimentico mai da dove sono venuto e in che modo. Quando si ha fortuna un po’ bisogna restituirne.

Grazie Jonh, adesso andiamo che mi pare sia stato servito il dolce.

26/05/2014





        
  



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