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Grottammare Futura su "la grande opera"

Grottammare | Le considerazioni di Grottammare Futura sull’accordo di programma con la Fondazione Carisap per la trasformazione della area agricola ex Ruffini in area commerciale, artigianale e ricettiva.

"Il comune dovrà adottare un accordo di programma con il privato, disponibile a cedere l'area a condizione che, il volume a lui concesso in una superficie più piccola, possa essere spalmato su una area molto più vasta, attualmente a destinazione agricola, secondo il PRG vigente.
Da ricordare che il PRG vigente è stato redatto ed approvato dalla stessa coalizione di maggioranza che ora appoggia e supporta il cambiamento richiesto dal privato" scrivono i rappresentanti di Grottammare Futura.

"Gli stessi esponenti dei partiti, che allora furono strenui difensori della scelta della destinazione agricola per quella area, oggi sono i proponenti e sostenitori del cambiamento.
Logico che possa esserci un ravvedimento su certe scelte, ma che ciò debba avvenire su spinta della azione privata, questo mostra i limiti dell'attuale amministrazione.
Se ne poteva parlare tredici anni fa di una destinazione diversa, ma ora che il danno è stato fatto, le conseguenze sono quelle di aver riempito la città di volumetrie, senza supportare la viabilità, passando a variare aree verdi in contropartita per la "grande opera".

Premesso che la "grande opera" consiste in una grande cubatura, che va a consumare una "grande" parte di territorio, già tanto consumato, il tema su cui deve accentrarsi l'attenzione è l'accordo di programma per l'area, prioritario a decisioni e interventi che veranno.
La richiesta: nessun aumento di cubatura, si spalma solo la volumetria su un'area verde, si realizzano opere a favore della comunità, si dona un ettaro di terra.
Secondo la scheda del Progetto Norma n. 16, del PRG attuale è permesso solo un "intervento che ha come obbiettivo la realizzazione di un polo di servizi tecnici per il florovivaismo, comprendenti un centro di attività didattiche, sperimentazione, ricerca del prodotto con attività commerciali complementari all'attività florovivaistiche" mentre nell'accordo si richiede: la realizzazione di volumetrie con le seguenti destinazioni: commerciale-direzionale, artigianale, turistico-ricettive, commerciale, terziario e interesse generale, lontano dall'obiettivo del polo florovivaistico previsto nelle attuali norme del PRG del comune di Grottammare.
Ulteriore riflessione è che è necessario ampliare l'attenzione non solo a questa area, oggetto di richiesta di accordo di programma, ma che nelle adiacenze esiste un progetto di centro commerciale, nell'ex area Arena, ratificato da comune e regione di ulteriori 50.000mc, accordo risalente a circa due anni fa per il riassorbimento delle maestranze, temporaneamente poste in cassa integrazione straordinaria. Non tralasciamo l'ITAC e la sua volumetria industriale, azienda in fase di chiusura, che si dovrà necessariamente riconvertire.
Non dimentichiamo che nella area antistante la chiesa Madonna della Speranza, verranno realizzati n. 100 appartamenti, su lottizzazione già approvata e relativa piazza, richiesta a grande voce dagli abitanti.
Sempre con un aumento del carico della movimentazione urbana.
Non per ultimo, ricordiamo la destinazione di aree adiacenti alla piscina che sono turistico ricettive e comporteranno una ulteriore richiesta di variazione.
Questa è la lettura complessiva della pianificazione in variante per quella zona di Grottammare.


A questo punto è il caso di alzare gli occhi e l'attenzione, verificare l'area nel suo insieme, tralasciando di analizzare un francobollo per volta.
Cambiare la destinazione di quella area, significa cancellare definitivamente l'obiettivo di qualificare l'attività florovivaistica del nostro comune.
Non si può negare, che gran parte dell'economia locale è supportata dalla produzione di piante e gestione delle aree agricole.
L'amministrazione, in questi anni di governo si è distinta nel qualificare ogni volta questo punto nel suo programma, rimasto sempre e solo un annuncio, mai attuato.
Per fortuna, gli operatori del settore, hanno fatto affidamento sulle loro forze, sia fisiche che economiche e non si può disconoscere che per loro merito oggi siamo uno dei poli di produzione di piante ornamentali più importanti di Italia.
Quella che è stata una volontà, è ora definitivamente annullata, sull'altare delle pressioni private e sulla necessità di avere opere ed aree a carico del privato.
Prima di cancellare definitivamente ogni possibilità, cogliamo l'occasione per la valorizzazione del settore florovivaistico, vocazione storica di questa area.
Storica perché il microclima ha da sempre qualificato la nostra terra.
Già nell'ottocento erano state individuate ottomila piante di arancio. All'inizio della prima industrializzazione sono sorte fabbriche di succhi di frutta. Poi intorno agli anni ‘20 del secolo scorso furono inseriti i palmizi a qualificazione del lungomare ed iniziava così la piantumazione e la commercializzazione delle palme grazie alla facilità di attecchimento nella nostra terra.
La conseguenza è che il vivaismo fa parte della nostra storia.
Allora perché non pensare ad un'opera che esalti questa attività?
Utilizzando le disponibilità economiche della Fondazione e indicando come opera di interesse pubblico, un'opera con caratteristiche che possano valorizzare la produzione locale, il clima e microclima che contribuiscono alla stessa produzione.
Un' opera che esalti il tema del verde e delle piante, struttura leggera e trasparente in cui possano espletarsi le esigenze della storia e dell'attività vivaistica.
In questo modo, si potrebbe definire la vocazione vivaistica dell'area, anche a livello nazionale, attuando la volontà pianificatoria del P.R.G.
Inoltre, questo ettaro di verde, contribuirebbe ad attenuare le ulteriori cubature da realizzare e lo smisurato consumo del territorio.
Questa problematica, sta in questi giorni prendendo corpo, nella sensibilità dei cittadini, fino al punto da far nascere a San Benedetto del Tronto, che ha lo stesso nostro "problema da risolvere", un comitato denominato "P.R.G. a crescita zero" a difesa del territorio, contro la realizzazione di migliaia di mc, fino al punto da attivare un referendum contro tale programma comunale.
Questi movimenti spontanei, dovrebbero far riflettere le amministrazioni pubbliche, del nostro territorio, che per realizzare una opera pubblica, su donazione di un ente, debbano essere realizzati 80.000 mc a Grottammare e 300.000 mc a San Benedetto.
Sembra una assurdità. Altrettanto assurdo è il fatto che si voglia realizzare un'opera pubblica senza aver chiaro cosa debba essere, per quale scopo debba essere costruita e a quali esigenze dei cittadini debba corrispondere e non ultimo in quale contesto urbano andrà ad inserirsi, senza alcuna analisi circa le ripercussioni sulla viabilità e sulla qualità della vita degli abitanti.
Alla luce di tutto ciò l'atto di generosità della Fondazione Carisap rischia di essere un danno per il territorio".

21/09/2010





        
  



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