"Segreti e storie popolari delle Marche": torna in libreria Antonio De Signoribus
San Benedetto del Tronto | La grotta della Sibilla, il lago di Pilato, l'Arbì, "lu scijò": un nuovo lavoro teso a far conoscere luoghi e personaggi misteriosi della cultura popolare contadina e marinara della nostra regione
di Cristina Grossi

(Da sinistra) Roncarolo, De Signoribus, Liberati, Anzivino
Docente di filosofia, giornalista e studioso di letterature primitive da anni impegnato nel recupero e nell'interpretazione della letteratura popolare marchigiana in chiave psicanalitica e antropologica, già autore nel 2009 di "Fiabe e leggende delle Marche", stavolta focalizza la sua ricerca sulle credenze popolari tradizionali della nostra regione, sul sentimento religioso sempre pervaso da influenze pagane, su luoghi e personaggi a cui la cultura popolare nei secoli ha attribuito una valenza magica: la grotta della Sibilla, l'Infernaccio, il lago di Pilato, il fosso di Caronte, località dell'entroterra misteriose e associate a rituali ancestrali; l'Arbì e "lu scijò", figure minacciose per la realtà quotidiana dei pescatori, antropomorfizzazioni rispettivamente del vento sfavorevole e della tromba marina.
Lo psicologo Francesco Liberati ha sottolineato la valenza positiva che il recupero della letteratura popolare e fiabistica può alimentare nel clima di confusione semiotica attuale: "Due ordini di fattori rendono interessante un libro come questo: la catastrofe linguistica che stiamo attraversando comporta la perdita di aggancio tra significante e significato nel lessico; nella cultura contadina e marinara le parole non sono ambigue ma denotano una profonda corrispondenza tra suono e senso che fa sì che tutti sappiano di cosa stanno parlando. Si può apprendere ancora molto da questo linguaggio".
"In secondo luogo - prosegue Liberati - contribuisce a disseppellire il comune background sedimentato che i racconti popolari custodiscono, facendo quindi riaffiorare alla coscienza quel codice condiviso sulla base del quale comunichiamo".
Il lavoro di riscrittura dei testi effettuato dall'autore riproduce la spontaneità dell'espressione orale. I racconti proposti sono gli stessi che l'autore ha ascoltato durante l'infanzia dalla viva voce dei narratori; altre storie invece nascono dalla rielaborazione di storie di fine Ottocento e inizi dello scorso secolo; la costruzione dei periodi, la punteggiatura, la scelta del registro linguistico mirano a ricreare l'effetto affabulatorio dell'oralità. Durante l'opera di traduzione dai diversi vernacoli marchigiani, dove possibile, diversi termini sono stati mantenuti nell'originaria forma dialettale.
Il telaio, inoltre, che ricorre frequentemente nelle storie raccolte, è un ulteriore elemento che rimanda al parlato; tessitura come metafora del compiersi della produzione orale, come procedere della costruzione paratattica del discorso.
Le considerazioni di carattere psicanalitico sull'attualità della letteratura popolare e le precisazioni sul lavoro di riscrittura sono state inframezzate da un reading di Filippo Massacci di brani estratti dal libro con accompagnamento musicale di Francesco Anzivino. Interventi anche della professoressa Antonella Roncarolo e di Mimmo Minuto.
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18/01/2012
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