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Il Topo V e VI parte del Professor Francesco Tranquilli

San Benedetto del Tronto | La serata calda di Augusto sta raggiungendo il punto di ebollizione...

di Francesco Tranquilli

Acai-berry

"Aspetta un attimo fuori, devo fare una cosa"
Mi chiude in faccia la porta della camera. Venti secondi di attesa e la riapre, con un sorriso che me la inghiottirei come il ragno la mosca.
"Ora puoi venire."
Ragazzi, è da restarci secco sul posto. Non tanto per le tende tirate che danno alla stanza un senso di soffocamento. Ma la coperta pesante di raso nero è già sul perverso spinto. Nei miei slip già rullavano i tamburi. Il letto è abbondante per due, sui due comodini ai lati brillano due candele rosse, due falli eretti e accesi, da cui si sprigiona un aroma acre che mi prende subito alla gola. Vorrei dire qualche cosa di spiritoso, ma non mi viene niente tranne una specie di ringhio basso e continuo.
Ti piacciono duri e fumanti, ora non lo puoi negare...
Ma la cosa più arrapante in assoluto è la specchiera che ricopre interamente le tre ante dell'armadio davanti al letto.
Stasera facciamo i numeri. Razionali e soprattutto irrazionali. Mi pare un sogno. Speriamo di non svegliarmi.
Fra i due cuscini, ad aspettarci, un piattino da tè nero orlato di rosso. Dentro due pallocche nere, come dei grossi chicchi di uva fragola, infilzati da due bacchettine rosse, una lunga e una corta.
"Quella lunga è per te..."
Appoggia un ginocchio sul letto, prende il piattino, me lo avvicina.
"Cos'è?" riesco a sibilare. Mi schiarisco la voce, ma il fumo sembra avermi invaso i polmoni.
Vabbè, tanto non siamo qua a fare conversazione.
"Açai. Servono per il rituale."
"Che?"
"Di accoppiamento: tieni."
Mi porge la bacchetta lunga col frutto infilzato, prende l'altra.
Un afrodisiaco? Dio bono, se non le strappo i vestiti entro un minuto e non la sbatto su questo cazzo di letto giuro che impazzisco.
Le metto una mano sul fianco e la attiro verso di me. Lei fa resistenza.
"No. Stai al gioco. Prima mordiamo. Insieme."
Con le labbra lei spezza in due la bacca che fa plop, e la mastica dolcemente fissandomi negli occhi.
Io strappo la mia dalla bacchetta e la schiaccio ferocemente.
E' come se vibrasse sotto i denti, ruvida e viscida insieme.
Ha un sapore dolce che poi diventa amaro, strapiena di succo. Mi scende per la gola, la vista mi si annebbia per un attimo. Poi torna chiara.
Lei mi fissa ancora più da vicino.
Quanto è alta non ci avevo fatto caso ma è alta quanto me?
"Ora ascoltami bene..."
Vedrai se sono venuto per una conferenza...
Le mie mani vanno per conto loro una sul culo una sul seno.
Lei me le blocca.
"No. Non si gioca così. Sei in casa mia."
Bimba mia sorella gnocca da paura tu non sai con chi hai a che fare il gioco lo conduco io ora.
"Stasera no. Tu togliti le scarpe e basta. Al resto penso io. Stasera devi lasciarti fare..."
Vuoi vedere che ‘sti pigmei brasiliani ‘sti Boroni sono dei grandissimi zozzi più di me?
Mi tolgo i mocassini coi piedi. Lei fa lo stesso con le ballerine, le calcia sotto il letto.
Ora mi si accosta, mi appoggia la lingua sul petto, apre gli unici due bottoni abbottonati, mi estrae la camicia dai pantaloni.
Mi mordicchia i capezzoli, prima il sinistro poi il destro.
Sudo a fiotti.
"Non muovere un muscolo mi raccomando..."
Mi sbottona anche i polsini, mi toglie la camicia con un gesto da prestigiatore.
Poi si dedica alla cintura.
Era ora. Un altro po' e mi salta la cucitura davanti.
I pantaloni mi si afflosciano sui piedi.
"Oh, vedo che qui dentro qualcuno è molto impaziente..."
Non me lo toccare o non rispondo di me stesso. Gioco o non gioco!
"Stenditi sul letto e mettiti comodo. Ora tocca a me."
Le mie mani si muovono ancora verso di lei, ma al rallentatore, stavolta.
‘Sto fumo mi sta intossicando.
"No. Non mi toccare. Lascia che ci pensi io. Tu appoggia la testa sui cuscini e guardami. E non lo liberare ancora. Non gli rovinare la sorpresa."
La sua voce è sempre più lenta e più bassa.
Vuoi farmi morire, vero? Ma muore bene chi muore ultimo.

Il fumo è sempre più denso. Mentre mi allungo sul letto ho un mezzo capogiro. Lei mi sistema un cuscino dietro la testa, poi schiaccia un pulsantino su una specie di minuscolo telecomando, e il fumo si riempie di una cantilena, come una lugubre ninna nanna cantata non si capisce se da un uomo o da una donna.
E cullandosi su questa gnagnera mortale, ai piedi del letto, lei comincia a muovere il bacino e a sfilarsi i micropantaloni.
Purtroppo per fortuna purtroppo non ci vorrà molto non porta quasi niente.
E' proprio brava, nell'ondeggiare, nell'ancheggiare, nell'ammiccare. Davvero vorrei che avesse mille panni addosso per prolungare all'infinito. La fisso pietrificato, le mie forze mi stanno abbandonando, eppure mi sento il corpo teso come una pietra.
Soprattutto lui.
Finalmente il tanga nero si mostra in tutta la sua luce. E sul retro, riflesso nello specchio, il più bel culo di tutti i sogni miei. Per quanto ondeggi, non vibra e non tremola.
Sarà fatto di marmo?
Ora tocca alla camicetta.
Sono tre bottoni ma sembrano tremila.
Le tette dentro non aspettano altro che affacciarsi a salutare il loro signore e padrone.
Signore e signori, è con grande piacere che vi presento ora...
Ed eccole qua, con un mezzo inchino: un altro trionfo di compattezza, coi loro capezzoli violacei e dritti come spade!
Qua ci vuole un applauso. E poi comincia lo show!
Glielo farei davvero, l'applauso. Ma le mie braccia non vogliono.
Ma che cazzo mi prende?

In tutto il minuto, ora, settimana, mese che è durato il suo strip, non mi ha tolto un momento gli occhi di dosso.
Forse mi ha ipnotizzato.
Ora che, lucida di sudore e desiderio, dovrebbe strappare via quei pochi centimetri di stoffa che coprono la porta del paradiso, lei mette da parte il sorriso da puttana d'alta classe che ha sfoggiato finora, sale sul letto e mi si siede sopra a cavalcioni.
Io sono tutto un pulsare, tutto un gonfiore.
Vieni, vorrei dire, ma non mi esce.
Vorrei acchiappare quel seno spudorato che mi suda davanti agli occhi, ma non ci arrivo.
"Ora il gioco sta per iniziare davvero. Ma prima..."
Prima? PRIMA?
"...devi ascoltare una storia."
Una storia questa è pazza crede di fare le mille e una notte sono pieno di fumo di sperma di sudore e questa vuole ancora parlare dio giuro che se mi ripartono i muscoli la punisco pure di questo che la faccio urlare pietà.
Ma sono immobilizzato.
Lei si allunga sopra di me, il suo capezzolo sinistro mi fa il solletico nell'occhio spalancato, sento che apre un cassetto, tira fuori...
Una foto.
Giacche a vento, sci, scarponi, neve tutt'intorno. Una ragazza assolutamente qualunque, che guarda un punto imprecisato davanti a sé, mentre i tre ragazzi che le stanno attorno sorridono beati alla macchina. Uno di loro le tiene una mano sulle spalle.
Sono io.
"Non so quale sarebbe la tua espressione se fossi in grado di muovere i muscoli facciali, ma scommetterei che il nome di questa ragazza lo ricordi benissimo..."
Ma chi cazzo è questa tipa?
"No? Allora mi sbagliavo. Tutti facciamo errori."
Oddio mi legge davvero la mente è una strega. Sono alla mercè di una strega nuda.
"Il nome Sonia ti dice niente?"

03/08/2009





        
  



4+2=

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