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Il grande teatro napoletano sul palco del Palafolli

Ascoli Piceno | Sabato sera un pubblico divertito ha potuto assistere alla commedia Don felice è nei Guai, alestita e interpretata da Emilio Fabrizio La Marca, nipote dei fretelli Giuffrè.

di Ugo Mancini

Emilio Fabrizio La Marca

La grande tradizione del teatro napoletano ha calcato le scene del Palafolli sabato sera, per una serata di divertimento genuino all'insegna della commedia più schietta.

Un numeroso pubblico ha potuto assistere all'opera Don Felice è nei Guai, commedia in due atti allestita dal regista, nonché interprete di uno dei ruoli principali, Emilio Fabrizio La Marca. Lo spettacolo è stato organizzato dall'associazione Caffè e Sigarette di Ascoli Piceno, nella persona di Teresa Petrucci.

La vicenda, che nasce dalla rielaborazione di un'antica farsa di Pasquale Petito, è tutta incentrata sulla figura di Don Felice Sciosciammocca, nobile decaduto e squattrinato. Corroso dal vizio del gioco, Don Felice passa la nottata in una bisca clandestina, mentre i creditori lo cercano a casa, accolti dal servo tuttofare Pascariello. La situazione degenera fino ad un finto avvelenamento e sarà risolta solo dall'intervento benefico della dirimpettaia Adelaide innamorata del protagonista.

Grande tradizione è sicuramente la parola chiave per apprezzare a pieno questo spettacolo, espressa nel tenore della comicità proposta, basata sull'arguzia tutta napoletana dei giochi di parole e di doppi sensi esilaranti. A questo proposito non poteva mancare, all'interno della piece, la rappresentazione di un grossolano equivoco che ha dato vita alle battute più audaci: il Sig. Torquato Meloni, signore distinto un po' buffo nei suoi modi affettati, interpretato dalla grande professionalità di Giancarlo Brandimarti, sta offrendo a Don Felice una sua vecchia casa; quest'ultimo, invece, interpretato da Biagio Giardini, perfetto nell'indolenza tipica di chi non è più ricco ma si ostina ad ostentare ancora un contegno nobile, crede che gli si stia proponendo un matrimonio con una zitella. Una scena davvero ben congeniata e che ha suscitato nel pubblico le risate più fragorose.

Ma sicuramente il fulcro dello spettacolo risiede nella figura di Pascariello, il servitore istrione, allo stesso tempo furfante e pusillanime, ignorante e scaltro. Capace di instaurare un duetto comico con chiunque, sulla scena, gli si proponga come spalla (come non citare la lettura di una missiva insieme a Don Felice) e di celiare in ogni momento con gli spettatori. Una maschera fondamentale, non solo della comicità napoletana, ma di tutta la storia del teatro, visto che trova le sue radici in Plauto.

Ed ancora di grande tradizione dobbiamo continuare a parlare, visto che Pascariello è stato impersonato da Emilio Fabrizio La Marca. Nipote dei fratelli Giuffrè, con i quali ha lavorato per molto tempo: l'esperienza con gli zii, due figure cardine della comicità partenopea, non può che avergli giovato, vista la grande personalità con cui ha indossato le vesti di Pascariello, in special modo per la professionalità nella recitazione, nella mimica e nei tempi comici.

Anche gli altri attori che hanno dato vita a questa rappresentazione sono stati all'altezza del ruolo assegnatogli, benché non professionisti. Maurizio Eugenio, nei panni di Donatino Stocco è stato sicuramente uno dei personaggi più apprezzati dalla platea per l'estro caricaturale delle sue movenze e della sua dialettica da "femminiello". Lo stesso si può dire di Emilio Iuliani, un Anselmo Spaccamontagna sgrammaticato e prepotente (che però si spaventa alla sola vista di un topolino) e Marzia Galletti, un Adelaide svampita e sognante.

La scenografia, i suoni e le luci sono stati curati da Seat Service, notevoli soprattutto nell'ultima apparizione di Adelaide che viene scambiata dagli altri personaggi niente di meno che per la morte. Le musiche, che hanno sottolineato alcuni passaggi della commedia con un atmosfera da film comico muto, sono state composte e scelte da Fabrizio Bazan.

17/05/2010





        
  



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