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Premio Libero Bizzarri, i primi documentari della sezione "Il nostro tempo è ora"

San Benedetto del Tronto | Proiettato "L'Aquila Immota Manet" di Alessandro Galassi e Rosita Rosa, dedicato al terremoto dell'Aquila.

di Alfonsi Valentina

Premio Libero Bizzarri 2010

Alla presenza dei giovanissimi giurati (studenti universitari e delle scuole superiori provenienti da diverse zone d'Italia) sono stati proiettati lunedì 6 dicembre i primi tre documentari di "Il nostro tempo è ora", la sezione dedicata ad autori under 30 del Premio Libero Bizzarri 2010.

Alessandro Galassi e Rosita Rosa sono i registi di "L'Aquila Immota Manet": scegliendo di mettersi in ascolto dei cittadini aquilani e in particolare di Germana, giornalista locale, e di Alfredo, sindacalista, Galassi e Rosa mettono in evidenza la disinformazione che ha seguito il terremoto del 6 aprile 2009, confrontando le parole e le immagini dei principali tg nazionali con le testimonianze dirette di chi all'Aquila ha vissuto e continua a vivere.
«L'imbarazzo nell'approcciarci ad una tale tragedia umana ci ha spinto a decidere di raccontare ciò che conoscevamo meglio e che meglio potevamo analizzare: il racconto mediatico che del terremoto è stato fatto dai mezzi di informazione italiani» spiega Alessandro Galassi.
«Il sentimento dominante all'Aquila è la frustrazione: queste persone vivono una situazione di cui non si parla in modo corretto, sono arrabbiati perché si sentono spesso completamente estromessi, come cittadini, dalle decisioni sui progetti di ricostruzione e di costruzione dei nuovi nuclei abitativi».

Protagoniste di "Il sogno di M." di Gaia Russo Frattasi sono invece 5 donne che vivono nelle zone di montagna dell'Alta Valle Maira, in provincia di Cuneo.
«Fu il Coordinamento Donne di Montagna a contattarmi proponendomi di condurre un'indagine sociologica sulla loro vita in queste zone» racconta l'autrice «e io proposi di legare le storie delle donne adulte col racconto della vita quotidiana di una ragazzina che avevo conosciuto quando lavoravo sul set di "Il vento fa il suo giro" di Giorgio Diritti. Mi sembrava interessante osservare la vita di una 13enne di montagna piena di passioni e di interessi, alla luce delle testimonianze adulte e mature delle donne. Loro hanno già scelto di stabilirsi e lavorare in quei luoghi particolarmente difficili, la ragazzina semplicemente vive la sua vita e noi la incontriamo in un momento importante di passaggio, quello della fine della scuola media».

Vincitore del Premio per il miglior documentario italiano al Festival di Torino 2009 è infine "Valentina Postika in attesa di partire" della marchigiana Caterina Carone. La giovane documentarista mette in scena il rapporto tra l'ottantenne pesarese Carlo, partigiano ed ex dirigente della sezione del Partito Comunista della sua città, e la sua badante moldava, Valentina.
«Carlo è mio nonno ma è una cosa che non dico mai prima delle proiezioni» dice Caterina «Ho voluto raccontare il formarsi di una nuova famiglia, composta da lui e da Valentina, una famiglia che non nasce da un rapporto d'affetto ma di necessità. Fin da bambina ho sempre visto mio nonno con una telecamera in mano, il suo è archivio impressionante di materiali visivi. Durante i dodici mesi di riprese per "Valentina Postika" mio nonno stava perdendo la memoria e con essa la ricchezza della sua esperienza, di uomo e di partigiano, perciò ho voluto usare i suoi filmati come base per il mio documentario, per preservare e comunicare alle nuove generazioni la sua memoria storica».

07/12/2010





        
  



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