Intervista al Professor Francesco Tranquilli sul nuovo libro "Sulla corda"
San Benedetto del Tronto | A un anno e mezzo dall'uscita della sua opera prima Blackout, l'insegnante - scrittore Francesco Tranquilli è di nuovo in libreria con il suo secondo romanzo, "Sulla corda", edito da Corbo Editore di Ferrara
di Redazione
Dopo il successo di Blackout, è arrivato il seguito?
Ah, mi spiace deludervi. Sulla corda non ha niente a che vedere con Blackout, né come temi, né come genere. Non è un giallo tradizionale, né un noir. Lo definirei più un suspense, ma solo a beneficio di chi ama le etichette. È una storia d'amore, un romanzo umoristico e di formazione insieme. Ma non manca di riservare almeno un paio di sorprese che, speriamo, lasceranno spiazzato il lettore.
E questo violino in copertina?
Guardatela bene, la copertina: è stata scelta con la massima cura perché allude senza rivelare troppo. Il protagonista maschile, Matteo, è un violinista. Ciò che la musica rappresenta per un musicista, e in che misura essa sia un ostacolo all'amore, è uno dei temi principali del romanzo, una delle sue anime. Ma si parla anche di stalking. E soprattutto di paternità: di padri assenti, riluttanti, dimenticati, ritrovati.
Possiamo sapere qualcosa di più?
Dire di più potrebbe essere troppo. Posso dirvi che il romanzo ha due voci narranti, Matteo, che racconta al presente, e Margherita, che invece riferisce gli eventi al passato. Il punto di vista di lui e di lei si alternano continuamente nel corso della narrazione. E alcuni capitoli fanno a meno del tutto delle descrizioni, sono costruiti solo da un incrociarsi e sovrapporsi di pensieri e dialoghi. È stata una sfida appassionante cambiare visione del mondo, voce, pensieri, sensibilità, linguaggio, da un capitolo all'altro, da Matteo a Margherita e viceversa. Ma sono abbastanza soddisfatto dei risultati.
Quindi non rivedremo più il Maresciallo Principe e Curto, la squadra investigativa di Blackout?
Be', un po' mi dispiaceva abbandonarli. In effetti in questo nuovo romanzo ci sono, ma in un ruolo secondario. Quello che si chiama, in gergo cinematografico, un "cameo". In futuro magari torneranno protagonisti in un romanzo tutto loro. Il soggetto è già pronto. Devo solo trovare il tempo di scriverlo. Forse nel 2013, fine del mondo permettendo.
Il protagonista di Blackout era un insegnante di francese. In Sulla corda c'è qualcosa di autobiografico?
Oh, immagino di sì. Moltissime cose. Ma non sono così facili da individuare. Certamente le opinioni che Matteo, il protagonista, esprime su Bach e Mozart, sono mie. E anche, in parte, quelle sulle donne. Ma le parti di me davvero preziose, com'è ovvio, sono nascoste in profondità, un po' dappertutto. In compenso, non so assolutamente suonare il violino. Per fortuna ho avuto buoni "consulenti", in fase di scrittura e revisione.
Per concludere, qualche consiglio particolare ai lettori - che auspichiamo numerosi - su cosa devono aspettarsi?
Meglio di no, le aspettative sbagliate rovinano il piacere della scoperta, e a me piace spiazzare. L'unica raccomandazione è di leggere con la massima cura le ultime cinque pagine: il nome dell'omicida è ben nascosto!
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18/10/2010
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