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Gli idoli moderni

San Benedetto del Tronto | Convegno del prof. Luigi Alici su:"Il cielo di plastica, l'eclisse dell'infinito nell'epoca delle idolatrie".

di Francesco Bruni

Qual è il massimo della felicità? Toccare il cielo con un dito,ovviamente.
Non è così. Toccare il cielo con un dito, se il cielo è infinito, non si può. E’ solo un’aspirazione. Irraggiungibile. Ma tendere all’ infinito è  anche spostare sempre più in là il confine tra il vicino e il lontano senza rassegnarci  ad una frontiera estrema dell’insuperabile. Il desiderio di affacciarci sul trascendente.
Questo vale per il credente e per l’ateo.

Se invece tocchiamo realmente il cielo con un dito, vuol dire che è un cielo di plastica. Un cielo finito che specchia la nostra immagine di cui ci innamoriamo come se fosse il vero infinito. Senza tendere all’infinto non ci rimane che idolatrare le nostra immagine e i suoi infiniti riflessi: gli idoli moderni, il piacere senza felicità, il potere senza responsabilità, l‘avere senza essere.

Quindi il piacere come voglia che tende ad autoalimentarsi senza intermediari e promette una felicità in miniature. Perché la vera felicità invece dialoga con il desiderio che disegna un orizzonte di aspirazioni capaci di sporgersi oltre l’immediatezza del bisogno. Il piacere come idolo.

Il potere come alterazione del rapporto con gli altri. L’uomo che non tollera che qualcuno possa essere alla sua altezza. Quindi la mancanza di reciprocità. La reciprocità tra padre e figli si chiama comunione, fra amici cooperazione, fra concorrenti competizione. Il primo frutto dell’idolatria del potere è la mancanza di reciprocità: la mancanza di responsabilità.

L’avere è una relazione di possesso tipico dell’essere umano. Ma l’essere  non deve essere sopra l‘avere.
Cioè non mi deve interessare quello che le cose sono ma il mio rapporto di possesso. Se difendo con ferocia inaudita le mie cose, la verità è che il mio bene, il mio avere, non arricchisce il mio essere, quello che io sono. Si tenta di sfociare nella cupidigia. Una deriva di idolatria.

Quindi  è l’idolatria  l’ antitesi estrema nella fede del Dio unico e non l’ateismo.
Questo è in estrema sintesi quanto è emerso dal convegno “Il cielo di plastica, l’eclisse dell’infinito nell’epoca delle idolatrie”.
 Il relatore Prof. Luigi Alici  si è poi soffermato sull’atteggiamento della  generazione attuale nei confronti delle idolatrie:” La differenza tra la fede e l’idolatria è nella capacità o meno di aprirsi all’infinito. Le generazioni contemporanee sono assuefatte agli idoli e bisogna recuperare il senso dello stupore, di un’apertura non mercificata di fronte alla natura e alla persona umana. E riscoprire la capacità di ascolto, di silenzio, abbassando le forme della nostra comunicazione per uscire da noi stessi e aprirci all’incontro con l’infinito”.

In conclusione, per gli amanti dei titoli di coda, possiamo dire che il convegno è stato organizzato dal Centro di Ricerche Personalistiche Raissa e Jacques Maritain e patrocinato dalla Provincia di Ascoli Piceno, dall’Assessorato alle Politiche Sociali della stessa Provincia di Ascoli Piceno, dalla Banca Picena Truentina di Acquaviva Picena.

La coordinatrice del convegno è stata la professoressa Giacarla Perotti.
Ha moderato il dibattito la professoressa Lorena Felicioni.
Sono intervenuti il vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto e Ripatransone mons. Gervasio Gestori, il presidente della Provincia di Ascoli Piceno Piero Celani, L’assessore alle politiche sociali della Provincia di Ascoli Piceno Pasqualino Piunti e l’assessore alla Cultura del comune di San Benedetto del Tronto la dottoressa Margherita Sorge.

Infine tutti hanno partecipato al ricco buffet, allietato dalle musiche della Pianista Monia Scipi.

21/03/2010





        
  



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