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Il morbo va in scena

San Benedetto del Tronto | Giulio D' Anna e suo padre (affetto dal Parkinson) indagano attraverso il teatro le differenze generazionali, la malattia e si avvalgono di un team internazionale

di Adalessandra Scarpantoni

Si chiama "Parkin' son" il nuovo spettacolo teatrale di  Giulio D'Anna, giovane ballerino e coreografo sambenedettese laureatosi ad Amsterdam e attualmente residente lì. Giulio lavora principalmente nei Paesi Bassi ma ultimamente ha trovato il tempo per dedicarsi ad alcuni progetti anche in Italia.

L' anno scorso ha vinto infatti il Premio "Equilibrio" a Roma con un "arrangiamento" di "Parkin' son" che debutterà nella versione finale a Febbraio 2012 sempre a Roma. La prima nella capitale verrà allietata da due ospiti d' eccezione: Jimmy Fontana e suo figlio i quali canteranno per Giulio e per l' intero cast. La seconda tappa sarà a Bagnone e poi lo spettacolo approderà al Teatro Concordia di San Benedetto del Tronto il 21 Marzo.

 "E' stato molto bello che l' AMAT e il Comune di San Benedetto (in particolare Margherita Sorge) mi hanno supportato il progetto" ha detto Giulio con quel suo viso rassicurante. I temi che lo spettacolo si propone di affrontare sono: il rapporto padre- figlio (si, perché, sul palco reciteranno proprio Giulio e suo padre) e le differenze generazionali ma esso si propone pure di indagare sul cosa sia la danza (il padre di Giulio non ha una vera e propria formazione alle spalle), sul morbo di Parkinson, malattia che scientificamente e culturalmente rimane nell' ombra e di cui Stefano, il padre di Giulio, è affetto.

E' la prima volta che il giovane D' Anna lavora con suo padre ma prontamente e spiritosamente ribatte quest' ultimo: "io non è la prima volta che lavoro con lui, è da quando è nato!". Coinvolgere il proprio genitore è stata un' idea partorita da un desiderio di indagare "nuovi corpi danzanti" ci ha spiegato Giulio.

Il team è composto da un gruppo "supermarchigiano" e da una restante parte formata da ragazzi di diverse nazionalità. " La presenza di persone internazionali rende il lavoro internazionale" ha precisato Giulio. Il loro vuole essere un lavoro che raggiunge diverse persone in diversi paesi e che arriva ad una certa categoria di persone, non solo agli abituali frequentatori di teatro stimolando una riflessione nelle persone sane e in quelle che non lo sono.

14/01/2012





        
  



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