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Paolo Canducci: una svolta green

San Benedetto del Tronto | Solo con la riconversione ecologica dell’economia il Pianeta avrà un futuro.

di Martina Oddi

Paolo Canducci

Perché scende in campo?
La mia candidatura è legata alle primarie: è una scelta indotta dal partito a livello regionale e locale. Primarie per permettere alla gente di scegliere non tra persone ma tra idee diverse, per aprire la discussione in città sui temi importanti, un dibattito pre - elettorale frutto della discussione con la città.

Che programma c'è dietro la sua candidatura ?
Ho essenzialmente focalizzato l'attenzione su aspetti politici e di metodo. Politici, perché non è più il tempo di considerare la vittoria politica come il risultato della sommatoria dei voti delle singole liste, questo ragionamento va interrotto. La vittoria è il frutto di un programma serio e realizzabile e di un gruppo di candidati credibili. Quindi ho proposto la lista unica di centro sinistra con PD, IDV verdi e socialisti, lista unica e unita da un progetto che individua 24 persone che prendono un impegno davanti alla città con il progetto che unisce e non con una sommatoria di sigle. Perché i cittadini se coinvolti partecipano, giudicano e decidono. Per me è fondamentale avere un rapporto onesto con i cittadini. Il secondo punto della mia proposta è amministrativo, riguarda il metodo. Il governo, la regione tagliano: meno risorse e tante esigenze, dalle più importanti, sociali e sanitarie, a quelle più immediate, come l'urbanistica e gli interventi culturali.

Occorre strutturare in modo definitivo e costante un percorso decisionale che veda seduti al tavolo della trattativa di volta in volta tutti i soggetti portatori di interesse: un patto sociale tra enti pubblici, associazioni che operano nei più svariati settori, imprenditori e cittadini. Un tavolo permanente ispirato ai principi delle Fondazioni di Comunità, diffuse nel nord Italia: si tratta di soggetti che recuperano fondi per investirli nel sociale. È un modello valido, se pensiamo che è chiaro che il comune oggi non può fare quasi nulla da solo, e che sono finiti i tempi di considerare questa città una mucca da mungere, da cui chiunque prendeva un pezzo senza lasciare niente. Penso che occorre uno slancio nuovo e il risultato si può ottenere se tutti si impegnano attivamente per il rilancio: non si può aspettare che faccia tutto l'Amministrazione.

È credibile che tutti e tre gli ultimi sindaci, le giunte e i consigli degli ultimi 15 anni fossero tutti incapaci? La mia domanda provocatoria vuole suggerire che tutti devono fare la loro parte, altrimenti il Comune da solo ha le mani legate. Un altro esempio del virtuosismo positivo del coinvolgimento di tutti è il movimento nell'ambito portuale per migliorare le condizioni degli operatori del mare. Dal loro confronto è emerso che è il caso di fermarsi un attimo, ridurre lo sforzo di pesca per non esaurire le risorse, e procedendo su questa linea di pensiero si arriva al Parco Marino Piceno, che diventa uno strumento istituzionale fondamentale per le esigenze dei pescatori e del turismo. Nel patto sociale non è uno che decide ma in tanti si mette del proprio nel progetto, disponibilità e sacrificio per la città. Il compito dell'ente pubblico è quello di mettere i soggetti portatori di interesse nelle condizioni di collaborare su un obiettivo comune e condiviso. Un'idea questa che scardina anche il discorso della città guidata da un gruppo di potere, in parte leggenda metropolitana ma in parte vero in ogni città: il patto sociale risolverebbe anche questo problema allargando la platea di coloro che decidono.

Un esempio valido è l'urbanistica, soggetta per sua natura a distorsioni e che ha bisogno di partecipazione e trasparenza. Per questo condivido l'atto di indirizzo della maxivariante, perché segue questo metodo: ci sono più destinatari e ognuno cede qualcosa per avere una possibilità di guadagno, attraverso un bando pubblico che garantisce trasparenza, il passaggio in consiglio, tutto alla luce del sole, tutti coinvolti in un progetto che avrà successo se tutti faranno un sacrificio per la città. Se non c'è questa volontà il bando andrà deserto, se si gioca a fare l'asso pigliatutto. In sintesi la mia proposta si può riassumere in una politica - squadra compatta intorno al progetto condiviso e serio - e di metodo - il patto sociale, per allargare la platea dei decisori, con più trasparenza e sacrificio di tutti.

Quali temi proporrete al centro del programma?
Sicuramente tutto ruota intorno alla qualità della vita. Passare dalle piste ciclabili ornamentali per il week end a circuiti cittadini che collegano i punti di snodo. Parlando della Sentina bisogna riconoscere a questa Amministrazione di avere il merito di aver fatto conoscere alla città quale grande risorsa c'è a Sud, istituita nel 2004 dalla Regione e sconosciuta ai più, se non come area di degrado. Grazie al patto di indirizzo e al lavoro di Pietro D'Angelo - direttore della Riserva - quella zona oggi esiste per San Benedetto, per la Provincia e per gli albergatori . Ora bisogna fare un passo avanti, il passo successivo. Grazie ai fondi europei è stato possibile recuperare la zona umida e la Torre del porto, e riqualificare il fosse collettore. Ora bisogna farla vivere quotidianamente attraverso la riqualificazione dei casolari da trasformare in agriturismi, country house, bad&breakfast. E anche qui ritorna l'ipotesi del patto sociale. Una valorizzazione non speculativa ma un turismo sostenibile che è l'unico con il segno +. Una sfida per gli imprenditori: riqualificare i casolari e vantare un'offerta migliore per i turisti, solo così la salveremo per sempre. Saranno gli stessi cittadini a difenderla, non più un'elite.

Un patto sociale anche per il Porto?
Sicuramente si. Il piano del Porto realizzato grazie alla collaborazione con la Capitaneria va in questa direzione, ora occorre trasformare lo schizzo sulla mappa e rapportarlo alla città per rimpossessarsi della zona e riqualificarla mantenendo fede alle caratteristiche originarie ma puntando sui servizi, sul commercio. Un tempo l'attività più importante era quella della pesca tradizionale, oggi occorre puntare anche sull'aspetto turistico. Entrambe le attività vanno sostenute e incoraggiate.

Con quali alleati realizzare il programma?
La lista unica avrà l'effetto di creare un polo di riferimento, condivisibile o meno, e tutti dovranno farci i conti. Sono aperto all'UdC e a Sel ma noi siamo il punto di riferimento, deve finire la logica politica del ricatto, troppo semplice scendere in trattativa sul peso politico elettorale. Bisogna condividere il progetto e metterci le faccia, è un messaggio alla città di lealtà e chiarezza: non c'è trucco non c'è inganno, siamo quello che vedete.

Come immagina la San Benedetto del futuro? Come nei progetti avveniristici della riqualificazione del porto e dell'Albula?
La considero già presente: la riqualificazione dell'Albula, del Porto e del Paese Alto sono già presente. Se vogliamo parlare del futuro immagino una città che possa offrire opportunità concrete di vita e lavoro per i giovani e non costringerli ad andarsene: questa è la direzione politica dei prossimi 10 anni. Vita e lavoro perché i giovani decidano di restare pensando che qui si vive bene, che si crescono bene i figli. Perciò la questione ambientale è fondamentale: ogni città dovrebbe avere uno spazio verde attrezzato per i cittadini entro 500 metri dalla loro casa, la possibilità di muoversi con i mezzi pubblici. La mia città del futuro ha la metro di superficie, una città che può essere di servizi, del turismo e delle eccellenze alimentari, soprattutto dei prodotti ittici ma anche agricoli. Questa è la mia città, che sia il punto di riferimento del Piceno e del Sud delle Marche. Se non si investe sulla qualità della vita queste rimarranno solo sterili parole.

Uno sguardo al panorama nazionale...
Berlusconi e il Berlusconismo sono finiti: non so se il 14 dicembre il governo cadrà, ma occorre un'esperienza politica forte e mi auguro che si inauguri un nuovo approccio con i cittadini. Con Berlusconi è passata l'idea di una politica autoreferenziale con i nomi sul logo del partito che identificano le liste, legata alla visibilità mediatica. In questa degenerazione vince chi è più affascinante, chi sta più tempo in tv, con al logica "la politica sono io, il partito sono io". Occorre voltare pagina, parlare di contenuti e non di slogan.

E sulla crisi economica, un'idea per fronteggiarla?
Un'analisi semplice: la crisi è il risultato di un eccesso in materia di finanza e di produzione, un eccesso di consumismo e una speculazione senza regole. Bisogna tirare il freno e tornare indietro. Una necessità non solo economica ma anche ambientale. Se si continua con l'eccesso di produzione non avremo futuro. È l'unico modo per arrivare alla terza Rivoluzione Industriale: passare dalla produzione basata sui grandi fossili e un consumo dissennato delle risorse della Terra a una produzione sostenibile, e salvare le risorse. Il mondo industriale deve abbracciare i principi della green economy seguendo una riconversione ecologica e economica.

Anche gli USA e la Cina lo stanno facendo perché sanno che è l'unica direzione possibile. Così dalla crisi, con la Terza Rivoluzione Industriale e la riconversione della produzione e della tutela delle risorse, fondata sulle energie rinnovabili e il riutilizzo delle fonti. Attraverso una maggiore sobrietà, ma non rinunciando alle comodità acquisite. Un esempio sono le case sostenibili: si può scaldare con il 50% in meno di energia, fare luce con le lampadine led o a basso consumo con un risparmio del 70%, mantenendo lo stesso livello di comodità ma con responsabilità. Per evitare le speculazioni, come quelle che stanno mettendo in ginocchio Grecia, Irlanda e Portogallo.

Per evitarlo occorre fissare delle regole chiare. Questa è una delle vie principali per uscire dalla crisi, e ricordiamo che la riconversione ecologica dell'economia ha fruttato già 1.000.000 di posti di lavoro, 250.000 in Italia solo negli ultimi 5 anni. Il giovamento che le imprese che operano nel settore hanno in termini di sgravi fiscali - 55 % - e l'indotto che esse generano è rilevante: non si tratta solo delle energie rinnovabili, ma anche dell'edilizia sostenibile, dei consorzi di plastica e vetro che creano con i residui nuovi prodotti. Pensiamo alla riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano e a quanto lavoro può generare grazie agli incentivi fiscali: un vero volano dell'economia; anche per questo il governo non riesce a tagliarlo anche se minaccia di farlo negli ultimi due anni. Si oppone il mondo del lavoro: questo mi rende ottimista sulla riconversione ecologica.

Ne è un esempio il Piceno, in cui molte aziende sono in ginocchio, tranne le imprese che operano nel settore verde, e sono la speranza del territorio. Sono felice che si stiano organizzando per chiedere di costituirsi in distretto, soprattutto per quanto riguarda le energie rinnovabili. E' la direzione giusta per la Provincia Picena che potrebbe arrivare ad occupare i primi posti nella corsa alla riconversione ecologica.

07/12/2010





        
  



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