Incontri con l'autore al liceo "B.Rosetti", si parte con Antonio De Signoribus
San Benedetto del Tronto | Il ciclo di appuntamenti si apre, venerdì 3 marzo con l'insegnante e studioso cuprense. Il 9 marzo sarà il turno di Andrea Petrelli, studente del "Rosetti" al suo romanzo d'esordio.
di Adelia Micozzi

Antonio De Signoribus
Al Liceo Scientifico "B. Rosetti" di San Benedetto del Tronto, iniziano questa settimana gli incontri con l'autore. Coordinati dalla professoressa Adelia Micozzi, gli studenti si sono impegnati in prima persona nell'organizzazione, mettendo a frutto le loro personali esperienze ed attitudini.
Il primo protagonista sarà Antonio De Signoribus, insegnante del Liceo, ma anche studioso e scrittore affermato. Un personaggio eminente, che dà lustro all'Istituto in cui insegna e a cui gli alunni sono molto legati. Venerdì prossimo 3 marzo, alle 15, nell'aula magna del Liceo Scientifico, gli studenti incontreranno, intervisteranno il professore e leggeranno passi significativi tratti dai suoi ultimi due libri, Fiabe e leggende delle Marche, 2009, e Segreti e Storie popolari delle Marche, 2011, per la Newton Compton Editore.
Ad accompagnare le letture, ci sarà gli interventi musicali degli alunni Paride Pignotti, alla chitarra, e Diana Onofrio, al violoncello.
A seguire, il 9 marzo, stessa ora e luogo, un giovane studente del Liceo Scientifico, Andrea Petrelli, frequentante la classe quinta, presenterà il suo primo libro, Sotto le sabbie, pubblicato da Corbo Editore. Interverranno lo scrittore sambenedettese Francesco Tranquilli e la presidente dell' associazione culturale "I luoghi della scrittura" Cinzia Carboni. Sarà questa un'occasione per apprezzare le energie culturali del nostro territorio e capire i meccanismi della scrittura e dell'editoria.
Un ringraziamento, dovuto, a Mimmo Minuto, per la disponibilità e la collaborazione nella organizzazione degli incontri.
L'AUTORE. Antonio De Signoribus è nato e vive a Cupra Marittima, nelle Marche. Giornalista, scrittore e antropologo, è studioso in special modo della fiaba popolare anche in chiave psicanalitica e filosofica. Ha pubblicato: La meraviglia del borgo (con prefazione dell'illustre storico Franco Cardini, Università di Firenze), Aspetti dell'alimentazione picena tra ‘800 e ‘900 (In Proposte e Ricerche, Università di Urbino), La fiaba popolare marchigiana (In Antiqua, Rivista nazionale dell'Archeclub d'Italia), La contesa de la ‘nzegna a Falerone (In Piceno, Periodico del Centro studi storici ed etnografici del Piceno), Nelle perle di vetro della fiaba si riflette l'universo (In Atti del Convegno di Studi-Immagini della Memoria Storica, Montalto Marche), Il paese della festa (In Guida della Provincia di Ascoli Piceno).
Ha curato: Il Piceno nelle tradizioni e nella prima letteratura di Luigi Mannocchi, Storie Minime, Dieci anni di presenza recitata ,Venti anni di presenza recitata, Questa primavera.
Ha collaborato ai volumi: Per una storia di San Benedetto del Tronto e Ricordi di villeggiatura: cento anni di bagni sulla Riviera adriatica, 1860-1960.
Per questa sua intensa attività di studioso ha avuto riconoscimenti e premi, nazionali e internazionali. Ultimamente, un suo racconto dal titolo "Giovannino e il mare" si è imposto in vari concorsi, ed è uscito anche nella prestigiosa cartella de "La Luna" di Fermo con incisione di Alfredo Pirri.
Infine, giornalista de "Il Messaggero" di Roma, direttore responsabile della rivista nazionale di Letteratura ed Arte "Istmi", conferenziere e docente di Filosofia presso il Liceo Scientifico di San Benedetto del Tronto.
Antonella Roncarolo, docente del liceo scientifico, recensisce così Fiabe e leggende delle Marche: "Sono stata una bambina felice, cresciuta tra la voci delle persone che mi raccontavano le favole più belle. Da quelle classiche di mia madre, la mia preferita era Raperonzolo dalle lunghe trecce bionde rinchiusa nella torre, quelle paurose di sgrassatori e lupi mannari di Zio Amleto, a quelle di mio padre che parlavano di viaggi e avventure che non terminavano mai.
La mia passione per le fiabe è rimasta invariata, tanto che mi piace scriverle e ancor di più leggerle. Ho acquistato moltissimi libri di leggende popolari soprattutto di montagna e di mare, ma spesso non mi sono piaciute. Ho trovato storie complicate con un numero di personaggi troppo elevato che toglieva fluidità alla storia. Spesso poi l'autore è portato a scrivere le leggende in maniera sciatta e poco letteraria come se il pubblico a cui è diretto non fosse in grado di comprenderne il linguaggio.
Mi sono avvicinata al libro di Antonio De Signoribus "Fiabe e leggende delle Marche - Alla scoperta di un mondo misterioso e sommerso dove passato e presente si fondono fino a diventare una cosa sola" edito dalla Newton Compton Editori nella collana "Tradizioni Italiane Newton", con grande fiducia conoscendo da anni lo scrittore e apprezzando la sua passione per la ricerca della fiaba popolare che ha studiato in chiave filosofica, psicoanalitica e antropologica. Il timore di trovarmi, però, di fronte alla solita disordinata raccolta non mi ha abbandonato, finchè non ho affrontato la lettura delle prime storie.
Antonio De Signoribus ha suddiviso le fiabe, frutto delle ricerche di una vita di studi, in otto "capitoli" che raccolgono gli archetipi delle favole popolari l'astuzia, la stupità, la comicità, i re, i figli di re, gli eroi, i misteri, i tesori.
Questa divisione dona un grande respiro al lettore che trova all'interno di ogni settore il percorso storico, sociale e letterario della storia.
Inoltre lo stile e il linguaggio utilizzati dallo scrittore sono curati e sfrondati dalle tante espressioni che sono legate solo allo stile orale. In molti casi si ha la forte sensazione, confermata poi dall'autore, che nel riportare la storia, l'autore abbia voluto riscriverla completamente per evidenziare quell'angolo dell'inquadratura capace di evocare le sensazioni di paura, stupore o ribrezzo tanto amate dai bambini di tutte le età.
Nel mondo incantato della fantasia raccontato da De Signoribus gli uomini cercano la speranza di un mondo più vivibile, se quel mondo potesse essere modificato anche solo per pochi momenti.
Le sue fiabe e le sue leggende sono un intreccio di realtà e fantasia con poca magia e molta astuzia. Sono la spiegazione fantastica di fenomeni naturali, la trasformazione di fatti reali in miti e leggende. Sono il racconto di arguzie per ottenere una vittoria, di trovate sagaci per aggirare ostacoli. In fondo si possono considerare il frutto di secoli di asservimento a dominatori come fossero un racconto degli espedienti per recuperare in parte la libertà perduta.
Nel suo complesso le favole e leggende di questo libro formano un filone letterario con proprie caratteristiche e regole: esse hanno sempre gli stessi protagonisti perché le vicende da rappresentare sono sempre uguali nel loro schema portante, gli stessi ritmi della vita dell'uomo nel suo divenire, le stesse suggestioni dell'immaginario collettivo.
Non ha alcuna importanza collocare il racconto nel tempo, essenziali sono il luogo e la natura dell'essere: gli abitatori del mondo raccontato in questo libro vivono nelle parole di chi narra ed esistono reali nel pensiero di chi ascolta".
Emily Forlini, recensendo "Segreti e Storie popolari delle Marche", scrive: "I racconti popolari delle Marche custodiscono antichi segreti e misteri perduti nel passato. Spesso discendono dal sacro e dalle superstizioni. Sono miti e storie fantastiche, leggende e aneddoti inspiegabili. Parlano di riti ancestrali, di pratiche magiche e di strane creature. Narrano storie di streghe, di demoni e di eventi soprannaturali.
Questa raccolta, ampia, completa e suggestiva, ci mostra la ricchezza espressiva di una regione ancora poco conosciuta. Un patrimonio che arriva da lontano: dalle fonti antiche e dagli archivi di chi in passato ha raccolto le leggende locali, dalla tradizione orale e dalla memoria storica del dialetto. Molte di queste storie, infatti, l'autore le ha ereditate dalla viva voce di chi, prima di lui, le ha sentite raccontare da altri: una catena narrativa che ci riporta indietro di due secoli, rendendo questo libro, unico nel suo genere, un punto di riferimento fondamentale della cultura marchigiana.
La corposa prefazione è di Marcello Verdenelli, professore ordinario di lingua letteraria e linguaggi settoriali e teoria e tecnica dei sistemi comunicativi e letterari alla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università di Macerata.
" Questo libro - afferma lo scrittore Antonio De Signoribus - vuole essere un punto di riferimento per gli studi di settore, così come lo è "Fiabe e leggende delle Marche" (sempre edito dalla Newton Compton nel 2009). Propongo infatti all'attenzione del lettore un'ampia repertazione di racconti che ho ascoltato dalla voce di gente comune, detentori di memorie o rielaborato da altri testi. Un lavoro capillare che non ha trascurato il recupero di parole gergali, pregnanti di senso e suono, o del tutto dimenticate. Lo stile e il linguaggio utilizzati sono attenti e curati al fine di ricreare l'oralità, un po' come quei cantastorie d'un tempo la cui arte mirava all'attenzione e alla meraviglia".
Scrive Verdenelli nella prefazione "È uno straordinario e avvincente viaggio quello allestito con tanta cura e passione da De Signoribus. Ascoltando il respiro di questi racconti, respiro che trova il suo esito più felice in una impaginazione letteraria di assoluto pregio, valore, si capisce perché questo universo possa, al di là di tante mode, ancora oggi incantarci e emozionarci. Quasi una rivincita della parola, dell'oralità sui processi comunicativi e culturali più sofisticati, più costruiti, a dire cioè che anche la semplice parola, oralmente tramandata e poi fissata in una lingua non schematica, ha il suo inconfondibile fascino, la sua inconfondibile bellezza".
Intervista allo scrittore e studioso di letterature primitive, che nel suo ultimo libro «Segreti e storie popolari delle Marche», edito da Newton Compton, ha raccolto le leggende locali custodite dalla tradizione orale, con un omaggio alla memoria storica del dialetto.
Leggende e misteri nascosti nei luoghi più suggestivi della regione. Dalla memoria popolare riaffiorano i racconti di eventi e personaggi fantastici. Dalla danza delle fate che risalivano da valle verso il proprio rifugio nell'antro della Sibilla, all'intimità del focolare domestico. Antonio De Signoribus, scrittore che da molti anni è impegnato nello studio e nel recupero delle letterature primitive e delle fiabe popolari, nel suo nuovo lavoro «Segreti e storie popolari delle Marche», edito da Newton Compton, ha raccolto le leggende locali su luoghi ed eventi magici, la maggior parte trascritte direttamente dalla voce della gente del popolo.
Tra sacro e profano, si scopre una parte del ricco patrimonio culturale delle Marche, con un'attenzione particolare anche alla valorizzazione del linguaggio dialettale, capace di evocare atmosfere magiche e surreali.
Come nasce il suo interesse per la letteratura popolare e per le tradizioni orali?
«È una passione che mi porto dentro fin dalla fanciullezza ed è legata alla figura di mia madre, di fatto la prima "narratrice" che ho conosciuto, insieme a una sua amica, la signora Miliana, che in certi periodi dell'anno compariva in casa e ci deliziava con le sue storie fantastiche. Gli studi che ho fatto, in particolare sulla fiaba popolare e riportati nella mia precedente pubblicazione "Fiabe e leggende delle Marche", nascono dalla volontà di recuperare questo importante patrimonio letterario, anche da un punto di vista psicanalitico e antropologico, e di far conoscere i maggiori studiosi del genere. Nel mio ultimo libro, invece, mi sono soffermato sui racconti legati ai misteri dei rituali ancestrali, alle pratiche magiche e a creature leggendarie come streghe e demoni, che rappresentano la fonte d'ispirazione per buona parte della cultura letteraria popolare.»
La maggior parte delle storie da lei riportate nel libro è inedita, com'è riuscito a recuperare queste testimonianze e mantenere la suggestione dell'oralità?
«Sono andato direttamente alla fonte. Gli anziani sono preziosi custodi della memoria popolare. Le storie che ho raccolto le ho ascoltate direttamente da chi le aveva vissute in prima persona o le aveva a sua volta sentite raccontare. Una costante dei miei libri è il recupero del linguaggio tipico del racconto orale. Un linguaggio privo di fronzoli, ma che riesce nella sua semplicità a evocare atmosfere e sensazioni. Ho cercato di riproporre nella scrittura la base classica della lingua, recuperando anche le forme dialettali che tradotte perderebbero di forza espressiva, ma cercando di renderla abbastanza dinamica da essere fruibile anche dai giovani, che sanno così poco delle forme gergali tradizionali.»
Com'è strutturato il libro?
«È diviso in otto sezioni: La Regina Sibilla. Il Lago Del Demonio. Streghe e Dintorni. Fantasmi, Diavoli e Misteri. I Santi e la Religione. I Personaggi. Rimedi, Pregiudizi e Curiosità. Perle di Vetro. Nella prima, e in parte nella terza e nella settima sezione, sono gli stessi personaggi che raccontano in prima persona, come seduti accanto al fuoco, storie prese dalla loro esperienza o immaginazione. Per i racconti che ho recuperato da testi di fine ‘800 e inizi ‘900, ho preferito conservare la struttura narrativa originale, in terza persona.»
Quali sono i luoghi magici più conosciuti?
«Sicuramente tra i più famosi c'è la Sibilla. In un misto di erotismo ed eresia rispecchia l'incontro-scontro tra cultura pagana e cultura cristiana. Nei luoghi suggestivi legati al suo nome, si narra si ritrovassero gli stregoni che venivano iniziati alle arti magiche: nei boschi e nelle grotte si stipulavano patti col diavolo per vendere la propria anima in cambio del libro del comando. Le fate scendevano a valle per insegnare ai paesani a ballare il saltarello e poi, alle prime luci dell'alba, fuggivano nei boschi attraverso il "sentiero delle fate", nascondendo sotto le lunghe vesti gli zoccoli di capra che avevano al posto dei piedi. Altro luogo magico è il Lago di Pilato nelle cui acque giace, secondo la leggenda, l'uomo che si era sporcato le mani col sangue di Gesù, dopo aver vagato per le nostre terre su un carro trainato da bufali. Sono stati fatti anche numerosi studi su questi luoghi, cercando tracce sensibili delle presenze narrate nelle storie popolari.»
Tra i racconti che ha ascoltato in prima persona, quale l'ha colpita di più?
«Uno s'intitola "Neonato in volo". Mi è stato raccontato da una famiglia di San Benedetto. Avevano un bambino appena nato che stava sempre male e i medici non riuscivano a capire cosa avesse e come curarlo. Chiamarono allora una fattucchiera che ordinò loro di vegliarlo perché era sotto l'occhio delle streghe che volevano portarselo via. Una notte si svegliarono al pianto del bambino che si era alzato in volo dalla culla verso la finestra spalancata. Riuscirono a fermarlo per poco. Ma forse, la cosa che mi ha colpito veramente è che tutte le persone con cui ho parlato credono fermamente alla verità di quanto raccontano e hanno vissuto in prima persona.»
Qual è l'importanza di "Segreti e storie popolari delle Marche"?
«Forse per molti sarà difficile credere a queste storie, ma sicuramente, leggendo il libro, entreranno in contatto con una realtà fondamentale per comprendere l'identità regionale marchigiana. Per riscoprire la forza espressiva della lingua orale e la ricchezza culturale di un passato a molti sconosciuto.»
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28/02/2012
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