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Giovanni Gaspari: "Il Paese ha bisogno dei giovani"

San Benedetto del Tronto | Una nuova classe politica che rinnovi lo scenario nazionale e locale.

di Martina Oddi

Giovanni Gaspari

Iniziamo con il primo appuntamento dedicato al primo cittadino, Giovannni Gaspari, una serie di "incontri ravvicinati" con i possibili candidati alle prossime elezioni amministrative del 2011

Perché scende in campo?

Voglia di vincere. Non si partecipa per fare testimonianza. In questi quattro anni e mezzo abbiamo marcato una differenza profonda, una discontinuità, sia nel metodo che nei contenuti. Sul metodo posso dire che consiste nel lavorare tanto e sotto traccia, poco finalizzato alla promozione della mia immagine, a presenzialismi: posso essere accusato dell'opposto. Mi sono voluto fare carico del mio compito perché come si dice nel mondo anglosassone, I care! I problemi della città da quattro anni sono i miei, ci ho messo la mia faccia e credo di non essere mai arrivato secondo, ma là dove era il problema ho cercato di affrontarlo e risolverlo, con una guida sobria, non concentrata sull'apparire ma sull'essere. Tante ore di lavoro, tutte le ore e tutti i giorni, nell'impegno politico sono un dato di fatto. L'altra differenza riguarda i contenuti.

Metodo, forma e contenuti devono andare a braccetto, riconquistando la centralità del Comune, l'autorevolezza, a livello regionale e nazionale. Siamo riusciti a creare l'hardware, prima di passare al software, mancava la struttura prima del programma. Siamo orgogliosi della nuova organizzazione degli uffici, dei fondi dell'Unione Europea che ammontano a 5.000.000 € usati per lo scavo di alaggio, la scuola di Alfortville, i parcheggi. Ricordando poi che il centro centra chiuse lo sportello delle politiche comunitarie. Importante è stata la riorganizzazione degli uffici, seguendo l'idea dell'organizzazione del lavoro flessibile. Abbiamo bisogno di una struttura dinamica, propositiva, fatta di giovani che hanno voglia di crescere. Dobbiamo inquadrare il dipendente pubblico come nell'accezione anglosassone, del ‘servizio civile', quando invece da noi è considerato un punto di arrivo, un luogo di forza che degenera in alcuni casi in arroganza.

Una nuova struttura che ha approvato tanti piani urbanistici importanti: il Concordia, il Museo delle attività del mare, il Palariviera, il palazzo Bice Piacentini, i musei, le tante strutture sportive. Un percorso di partecipazione e trasparenza della San Benedetto 2.0 di domani. Ora è il momento di attivare il software, riempire la struttura di programmi. La ragione per cui mi ricandido è che un'azione amministrativa non riesce a esaurirsi in un mandato, e nella progettazione del software devono essere chiamati i giovani vogliosi, competenti e determinati a convincersi che vale la pena vivere qui, a patto che noi creiamo per loro le condizioni, soprattutto abitative. Non edilizia spregiudicata che fa abbassare i prezzi ma programmi e progetti urbanistici per mettere in campo un'edilizia convenzionata con i prezzi di locazione calmierati. Questo è possibile se il Comune sarà in grado di giocare il suo ruolo.

Dopo aver seminato si raccoglie?
Si prepara il terreno, si creano le condizioni e poi si deve mettere dentro la progettualità. Per una San Benedetto 2.0 , fatta di partecipazione, processi decisionali trasparenti, condivisione. Molto spesso è diffusa la tentazione di urlare pensando che prevale chi urla più forte, senza preoccuparsi di mettersi in sintonia. È il sentire comune della gente che penso di avere come qualità, perché io faccio parte di questo popolo. Citando Gramsci, ‘Non ho bisogno di sapere: le cose le sento e le so perché le vivo'. E non è una qualità, ma una condizione per il mio ruolo. Io sto tra la gente, che cerca il lavoro, la casa, che è disperata perché non sa di che vivere.

Un programma incentrato sulla gente e sulla città. Quali saranno i punti salienti?
Non mi sento di fare una fuga in avanti per rispetto dei partiti della coalizione. Ma una cosa la so e la rivendico con orgoglio. Il mio essere più sereno oggi dipende dalla consapevolezza di aver realizzato il programma di mandato. La città mi aveva affidato un compito e io l'ho portato a termine e ora vorrei costruire un altro pezzo di questo percorso. Il 92% del programma di mandato ad oggi è stato realizzato, più tutte le altre cose fatte. Posso dormire sereno sapendo di aver fatto tutto quello che dovevo.

Quali alleati ci sono all'orizzonte?
Con l'UdC ho consolidato il rapporto nell'ultimo anno, anche se ho puntato sull'UdC fin dal primo mandato. La conferma della Presidenza della Multiservizi in quota all'Udc non per sbaglio esprime una chiara volontà. Sono quattro anni che lavoro su questo scenario, ma sono fiducioso anche su SEL, che deve entrare in coalizione, perché c'è bisogno del suo apporto e contributo per concertare il programma. Un programma che non deve essere troppo sbilanciato né verso l'ala radicale né verso quella moderata, ma che deve esprimere l'equilibrio di una forza solida. Una grande sfida: credo ci sia la volontà di tutti - dall'UdC a SEL - di stare dentro la coalizione che è l'unica che concretamente può fare il bene della città, e che ha le carte in regola per vincere.

Tutte le coalizioni devono arrivare ad un accordo: all'accordo non arriva chi ha la cultura del no, interessato solo ad una politica di testimonianza. Non è un approccio che mi interessa. Ognuno deve svolgere un ruolo. Vedo in generale pochi ma con tanta rabbia e rancore, una voglia di vendetta che non si spiega e non si giustifica. Vedo chi critica e cerca giustificazioni al perché delle primarie: le primarie sono un metodo che se si condivide si deve attuare sempre, sia al primo che al secondo mandato. Ho chiesto le primarie a tutti i livelli e le chiedo anche per me, perché sono un metodo, non un regolamento di conti: uno strumento attraverso il quale si chiede il coinvolgimento diretto dei cittadini alle scelte. Il popolo è come il giudice, quando si pronuncia bisogna rispettarlo.

Un futuro possibile per San Benedetto, tra Sentina e Porto?
Per la Sentina serve un cambiamento culturale, che avverrà quando si capirà che l'ambiente può rappresentare un salto di qualità per tutti. Oggi la città, in modo chiaro per me, sta vivendo una nuova primavera turistica. Aumentiamo le presenze e gli arrivi quando altri, come i vicini della costa romagnola, sono in grande costrizione. L'ambiente, le bellezze della città, la qualità della vita, le bandiere blu, il saper dialogare con il territorio, valorizzare le eccellenze, il Parco Marino: noi andremo avanti con Grottammare, Cupra, Massignano, perché l'ambiente rappresenta lo sviluppo del territorio e una condizione per vivere.

Vogliamo parlare delle aree pedonali, delle piste ciclabili, delle riqualificazioni attuate da questa amministrazione, come via Olindo Pasqualetti, il Porto, la Sentina, intesa come sito comunitario da valorizzare, il Parco Marino, parco naturale di valenza regionale insieme alla stessa Sentina, ai Monti della Laga e ai Sibillini. Ricchezze che ci permettono di vantare una grande offerta turistica. Il Porto è l'altra grande sfida: guadagnando alla terra ferma degli spazi che oggi sono in mare, avremo fatto la nostra parte. Lo dico da cinque anni: ho visto grandi cose fatte in grandi città, a Porto Madero, a Genova, a Lisbona, a Barcellona.

La differenza che permette di realizzare queste opere sta nel coraggio, nella lungimiranza, nella lotta eterna tra il vecchio e il nuovo. Io mi considero un riformista vero, a cui non manca la forza e il coraggio di cambiare. Mi sento giovane in una città invecchiata che sembra avere paura di scommettere sul futuro: un atteggiamento tipico di chi è rinunciatario e vecchio. Io sono qui perché la voglio scuotere. Conosco la San Benedetto che va in mare, coraggiosa, che guarda avanti, perché allora prevale il vecchio? Una politica fatta da vecchi che non vogliono allontanarsi dalla poltrona e da chi è vecchio dentro. Il cambiamento ci sarà: chi lo governerà? O noi saremo pronti a governarlo o ci travolgerà e ci porterà in altri luoghi che altri propongono, e io mi oppongo a ciò.

Uno sguardo sulla scena politica nazionale, che rileva?
La situazione è emblematica. Alcuni criticano la difficoltà della mia amministrazione a governare: se Berlusconi con 100 deputati alla Camera è in crisi è evidente che siamo di fronte ad una crisi della politica. La politica deve essere governo e mediazione, non può essere fatta con la sciabola, ma con lavoro di fioretto. Le sfide politiche vanno vinte culturalmente, non c'è bisogno di fare sfoggio di muscoli. Ma è una propensione lasciata alle spalle, perché Berlusconi ha inquinato l'acqua, perché ha voluto far passare l'idea che le cose possono evolversi come in azienda, peggio, perché il suo approccio è feudale, e questo ha cambiato tanto.

Berlusconi e il Berlusconismo hanno instillato la cultura del guadagno senza il lavoro, è drammatico: hanno presentato il sogno di arricchirsi senza offrire il come farlo. Basti pensare che nel Mondo si dice ‘investire in borsa' mentre in Italia è passata l'espressione ‘giocare in borsa', come nelle sale bingo. È mancata la cultura del lavoro. Occorre rimetterlo al centro della politica. Poi dovremo investire nei settori determinati, come sono il turismo e i porti. L'Italia è una stecca di terra nel mare, un porto naturale, questa è la direzione da seguire, questa la filosofia. C'è bisogno di una nuova classe politica. In Europa si è leader a 40 anni, come accade nello scenario inglese. Dobbiamo avere il coraggio di investire sui giovani o siamo destinati al declino: dobbiamo lavorare per mettere in campo una nuova classe dirigente che guidi il Paese.

25/11/2010





        
  



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